INTERROGAZIONE
Grammatica. - È una proposizione. intesa a conoscere ciò che altri pensa o sa circa un dato argomento.
L'interrogazione può essere diretta (Chi è venuto?) o indiretta (Ditemi chi è venuto); semplice, quando si domanda circa un solo argomento (Verrai domani? Dimmi se domani verrai), o disgiuntiva, quando di una o più alternative si chiede quale sia la giusta (Questo panno è nero o blu?, Ditemi se questo panno è nero o blu); effettiva, quando è veramente diretta a conoscere qualche cosa, o retorica.
L'interrogazione può anche essere accompagnata dalla negazione (Non verrai domani? Dimmi se non verrai domani).
In italiano l'interrogazione non ha necessariamente una costruzione o una forma speciale, ma si distingue per lo più dall'inflessione di voce con cui viene pronunziata. Talvolta la indicano certi pronomi, detti appunto interrogativi (chi, che, quale), che nel greco antico hanno forma differente, secondo che l'interrogazione è diretta (τίς, ποῖς...) o indiretta (ὅστις, ὁποῖος,...). Invece, in altre lingue, s'indica con particelle speciali (come il ne enclitico e il num latini, ἄρα in greco, est-ce que in francese, czy in polacco); o con l'ordine delle parole (inversione) come in francese e in tedesco, dove il soggetto segue il verbo, e in inglese, dove il soggetto segue le voci dei verbi ausiliari (do, have, be).
L'interrogazione retorica, invece, non richiede risposta, ma si usa quando si vuole indurre alcuno alla nostra opinione.
Esempio del primo caso sono i versi del Parini:
Perché turbarmi l'anima
o d'oro o d'onor brame
Se del mio viver Atropo
Presso è a troncar lo stame...?
L'interrogazione retorica serve pure a esprimere la disperazione, il rimprovero, lo sdegno, come nei versi di Leopardi:
Perché, Perché? Dov'è la forza antica?
Dove l'armi, il valore; la costanza?
Graficamente, l'interrogazione s'indica col punto interrogativo:?, messo in fine della frase; in spagnolo si mette anche in principio, ma capovolto: ¿.