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interciso

di Vincenzo Valente - Enciclopedia Dantesca (1970)
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interciso

Vincenzo Valente

Il participio (raro latinismo) ricorre due volte nel Paradiso, con valore predicativo, in rima come altri derivati dalla stessa radice (cfr. decisa, riciso, preciso: Pd IV 53, XXIII 63, XXX 30). Significa " interrotto ", in opposizione a ‛ continuo '.

A cosa corporea è riferito in Pd XXXII 25, dov'è detto dei vari ‛ gradi ' della candida rosa, che da una parte sono intercisi / di vòti, " interrotti, discontinuati... da spazi vuoti, riserbati a'venturi " (Andreoli). Con riferimento a cose incorporee è detto degli angeli che, non avendo mai distolto lo sguardo da Dio, non hanno vedere interciso / da novo obietto (XXIX 79): " la loro vista non è interrotta da un nuovo oggetto che le si presenti " (Chimenz). Cfr. s. Tommaso Cont. Gent. II 97 " intelligere igitur substantiarum separatarum est continuum et semper... operatio propria, quae est intelligere, est in eis continua, non intercisa "; e v. CONCETTO.

Vocabolario
interciṡióne
intercisione interciṡióne s. f. [dal lat. tardo intercisio -onis], letter. – L’atto d’intercidere, l’essere interciso; interruzione: sopraggiunse la morte di esso principe, e di più l’intercision del commercio (Galilei).
intercìdere
intercidere intercìdere v. tr. [dal lat. intercidĕre, comp. di inter- e caedĕre «tagliare»] (pass. rem. interciṡi, intercidésti, ecc.; part. pass. interciṡo), letter. – Propr., tagliare nel mezzo, quindi dividere, interrompere, o anche...
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