INSULINA (dal lat. insula "isola"; ingl. iletin)
L'esistenza nel pancreas d'una secrezione interna glico-regolatrice, già dimostrata dalle esperienze di J. v. Mehring e O. Minkowski, trovò la sua riprova nell'isolamento dell'ormone per opera di F. G. Banting, C. H. Best, I. Collip, J. R. Mc Leod che lo chiamarono insulina. Preparata originariamente dal pancreas di animali il cui parenchima a secrezione esterna era atrofizzato con legatura del dotto wirsungiano mentre residuavano intatte le isole del Langerhans e, successivamente, in modo molto più semplice, l'insulina è una sostanza proteinosimile (analoga alle albumose), contenente il 14% d'azoto biuretico. Si trova anche nei muscoli e altri tessuti animali e vegetali. Introdotta sottocute ed endovena, determina entro mezz'ora e per una durata varia una ipoglicemia più o meno intensa, in relazione alla quale (somministrandola a conigli) si valuta l'unità fisiologica dell'ormone. L'insulina riduce ogni forma d'iperglicemia; di qui il suo uso terapeutico nel diabete. Può provocare, per una caduta troppo forte del tasso glicemico, convulsioni cloniche e stato comatoso, cui si ripara facilmente con fleboclisi glucosate e iniezioni d'adrenalina. Nei diabetici l'insulina fa scomparire prontamente l'acidosi o l'acetonemia, riavvicinando alla norma l'utilizzazione dei carboidrati alimentari e in deposito per un'aumentata glicolisi nei tessuti e riducendo la formazione di zucchero dai grassi. Si riduce quindi la lipemia, aumenta il quoziente respiratorio. Nell'organismo diabetico l'insulina facilita il deposito di glicogeno nel fegato ed esercita una azione sul ricambio dell'acqua, con formazione di edemi e diminuzione della diuresi, per processi tuttora oscuri.