insonnia
Impossibilità di iniziare o di mantenere un sonno fisiologico, adeguato a portare ristoro psicofisico alla persona. L’i. può quindi riguardare la difficoltà dell’addormentamento, il risveglio precoce, i risvegli frequenti, oppure essere condizione dipendente da altre patologie che disturbano il sonno, e in questo caso si parla di i. secondaria. Molti individui sono insonni per tutta la vita, senza una spiegazione neurologica o psichica; alcuni di essi (rari) non ne risentono sul piano psicofisico, ma la maggior parte ha conseguenze dalla deprivazione del sonno, fino a rendere l’i. il maggiore dei loro problemi, e sono stati definiti ipnoipocondriaci. Il sonno in questi individui affetti da i. primaria dura meno, e ha minor durata anche la fase 4 (➔ sonno): maggiore è il numero dei movimenti e dei risvegli e minimi stimoli acustici, vibratori o luminosi li fanno risvegliare, senza possibilità di riaddormentarsi.
L’individuo affetto da i. avverte la necessità di ricorrere a farmaci che lo facciano dormire di più e meglio (ipnoinducenti). La terapia dell’i. deve tener conto anzitutto se essa sia primaria o secondaria. Le forme secondarie vanno trattate, prima che con ipnoinducenti, con la terapia della malattia di base, per es. ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori del tono dell’umore per i disturbi psichici, antiepilettici nelle forme con mioclono, apparecchi appositi per le apnee notturne, ecc. La terapia dell’i. primaria può utilizzare ipnoinducenti ad azione rapida per le difficoltà di addormentamento, oppure ad azione intermedia e lunga nel risveglio precoce e frequente. La terapia deve essere però breve e non sedativa, perché vi è frequente assuefazione fisica e psicologica, e le si devono affiancare cambiamenti nello stile di vita (orari regolari, attività sportiva, pasto leggero senza alcol alla sera, nessun riposo diurno, ecc.). Se l’i. cronica è l’unico sintomo del paziente, questi va tranquillizzato sulla mancanza di ripercussioni gravi sullo stato di salute.