INNOCENZO XIII papa
Michelangiolo Conti dei duchi di Poli (v. conti, famiglia), nato a Poli il 13 maggio 1655, governatore di Ascoli, di Frosinone, di Viterbo, nunzio nella Svizzera (1695-98) e a Lisbona (1698-1709), cardinale (7 giugno 1706), vescovo di Osimo (1709-12) e di Viterbo (1712-19), aveva fama di attività, di onestà, di accortezza diplomatica. Dopo lunghi maneggi fra le potenze cattoliche e le fazioni del conclave, fu eletto pontefice con voto unanime, l'8 maggio 1721. Alle speranze, che, in un momento difficile per la Chiesa, si erano poste in lui, non rispose che in parte, per la malferma salute e una certa torpidezza del corpo e dell'animo. Si tenne immune da nepotismo, quantunque desse il cappello cardinalizio al fratello Bernardo Maria (20 giugno 1721). Resistendo alle pressioni della Spagna e di Parma, consentì all'Alberoni di vivere libero in Roma e pronunziò sentenza di assoluzione (18 dicembre 1723); ma dovette mantenere la promessa fatta alla parte francese in conclave e creare cardinale il Dubois (1721). A Carlo VI, che aveva favorito attivamente la sua elezione, concesse l'investitura del regno di Napoli e di Sicilia (9 giugno 1722) e ne ebbe il tributo della chinea; non riuscì tuttavia a ottenere che l'imperatore rinunziasse ai diritti della Sicula Monarchia, né a riavere Comacchio; protestò vanamente contro l'investitura di Parma e Piacenza a don Carlos; non poté stringere il concordato con la Spagna, quantunque pubblicasse una bolla (13 marzo 1723) per la riforma del clero spagnolo. Di fronte alla nuova minaccia dei Turchi, sollecitò l'aiuto delle potenze cristiane. Piuttosto incline al giansenismo, fece tuttavia condannare dall'Inquisizione un appello di sette vescovi francesi contro la bolla Unigenitus (8 gennaio 1722) con la quale Clemente XI aveva condannato gli errori di Quesnel e dichiarò di voler compiere l'opera di quel pontefice (24 marzo 1722). Non benevolo ai gesuiti, soprattutto per l'accusa fatta a questi di tolleranza nella celebre controversia dei riti cinesi, fece scrivere dal segretario della Congregazione di Propaganda al loro generale aspre parole di rimprovero e di minaccia (13 settembre 1723); si disse ch'egli pensasse a sopprimere la Compagnia. Migliorò le condizioni economiche dello Stato, permise il libero commercio del grano all'interno, favorì la cultura, iniziò la facciata di S. Giovanni in Laterano. Morì compianto il 7 marzo 1724.
Bibl.: L. Pastor, Storia dei papi, XV, Roma 1932; e op. cit.