LIRUTI, Innocenzo Maria
Nacque a Villafredda, presso Tarcento nell'Udinese, il 7 ott. 1741, dal nobile Gian Andrea e da Lucrezia Federli; fu battezzato con i nomi di Carlo, Antonio, Innocenzo. L'infanzia, trascorsa nella villa di famiglia con undici sorelle e fratelli, fu segnata dalla perdita della madre nel 1749 e del padre nel 1753. Fu lo zio paterno Gian Giuseppe, storico e figura culturale di primo piano nel Settecento friulano, a prendersi cura dei nipoti.
Il L. ricevette la prima formazione dal barnabita S. Mantelli, nella casa di Villafredda o, più verosimilmente, nelle scuole pubbliche dei barnabiti a Udine, dove Mantelli insegnava retorica. Fu rilevante anche l'influsso dello zio, attestato peraltro dal loro carteggio. Maturata la decisione di farsi monaco, il L. entrò nel monastero benedettino di S. Giustina a Padova; l'11 luglio 1761 vestì l'abito con il nome di Innocenzo Maria e iniziò il noviziato sotto il padre G. Attimis, anch'egli friulano. Il 12 luglio 1762 professò e nel 1763, per la serietà e le capacità, fu destinato allo studio del diritto canonico nel collegio di S. Callisto a Roma, dove divenne amico di G.L.B. Chiaramonti, il futuro papa Pio VII. Nel 1765 fu ordinato in S. Giovanni in Laterano e l'anno successivo tornò in S. Giustina come dottore in diritto canonico e sacerdote; fu lettore di canoni per oltre un trentennio e iniziò a stendere opere giuridiche e religiose che sottopose al giudizio di amici (G.B. Schioppalalba, B. Pellegrini del monastero di Praglia e A. Bossi, monaco a Bologna nella badia di S. Procolo).
Tra le prime pubblicazioni che riflettono la rigida frequentazione della patristica e gli studi teologico-giuridici, ma anche orientamenti giusnaturalisti e filogiansenisti, lo Specimen institutionum ad bibliothecam iuris canonici veteris (Patavii 1775) e il De finibus utriusque potestatis, ecclesiasticae et laicae (Lugani 1779). Quest'opera affronta, con parvenza di equilibrio ma in realtà con intransigenza, i rapporti tra sacerdotium e imperium. Lo zio Gian Giuseppe, che seguiva e indirizzava il L. negli studi, gli scrisse che aveva trattato l'argomento con equilibrio e cautela e che in questo modo i revisori non avrebbero potuto esprimere riserve. Sorsero invece difficoltà alla pubblicazione nel Veneto e in altri Stati italiani, dove prevaleva il giurisdizionalismo; grazie al padre G.G. Calepio, il L. inviò il manoscritto a Lugano, dove esso vide la luce nella primavera del 1779. A Venezia l'opera fu subito sequestrata e l'autore venne posto prima al domicilio coatto dalle autorità per le tesi contrarie al governo, quindi, nel luglio del 1780, fu trasferito alla corte di S. Salvaro, presso Monselice, come rettore del piccolo monastero di campagna. Prima di recarvisi, nella primavera di quell'anno, il L. pubblicò a Venezia Regole e pensieri intorno al metodo d'insegnare il ius canonico, su consiglio del bibliotecario del monastero P.M. Polinà e di Schioppalalba, che seguì la stampa.
I superiori lo nominarono lettore nel collegio di S. Anselmo a Roma (un tempo centro della cultura dei cassinesi, ma all'epoca decaduto). Il L., come si legge nelle lettere ai familiari, comprese che l'invito era un pretesto per allontanarlo da Padova e percepì, inoltre, la sostanziale modestia dell'incarico; così, adducendo motivi di salute, rimase a S. Salvaro fino al 1784, quando poté riprendere l'insegnamento in S. Giustina. Subentrarono anche altri incarichi, tra cui quello di priore claustrale (come sostituto dell'abate G.A. Campolongo), nella turbolenta fine del secolo, tra le alterne occupazioni francese e austriaca. Non divenne mai abate, per l'opposizione della gerarchia filoveneziana.
Tra le pubblicazioni del L. nella fase di S. Giustina sono da ricordare: De ecclesiastica hierarchia observationum liber, Lugani 1787; Apparatus ad jurisprudentiam praesertim ecclesiasticam libri tres in quorum primo praenotiones et elementa juris praecipua continentur. In altero de fontibus juris canonici veteris tum jurisdictionis tum rituum sacrorum agitur. In tertio dissertationes selectae ad ipsos juris canonici veteris fontes spectantes ponuntur, Tomus I - [alter], [Padova] 1793; Sopra a' primi vescovi caprulensi o di Caorle, isola ed antica città al littorale del Friuli. Osservazioni (s.n.t.). L'interesse comunque suscitato dal De finibus fece sì che l'opera venisse ristampata nel 1781 a Ratisbona e che ne fosse anche ipotizzata una traduzione tedesca, tuttavia mai realizzata.
Nel 1800 il L., che negli anni aveva acquistato fama di teologo filogallicano e conciliarista, e di rigoroso difensore dei diritti ecclesiastici, divenne bibliotecario del monastero: un incarico congeniale, per l'assidua frequentazione dovuta agli studi e per l'esperienza maturata durante le assenze di Polinà. Iniziò un riordino delle raccolte e un aggiornamento dei cataloghi. Fino al 1803 fu anche priore amministratore, poi per problemi di salute si dedicò quasi esclusivamente alla biblioteca, che però nel 1806, a seguito dei decreti napoleonici, fu confiscata con l'archivio e altri beni dei benedettini e passò al Demanio. Il 27 dic. 1807, dopo quasi un anno dal decreto di nomina di Napoleone e dalla conferma da parte di Pio VII, il L. fu consacrato a Milano vescovo di Verona; dopo un breve ritorno a S. Giustina, il 20 marzo 1808 fece il suo ingresso nella città, prendendo possesso della diocesi che resse fino alla morte. Già dall'inizio mostrò tempra nell'azione pastorale, molto spesso in contrasto con il potere: restaurò il palazzo vescovile danneggiato dagli eventi bellici; avviò una riforma amministrativa del clero e della diocesi e la rinascita del seminario, fondata sulla preparazione dei seminaristi e l'introduzione dello studio delle scienze; riformò la catechesi e fece stampare, con propri adattamenti agli usi della diocesi, il catechismo di J.-B. Bossuet (Catechismo ristampato con la divisione in classi ec. per la città e diocesi di Verona, d'ordine dell'illustrissimo e reverendissimo monsignore I. L. vescovo di detta città, Verona 1814, 1823 e 1827). Sotto il suo vescovado la Chiesa di Verona cessò di essere suffraganea dell'arcidiocesi di Udine, passando a quella di Venezia. Nel 1822, per sua volontà, fu riorganizzata anche la biblioteca del seminario vescovile, cui il L. lascerà le sue carte del periodo padovano e veronese (tra cui i quaderni manoscritti e i diari), e i suoi libri, inclusi i testi sui quali si era formato e dei quali tenne, dal 1770, un puntuale catalogo. Abbandonati quasi del tutto gli studi, si dedicò all'attività apostolica, pubblicando in due decenni circa cinquanta lettere pastorali, omelie e atti ufficiali.
Degli anni veronesi, oltre all'Epistola prima pastoralis ad clerum et populum Veronensem (Patavii 1807) e alle pubblicazioni ufficiali, sono da ricordare: De' vescovi della S. Chiesa veronese. Lettera, Verona [1809], riedita nel 1815 e nel 1819; raccolte di Lettere pastorali stampate a Verona nel 1817 e nel 1823; Opuscoli o scritti varii per diverse occasioni lavorati ed ora per la prima volta dati alle stampe de' quali se ne premette l'indice (ibid. 1819).
Tra giugno e ottobre del 1811 il L. fu al concilio di Parigi, dove i vescovi del Regno Italico erano stati chiamati per pronunciarsi su uno dei punti più critici del contenzioso tra autorità imperiale e papa, l'Institutio canonica episcoporum. In questo frangente più politico che teologico il L., che nei suoi studi e negli scritti aveva mostrato una sensibilità particolare per il tema, su richiesta dei vescovi italiani presentò un memoriale che prendeva in esame gli aspetti teologico-canonistici dell'Institutio. Incontrò più volte Napoleone, che lo aveva voluto vescovo perché in opere come De sero metropoleonecclesiasticarum ortu… (Patavii 1787) il L. si era detto favorevole alle autonomie delle Chiese locali contro le tesi curialiste romane, e venne da lui nominato barone del Regno Italico. Nel periodo austriaco i rapporti del L. con le autorità, sia pure non tutti di eguale natura, rimasero difficili per le ingerenze nella vita e nell'educazione del clero e nell'apostolato della Chiesa: molte sue lettere ai sacerdoti testimoniano un intento di restaurazione religiosa e un costante invito all'autonomia di fronte alle ingerenze del governo. Il rapporto con l'imperatore d'Austria Francesco I, come già quello con Napoleone, si fondava comunque sulla stima (il sovrano lo nominò cavaliere della Corona di ferro di seconda classe). Fra il 1808 e il 1820 il L. fece visite pastorali, documentate nel suo diario. Nel 1822, in occasione del congresso della Santa Alleanza a Verona (dove erano presenti sovrani e ministri europei e le principali autorità religiose), l'anziano vescovo mantenne un atteggiamento estremamente riservato e non partecipò alle manifestazioni e agli incontri pubblici, senza tuttavia trascurare i compiti inerenti al ministero.
Il L. morì a Verona l'11 ag. 1827.
I diari e i documenti del L. relativi al periodo del vescovado sono stati pubblicati a cura dell'Archivio storico della Curia diocesana di Verona in Innocenzo Liruti, vescovo di Verona, 1807-1827. Diari e documenti…, Verona 2004.
Fonti e Bibl.: Gli inediti del L. e il suo archivio - comprendente diari, quaderni di appunti e lettere di molti corrispondenti (da G.G. Liruti a G.B. Schioppalalba, a F. Mandelli, camaldolese studioso di numismatica, a G.G. Calepio, erudito benedettino priore di S. Paolo d'Argon) - da lui donati insieme con la sua biblioteca, si conservano in 5 buste in Verona, Biblioteca del Seminario vescovile, Fondo Liruti. Arch. di Stato di Udine, Liruti di Villafredda (documenti, pubblicazioni e lettere, che coprono tutta la vita del L. dopo la partenza dal Friuli, dirette prevalentemente allo zio, ai fratelli Giuseppe Antonio e Carlo e ai nipoti); Arch. di Stato di Padova, Corporazioni soppresse, S. Giustina. Documentazione del L. in Padova, Biblioteca del Seminario vescovile; Verona, Biblioteca civica; Archivio storico della Curia vescovile; Archivio dell'Istituto Nicola Mazza; Archivio dell'Istituto canossiano. Cinque lettere in Rovigo, Accademia dei Concordi, Fondo Concordiano; altre in Udine, Biblioteca civica Vincenzo Joppi.
C. Bresciani, Orazione in morte di monsignore I. L. vescovo di Verona…, Verona 1827; L. Franza, In morte dell'illustre ed amorosissimo vescovo di Verona I. L.: canzone, Verona 1827; Necrologia di monsignor L. vescovo di Verona, in Giorn. dell'italiana letteratura (Padova), 1828, t. LXVI, pp. 261-267; F. Di Manzano, Cenni biografici dei letterati ed artisti friulani dal secolo IV al XIX, Udine 1885, pp. 145 s.; G. Biasutti, Lettera inedita di mons. I.M. L. vescovo di Verona allo storico Gian Giuseppe Liruti, in Pagine friulane, X (1898), 12, pp. 196-198 (con note biobibliografiche sul L.); G. Baldissera, Cittadini illustri e benemeriti di Tarcento, Gemona 1934, pp. 76-82; P. Laita, Mons. I. L. e il congresso di Verona del 1822, in Zenonis cathedra. Miscellanea di studi in onore di s.e. l'arcivescovo mons. Giovanni Urbani, Verona 1955, pp. 117-124; D. Gallio, La concordia tra sacerdotium e imperium nel De finibus utriusque potestatis di I. L.: 1741-1827, in Studia Patavina, XIX (1972), 1, pp. 31-53; G. Marchetti, Il Friuli, uomini e tempi, Udine 1979, II, p. 981; D. Gallio, I. L., 1741-1827, lettore di diritto canonico a S. Giustina, in S. Benedetto e otto secoli (XII-XIX) di vita monastica nel Padovano, Padova 1980, pp. 195-224; F.L. Maschietto, Biblioteca e bibliotecari di S. Giustina di Padova (1697-1827), Padova 1981, pp. 223-293; M. Zenari, Chiesa e Stato in I. L. (1741-1827), Roma 1981; D. Gallio, Documenti inediti del vescovo di Verona I. L. (1741-1827) circa la vicenda degli indirizzi e delle ritrattazioni sulla Institutio canonica episcoporum, in Studia Patavina, XXIX (1982), 1, pp. 89-114; F.G.B. Trolese, L'abbazia di S. Giustina di Padova durante il secolo XVIII, in Settecento monastico italiano. Atti del I Convegno di studi storici sull'Italia benedettina, … 1986, a cura di G. Farnedi - G. Spinelli, Cesena 1990 [ma 1991], pp. 167-169, 175, 178, 187, 191 s.; F. Farsaglia, Notizie della visita pastorale fatta a Belfiore d'Adige il 14-15 apr. 1809 dal vescovo I. L.: pagine di cronaca e storia, a cura di G. Battaglia, Belfiore d'Adige 1996; L. Pretto, Don Mazza chierico. I valenti educatori del seminario, in Note mazziane, XXXI (1996), 3, pp. 114 s.; L. Sereni, Personaggi storici e personalità, in Tarcint e Valadis de Tôr. Atti del LXXII Congresso della Soc. filologica friulana, Tarcento… 1996, a cura di G. Ellero, Udine 1996, pp. 372 s.; D. Cervato, Diocesi di Verona, Venezia-Padova 1999, in partic. pp. 410-423; C. Caldelari, Bibliografia luganese del Settecento. Le edizioni Agnelli di Lugano. Libri. Periodici, Bellinzona 1999, pp. 262, 264-271; D. Cervato, Verona sacra. Profilo di storia della Chiesa veronese, II, Dal 1630 ai giorni nostri, Verona 2000, pp. 53-61, 67-74; G. Ederle - D. Cervato, I vescovi di Verona, Verona 2002, pp. 136-141; G. Spinelli, La Congregazione cassinese all'epoca di don Gregorio Chiaramonti, in Pio VII papa benedettino nel bicentenario della sua elezione. Atti del Congresso storico internazionale, Cesena-Venezia… 2000, a cura di G. Spinelli, Cesena 2003, pp. 62, 64, 66 s.