INNOCENZO IV papa
Sinibaldo Fieschi, dei conti di Lavagna, nato a Genova negli ultimi anni del sec. XII, studiò diritto canonico a Bologna, e al tempo di Onorio III già compare come uditore nella Curia romana. Promosso poi vice-cancelliere della Chiesa, fu creato cardinale (1227) da Gregorio IX. Rettore della Marca d'Ancona tra il 1235 e il 1240, partecipò al conclave da cui uscì Celestino IV e il 24 giugno 1243, dopo diciotto mesi di vacanza del soglio pontificio, fu eletto papa all'unanimità.
Creato cardinale quando già era scoppiata la lotta tra Gregorio IX e l'imperatore, non è improbabile che in un primo momento, specialmente di fronte all'intransigenza del pontefice, egli abbia fatto parte del gruppo di cardinali favorevoli a un accordo tra i due massimi poteri, ma dopo circa un ventennio di lotte, nelle quali anche Federico II aveva mostrato la sua irriducibilità, dinanzi agli ultimi episodî della violenza imperiale, quali la cattura dei prelati dopo la battaglia della Meloria, e la vacanza di diciotto mesi della sede pontificia per l'assenza di due dei più autorevoli cardinali, prigionieri dell'imperatore, egli aveva dovuto ormai comprendere l'assoluta impossibilità di una soluzione pacifica della grande contesa. D'altra parte, formatosi negli studî di diritto canonico - e fu canonista tra i maggiori del secolo - completamente imbevuto della dottrina d'Innocenzo III, di carattere fermo e deciso, egli sentì certamente la responsabilità che veniva a gravare sulle sue spalle e dové concentrare, sin dall'inizio del suo pontificato, tutti i suoi sforzi per chiudere ad ogni costo in favore della Chiesa il duello impegnato con l'Impero.
Salito appena al pontificato, ricominciarono subito le trattative con l'imperatore sulla base della restituzione delle terre ecclesiastiche occupate da Federico e dell'amnistia a chiunque avesse preso le armi contro l'Impero.
Le trattative erano però per ambedue le parti un mezzo di guadagnar tempo. Il pontefice non credeva ormai più nella sincerità dell'imperatore, e Federico si illudeva d'irretire la Chiesa con la troppo screditata politica del promettere e non mantenere, sperando di conseguire da un momento all'altro un grande successo militare che gli desse il deciso sopravvento sui suoi nemici. Innocenzo però non si lasciò prendere al giuoco. Mentre infatti i messi facevano la spola tra Anagni e Melfi, il pontefice persuadeva Adelasia di Sardegna a chiedere lo scioglimento del suo matrimonio con Enzo, accoglieva sotto la sua protezione nemici dell'imperatore come Azzo d'Este, eccitava alla ribellione il conte Guido Guerra e, per mezzo di sue relazioni di famiglia e con la creazione della fazione dei Rossi, mutava Parma da città amica in nemica acerrima dell'Impero. All'azione del pontefice si contrapponeva sulle prime la reazione dell'imperatore, che si attenuava poi di nuovo in trattative di un concordato, le cui condizioni, se Federico le avesse accettate, avrebbero rappresentato la sottomissione umiliante dell'imperatore alla Chiesa.
Improvvisamente però, quando già Federico aveva chiesto al pontefice un colloquio, e I. glielo aveva accordato, il papa fuggiva a Lione, per tenervi, sotto la protezione di san Luigi, quel concilio che Gregorio IX non aveva potuto tenere in Roma: nella seduta più importante del concilio, il 7 luglio 1245, Federico II era scomunicato e dichiarato deposto da ogni dignità, i suoi soggetti sciolti dal vincolo di fedeltà; contro l'ex imperatore si bandiva in tutta l'Europa la crociata. Federico tentò invano tutti i mezzi per riattivare trattative di pace. Contro di lui il pontefice elevò in Germania alla dignità di re dei Romani prima il langravio di Turingia Enrico Raspe (22 maggio 1246) e alla sua morte Guglielmo d'Olanda (17 febbraio 1247), e anche a detrimento della crociata in Terrasanta, voluta da Luigi IX e finita disastrosamente in Egitto, sostenne con tutti i mezzi la lotta contro l'imperatore. Quando la fortuna di Federico parve declinare davanti alle mura di Parma (1248) e l'imperatore morì (1250), Innocenzo innalzò il grido del trionfo in lettere rimaste famose. Abbandonata Lione nel 1251, dopo aver indugiato nell'alta Italia, nel 1253 (6 ottobre) ritornò definitivamente a Roma, e, risorta la minaccia sveva con Corrado IV, si diede a cercare un re cui infeudare il regno di Sicilia contro gli Svevi deposti. Corsero allora trattative con Riccardo di Cornovaglia, fratello di Enrico III d'Inghilterra, poi con Carlo d'Angiò (1252), infine con Edmondo figlio di Enrico III, ma le trattative fallirono sempre per le condizioni gravissime imposte dal pontefice. Mentre ancora il pontefice trattava con il re d'Inghilterra, Corrado IV morì (21 maggio 1254): sul suo letto di morte, forse diffidando di Manfredi, aveva nominato Innocenzo IV tutore del piccolo Corradino. Il pontefice accettò la tutela, riconobbe al fanciullo il regno di Sicilia, il regno di Gerusalemme e il ducato di Svevia, e si affrettò a prendere possesso del regno. Dapprima parve che Manfredi si piegasse dinanzi alla sua vittoria, ma, improvvisamente, abbandonò la corte papale, sì rifugiò a Lucera, e con le forze dei fedeli Saraceni, prese Foggia. Mentre egli si apprestava a far risorgere, per poco, l'astro declinante degli Svevi, il papa morì a Napoli il 7 dicembre 1254.
Innocenzo IV ebbe sui poteri della Chiesa le stesse idee d'Innocenzo III. Come canonista fu sempre fedele allo spirito delle Decretali di Gregorio IX (si ha di lui un voluminoso Apparatus in quinque libros Decretalium, Lione 1525), e le idee della supremazia della Chiesa difese, secondo Tolomeo da Lucca, in un Apologeticus, che dall'Huillard-Bréholles è stato identificato in un trattato contenuto nei registri di Alberto di Behan. Nella sua azione politica egli cercò di tradurre in atto quegli ideali con grande fermezza e chiara visione della realtà. Ma nella furia della lotta con la quale il papato incalzava l'Impero non vedeva quanto fosse vicino l'abisso in cui sarebbe esso stesso caduto: nell'azione d' Innocenzo IV infatti è già in atto la politica di Bonifacio VIII.
Fonte: E. Berger, Les Registres d'I. IV, Parigi 1894; A. Potthast, Regesta pontificum romanorum, Berlino 1874; Böhmer-Ficker, Regesta Imperii, V; Nicola da Calvi, Vita I. IV papae, e Anonimo, Vita I. IV, in Mur. Rer. Ital. Script, III; Matteo Paris, Chronicon, in Mon. Germ. Hist. Script., XXVIII, 1888.
Bibl.: Cherrier, Histoire de la lutte des papes et des impereurs de la maison de Souabe, Parigi 1841-1851; Köhler, Das Verhältnis Kaiser Friedrich II. zur den Päpsten seiner Zeit, in Untersuch. zu deuts. Staats- und Rechtsgeschichte, 1888; E. Berger, Saint Louis et I. IV, Parigi 1887; Rodenberg, I. IV. und das Königreich Sicilien, Halle 1892; A. Falz, Kaiser Friedrich II. und Papst I. IV., Strasburgo 1905; F. A. Gasquet, Henry the Third and the Church, Londra 1905; Deslandres, I. IV et la chute des Hohenstaufen, Parigi 1907.