Innocenzo (Innocenzio) III
Lotario di Segni nacque a Gavignano (Segni) nel 1160-61 da Trasmondo, conte di Segni, e da Clarina Scotta, ambedue di antica nobiltà.
Ricevuta in Roma la prima educazione, fu inviato a studiare teologia a Parigi e diritto canonico a Bologna, ove ebbe maestro il celebre decretalista Uguccione da Pisa. Tornato a Roma, fu ordinato suddiacono da Gregorio vili, e nel 1190 veniva promosso cardinale diacono dei Ss. Sergio e Bacco dallo zio materno Clemente III. Sotto Celestino III compose un'operetta che rimase celebre: il De Miseria humanae condicionis, più nota sotto il titolo, posteriore, De Contemptu mundi. Eletto pontefice alla morte di Celestino III, governò la Chiesa dall'8 gennaio 1198 al 16 luglio 1216, portandola a potenza universale, esercitando un arbitrato supremo nei confronti dell'Impero e dei re, e promovendo la quarta crociata. A questo si accompagnò un'intensa attività di riforma della Chiesa, che ebbe il suo culmine nel solenne concilio Lateranense IV (1215). Promosse la riforma monastica e aiutò autorevolmente s. Domenico e s. Francesco nei loro inizi, suggerendo al primo l'idea di un Ordo praedicatorum contro gli eretici della Francia, e concedendo al secondo il primo sigillo, cioè una prima approvazione orale al suo modo di vivere, dopo che nel 1210 gli aveva manifestata regalmente sua dura intenzione (Pd XI 91-93). A soli 56 anni di età, al culmine della potenza apostolica, I. moriva in Perugia, mentre percorreva l'Italia al fine di ricomporre le paci cittadine.
L'unico luogo in tutto il corpus dantesco in cui sia fatto il nome d'I. è quello relativo a s. Francesco (v.). La fonte a cui s'ispira il riferimento è la Legenda maior di s. Bonaventura: " Desiderans autem [Franciscus] per Summum Pontificem approbari [formulam vitae] quae scripserat, disposuit... apostolicae Sedis adire praesentiam " (III 8); " Cum autem ad Romanam curiam pervenisset et introductus esset ante conspectum Summi Pontificis, exposuit suum propositum, petens humiliter et instanter, supradictam sibi vivendi regulam approbari. Videns autem Christi Vicarius, dominus Innocentius tertius... admirandam in viro Dei simplicis animi puritatem, propositi constantiam ignitumque voluntatis sanctae fervorem, inclinatus est animo, ut pium supplicanti praeberet assensum " (III 9). La concentrazione dell'interesse di D. sull'approvazione concessa a s. Francesco come primo sigillo a sua religione, è in corrispondenza alla solenne approvazione (da lui chiamata seconda corona: Pd XI 97) accordata poi nel 1223 da Onorio III (v.) e all'ultimo sigillo (Pd XI 107), cioè le stimmate, impressegli da Cristo nel 1224, sulla Verna, nel crudo sasso intra Tevere e Arno. La ferma unità del racconto non permetteva ovviamente indugi sul sogno del Laterano cadente che, sempre secondo la Legenda maior (III 8), avrebbe mosso I. a concedere tale approvazione, e che ritroviamo invece tra le storie di Francesco che Giotto e i suoi aiuti erano andati affrescando qualche anno prima ad Assisi.
Bibl. - A. Luchaire, Innocent III, Parigi 1904-1908; H. Tillemann, Papst Innocenz III, Bonn 1954; R. Schneider, Innozenz der Dritte, Monaco 1963; A. Fliche, La cristianità romana (1198-1274), in Storia della Chiesa, di A. Fliche-V. Martin, X, Torino 1968, 17-227; si veda anche M. Maccarrone, Nuovi studi su I., in " Rivista Stor. della Chiesa in Italia " IX (1955) 393-412. Sugli specifici rapporti tra I. e i nuovi ordini mendicanti: M. Maccarrone, Riforma e sviluppo della Chiesa con I. III, ibid. XVI (1962) 29-72; A. Matanić, Papa I. III di fronte a s. Domenico e a s. Francesco, in " Antonianum " XXXV (1960) 508-527.