INNOCENZO Francucci da Imola, Pittore
Visse dal 1485 circa al 1546 circa, ed è ricordato nelle "vacchette" del Francia il 7 dicembre 1508. Il Vasari afferma che stette molti anni in Firenze con Mariotto Albertinelli, e ritornato a Imola vi lavorò molto. I. fu senza dubbio a Firenze o nel biennio 1506-1508 o pochi anni appresso. Nel 1515 firma l'Annunciazione (Imola, chiesa dei Servi), che arieggia quella dell'Albertinelli negli Uffizî (1510), ma, non contentandosi d'imitare Mariotto, studia fra Bartolomeo e Andrea del Sarto. La Madonna e quattro santi (Milano, già nella gall. Crespi) prende le maniere toscane con un certo stento compositivo, di cui durano gli echi in dipinti più tardi. L'influsso del Francia si può attenuare, ma non smentire (Sposalizio di S. Caterina, Karlsruhe, Galleria). La Madonna fra i Ss. Cassiano e Pier Crisologo (Imola, Pinacoteca) associa alla grazia dell'immagine la robustezza del carattere negli assistenti, onde richiama i Ferraresi. Il quadro d'altare di Bagnara (1515) ricompone con ingegno eclettico una scena divisa fra il cielo e la terra, nella quale c'è un desiderio insoddisfatto di larghezza cinquecentistica.
I bianchi monaci ritratti nel S. Michele in Bosco a Bologna affermano un realismo indipendente, ma la maestria tecnica ha bisogno d'appoggiarsi ancora agli indimenticabili modelli, e nella Vergine in gloria e S. Michele (Bologna, Pinacoteca), un capolavoro riflesso, il raffaellismo trova un accento di grande finezza. Le carni rossicce, le tinte crude e lo stridore dei lumi tolgono quasi sempre pregio alle corrette opere dell'Imolese, che pur si considera il miglior eclettico della scuola. Egli avvia all'arte Prospero Fontana, ed ha con sé, per un breve periodo, il Primaticcio.
Bibl.: H. Voss, in Thieme-Becker, Künstler-Lexicon, XII, Lipsia 1916 (s. v. Francucci Innocenzo, con ampia bibl.); A. Foratti, I "raffaellisti" nell'Emilia, in Emporium, LX (1924), pp. 486-96; R. Buscaroli, La pittura romagnola del Quattrocento, Faenza 1931, pp. 399-427.