FRACCAROLI, Innocenzo (Innocente)
Nacque il 28 dic. 1805 a Castelrotto di Valpolicella (Verona) da Andrea, un modesto possidente terriero, e da Aquilina Fagiuoli. Intorno al 1818 la famiglia si trasferì a Parona all'Adige. Il F. venne affidato per qualche tempo alla bottega di un intagliatore di Verona e iniziò a realizzare lavori di carattere decorativo e plastico: di questo periodo è un Crocifisso ligneo, ancora esistente nella chiesa parrocchiale di Parona all'Adige, datato 1824.
Per il tramite di uno zio materno, Francesco Fagiuoli, entrò in contatto con l'abate A. Cesari, che lo appoggiò nella decisione di iscriversi all'Accademia di belle arti di Venezia, dove ebbe come insegnante di scultura L. Zandomeneghi e di disegno T. Matteini; nel 1825 venne premiato per il "modello dalla statua" e nel 1828 per il nudo "aggruppato" e per il nudo "semplice". Nel 1829 partecipò, risultandone vincitore, al gran premio di scultura dell'Accademia di Brera a Milano, sul tema Dedalo che attacca le ali a Icaro.
La versione in gesso è stata in seguito concessa in deposito dall'Accademia di Brera alla Galleria d'arte moderna di Milano, dove si trova anche una fusione in bronzo dell'opera, mentre la sua traduzione in marmo fu acquistata dall'arciduca Massimiliano d'Austria nel 1857 per il castello di Miramare, presso Trieste.
A seguito di questo successo, il F. ebbe la possibilità di proseguire i suoi studi a Roma, dove soggiornò per cinque anni, fino al 1835, frequentando B. Thorvaldsen, P. Tenerani e i giovani artisti attivi nella città. In questi anni concepì altre opere di un certo rilievo, di alcune delle quali, come di buona parte della sua produzione, non si conosce l'attuale ubicazione, mentre sono tutte menzionate nell'elenco redatto nel 1883 dal nipote Giovanni Fraccaroli. Tra queste ricordiamo l'Innocenza - una fanciulla ignuda, di ispirazione ellenistica, che si stringe inconsapevolmente al seno una serpe - e il Ciparisso che piange la morte del cervo, presentato all'Esposizione di Brera del 1838, insieme con altre cinque opere, ritratti e figure di carattere funerario, e con la Clizia innamorata del Sole, che il nipote ricorda conservata a Verona, in palazzo Miniscalchi Erizzo. Di questi anni è anche l'Achille ferito (Milano, Galleria d'arte moderna, deposito), che, già noto al rientro del F. da Roma, venne in seguito tradotto in marmo ed esposto a Brera nel 1842.
Quest'opera costituisce il momento più alto della sua produzione di quegli anni; ad essa è legata la sua fama di continuatore dell'estetica neoclassica, per i modi e i temi delle sue opere maggiori. La scultura fu presentata alle esposizioni internazionali di Londra (1851) e Parigi (1855), conseguendo premi e onori. A completamento di essa il F. aveva pensato a un basamento con quattro bassorilievi, poi non compiuti; uno dei temi progettati per i bassorilievi, Achille che sorregge Pentesilea moribonda, divenne un gruppo a sé stante, realizzato nel 1844 per il duca Antonio Litta, e in seguito passato nella collezione Rothschild di Parigi (ora castello di Ferrière, Fondazione Rothschild).
Dopo aver lasciato Roma, il F. rimase per qualche mese a Verona, prima di trasferirsi a Milano, nel 1836. A partire dagli anni Trenta fu molto attivo come ritrattista. Tra i molti suoi ritratti (un elenco in Fraccaroli, 1883) si segnalano quelli di Giuditta Pasta, per il teatro Filarmonico di Verona (1830), di Margherita Pellegrini-Emilei (1836), di Luigi Bossi, di Adelaide Curti (1838), di Teodoro Matteini (Venezia, Galleria d'arte moderna). Nel 1840 partecipò all'annuale Esposizione di Brera con Eva prima del peccato (Verona, Castello Scaligero), commissionata da Ambrogio Uboldo, e con Apollo col moribondo Giacinto (commissione Poldi-Pezzoli); l'anno seguente, sempre a Brera, espose invece un Ritratto, una Fanciulla in atto di offrire dei fiori e un busto della Vergine; nel 1842, oltre all'Achille ferito, un Ritratto di donna.
Altri gruppi di sculture in marmo presentati nelle annuali esposizioni braidensi furono un Episodio della strage degli innocenti e un Ritratto, nel 1843; l'Achille e Pentesilea, l'anno seguente; due Ritratti, una Vestale e Il ritorno dalla caccia, nel 1845; e, nel 1846, tra l'altro, un busto di Angelica, un'erma rappresentante Maria Vergine e il gruppo Atala e Chactas, riproposto in altre occasioni, come alla Promotrice di Torino del 1854.
Dal neoclassicismo di partenza il F. si orientò verso una nuova movimentazione plastica delle figure, come si può constatare già in opere degli anni Quaranta, che dimostrano, nell'attenzione al dato passionale, l'acquisizione di un linguaggio romanticheggiante: tra queste Atala e Chactas e la Strage degli innocenti (Vienna, Kunsthistorisches Museum), richiesta da Ferdinando I per la galleria del Belvedere di Vienna. Un'altra commissione prestigiosa fu il Monumento a Carlo Emanuele II per la cappella della S. Sindone a Torino, approvato nel 1845 e collocato nel 1849. Del 1845 è anche la statua di Pietro Verri per il cortile del palazzo di Brera.
La partecipazione del F. ai temi e alle vicende del Risorgimento è testimoniata dalla modellazione della medaglia commemorativa della Presa di porta Tosa, in ricordo delle Cinque Giornate di Milano, su disegno di F. Hayez; dal gruppo La nuova era d'Italia, realizzato all'indomani della raggiunta indipendenza e presentato all'Esposizione di Brera del 1860, progetto di un monumento per una piazza di Milano, non realizzato; dall'Aurora dell'indipendenza d'Italia, statua eseguita nel 1859 e donata, per sottoscrizione della stampa liberale italiana, al direttore del giornale parigino Le Siècle, L.-J. Havin, in riconoscenza del suo sostegno alla causa dell'indipendenza. Si tratta di gruppi dalle caratteristiche allegoriche e classicheggianti, ma con interessanti svolgimenti in senso moderno, che precedono la diffusione di interventi monumentali e celebrativi più puntuali, avutasi negli anni successivi.
Negli anni Cinquanta il F., nonostante i successi conseguiti nelle esposizioni internazionali di Londra (1851), dove presentò la statua di Davide, oltre all'Achille ferito, e di Parigi (1855), dove inviò Dedalo che attacca le ali a Icaro, Achille ferito, Atala e Chactas, Eva dopo il peccato (opera quest'ultima che si ruppe nel trasporto; un esemplare del 1862 si trova nella Galleria d'arte moderna di Milano, deposito dell'Accademia di Brera), diradò le sue partecipazioni alle annuali mostre di Brera, presentando nel 1852 e nel 1853 ritratti e busti. Notevole fu in questo periodo la richiesta di statue di committenza ecclesiastica e di altri interventi monumentali.
Dopo gli Angeli giovanili per una chiesetta di Parona e quelli per l'altare maggiore della chiesa parrocchiale di S. Bonifacio (1848), per la quale il F. in seguito realizzò anche una statua del Redentore, altri lavori compì per le chiese di S. Martino a Legnago, di Valeggio sul Mincio, di Castrezzato e di Castelrotto. Nel 1852 realizzò il Monumento a Simone Mayr nella chiesa di S. Maria Maggiore a Bergamo, con un gruppo di tre figure angeliche, dedicato alla Musica sacra. Un'opera di grande impegno fu il gruppo La deposizione dalla Croce, compiuto nel bozzetto in gesso intorno al 1857 e fuso in bronzo negli ultimi anni di vita dell'artista (ora nel cimitero di Verano Brianza).
Di grande prestigio sono inoltre la statua dell'Immacolata, fusione in bronzo della scultura realizzata per la chiesa di Valeggio, posta nel 1863 su una colonna nella piazza del duomo di Piacenza, le statue allegoriche della Giustizia e della Misericordia per la cappella del Redentore nel duomo di Bergamo e le commissioni ricevute dalla Fabbrica del duomo di Milano, dopo le prime collaborazioni nel 1837 e nel 1839, per un paliotto dell'altare di S. Tecla, richiesto nel 1861 e compiuto nel 1863, e per la statua rappresentante la profetessa Debora, sull'esterno, nella zona absidale. Eseguì inoltre realizzazioni funebri e commemorative per i cimiteri di Pisa, Verona, Giussano (il Cristo risorto nella cappella della famiglia Piola), Milano (per le famiglie Brambilla, Bersani, Gervasini) e Brescia, dove nel 1858 collocò una statua allegorica della città, oltre ai monumenti a Luigi Maggi e a Cesare Arici.
Dopo il 1860 l'attività del F. si fece meno assidua, anche per le delusioni ricevute dalla mancata assegnazione della cattedra di scultura all'Accademia di Brera, e per l'abbandono del progetto di un monumento a Milano dedicato all'indipendenza.
Così il F. ne descrisse l'idea: "mi proposi di rappresentare l'Italia, che altera e disdegnosa calpesta l'atterrato despotismo, che colle armi spezzate e accecato dall'ira, non avendo più che offendere, inveisce contro sé stesso, mordendosi forsennato quella mano, che tanto iniquamente fece pesare sulla prigioniera infelice" (Esposizione delle opere… nelle gallerie del Palazzo nazionale di Brera, Milano 1863, p. 69).
Maggiori realizzazioni d'epoca avanzata del F. sono, oltre a quelle citate, una statua dedicata a Dante, di cui scolpì verso il 1865 più esemplari; una Camilla eseguita intorno al 1869 per il conte A. Giovanelli di Venezia, tra i principali estimatori dello scultore in questa fase della sua attività; un'Odalisca ignuda, compiuta nel 1870, rimasta allo stato del gesso, a proposito della quale il Chirtani (1882, p. 308) ha avanzato confronti con la pittura di Rubens; l'Amore legato dalle Grazie, tratto dai versi di Anacreonte, ideato verso il 1875 e compiuto nel 1881, per essere acquistato dall'ingegner Cairati di Milano (Fraccaroli, 1883, pp. 22 e 47).
Negli anni Sessanta il F. si applicò anche a progetti di carattere tecnico per Milano, proponendo nel 1867 un ponte girevole per il passaggio dei carri fra i due tronchi della via Montebello e delle barche sul Naviglio di S. Marco (Giornale dell'ingegnere architetto civile e meccanico, XVI [1868], febbraio-marzo, pp. 163-165).
In questi anni prese parte ad alcune esposizioni internazionali, inviando Atala e Chactas, il Redentore e la Beata Vergine a Dublino nel 1866, l'Achille ferito a Monaco di Baviera nel 1869, Eva dopo il peccato all'Esposizione universale di Vienna del 1873.
Nel luglio 1876, decidendo di abbandonare l'attività e di lasciare lo studio di Milano, offrì i modelli in gesso delle sue maggiori opere al Museo civico di Verona, dove ancor oggi sono custoditi.
Dopo aver preso parte, senza successo, a vari concorsi per la realizzazione di monumenti cittadini - a Michele Sanmicheli (progetti del 1845 e del 1853), a Leonardo a Milano (1858), ad Arnaldo da Brescia (1870), ai caduti bresciani nelle guerre d'indipendenza (1876) - il F. si aggiudicò il concorso per il Monumento a Vittorio Emanuele a Legnago, compiuto in tarda età, fra il 1880 e il 1881; si tratta di una delle sue ultime opere e si può considerare una concessione al gusto celebrativo degli eroi del Risorgimento, diffusosi in tutta Italia negli ultimi due decenni dell'Ottocento.
Negli ultimi anni della sua vita fu rattristato dalla perdita del figlio Andrea, avuto dalla moglie Felicita Salvini, morto nel 1880 a Khartoum. Il F. morì a Milano il 18 apr. 1882; la salma venne trasportata a Verona per funerali solenni.
Dal 1842 fu professore di prima classe dell'Accademia di Firenze, e nonostante non avesse ottenuto il desiderato incarico a Brera esercitò comunque la sua influenza sulle giovani generazioni, accogliendo costantemente artisti nel suo studio di via Solferino a Milano; si possono considerare suoi allievi artisti come C. Corti, P. Miglioretti, L. Buzzi Leone e altri, particolarmente attivi nell'ambito milanese della seconda metà dell'Ottocento.
Fonti e Bibl.: O. Arrivabene, Della pubblica Esposizione di opere di belle arti e d'industria fatta in Milano, Milano 1838, pp. 12-17; Cicerone alle sale di Brera, Milano 1838, pp. 160-163; G. Sacchi, Dedalo ed Icaro. Gruppo di I. F., in Album delle Esposizioni di belle arti in Milano ed in altre città d'Italia, VIII (1844), pp. 41-43; A. Mauri, Atala e Chactas…, in Gemme d'arti italiane, I (1847), pp. 59-64; A.A. Grubissich, La morte di Pantasilea…, ibid., V (1852), pp. 39-44; G. Rovani, Storia delle lettere e delle arti in Italia, Milano 1858, pp. 519-521; P.A. Curti, L'Aurora dell'indipendenza d'Italia, in Album delle Esposizioni di belle arti in Milano ed in altre città d'Italia, XXIV (1860), pp. 61-66; La Nuova Italia. Lavoro dello scultore F., in Gazzetta di Milano, 3 marzo 1863; David. Statua in marmo dello scultore F., in L'Emporio pittoresco, 25 settembre-1° ott. 1864; La Nuova Era d'Italia. Gruppo colossale dello scultore F., ibid., 9-15 ottobre 1864; L. Chirtani, L'arte negli studi degli artisti, III, F., in Il Pungolo, 8 marzo 1875; Notizie varie, in LaPerseveranza, 1° luglio 1876; Belle arti. La Deposizione. Gruppo di I. F., in L'Illustr. italiana, 27 ag. 1876, pp. 199 s.; G. Rovani, Le tre arti, Milano 1877, pp. 187 s.; Monumento a Vittorio Emanuele in Legnago, in L'Illustr. italiana, 15 maggio 1881, pp. 310 s.; L. Chirtani, Lo scultore F., ibid., 30 apr. 1882, pp. 307-309; F. Sebregondi, in Atti della R. Accademia di belle arti in Milano, 1882, pp. 93-98; G. Fraccaroli, Lo scultore I. F. Discorso commemor., Verona 1883; N. Tarchiani, La scultura ital. dell'Ottocento, Firenze 1936, p. 19; E. Piceni - M. Cinotti, La scultura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Roma 1962, p. 589; S. Marinelli, L'arte in esilio, in Il Veneto e l'Austria. Vita e cultura artistica nelle città venete 1814-1866 (catal., Verona), Milano 1989, pp. 22-39; M. De Micheli, La scultura dell'Ottocento, Torino 1992, pp. 61 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 271 s.