ZILETTI, Innocente
Nacque a Orzinuovi, nella Bassa bresciana, intorno al 1445. Il padre si chiamava Bartolomeo, mentre è ignoto il nome della madre.
Dopo gli anni della formazione, che non è possibile dire dove sia avvenuta, divenne maestro di grammatica. Una rilevazione anagrafica del 1473, che lo definisce ventottenne, fornisce alcune notizie importanti sull’inizio della sua carriera. Risulta, infatti, che Ziletti dimorava a Verona presso la famiglia di un importante patrizio locale (ma di lontane origini bresciane), Nicola Medici, dove svolgeva il ruolo di precettore.
Nel torno di alcuni anni, tuttavia, Ziletti dovette rivolgere la propria professionalità verso il mondo dell’editoria e del commercio librario, nel quale lo si ritrova a più riprese e con diverse mansioni. Già nel 1476, infatti, Innocente è direttamente coinvolto nella celebre stampa del volgarizzamento, opera di Donato degli Albanzani, del De viris illustribus di Petrarca, realizzata nel piccolo centro di Poiano, non lontano da Verona, e licenziata il 1° ottobre nell’ambito dell’estemporanea esperienza editoriale dell’antiquario veronese Felice Feliciano (ISTC, ip00415000).
L’edizione è assai problematica sia per le diverse composizioni tipografiche che interessano alcune carte, sia per la presenza di cornici silografiche (rimaste spesso vacanti) che dovevano accogliere particolari titoli manoscritti realizzati dallo stesso Feliciano. Nel complesso si tratta di un prodotto non rifinito e che mostra problemi evidenti nel confezionamento, segno di una perizia ancora non pienamente raggiunta dall’anonimo tipografo cui Feliciano e il suo «adiutor sociusque» Ziletti si erano rivolti.
Innocente rimase a Verona ancora per diversi anni, ma il suo lavoro nel contesto dell’editoria locale è difficilmente inquadrabile: è probabile che abbia affiancato all’attività di precettore quella di libraio che, secondo un uso invalso all’epoca, occasionalmente poteva anche finanziare alcune edizioni. Lo conferma un documento del 15 luglio 1480, sottoscritto in casa Medici, nel quale Ziletti, definito «bibliopola», risulta creditore per la cospicua somma di cinquanta ducati dell’ebreo Datalo di Samuele da Terracina. Quest’ultimo si liberava da ogni obbligo cedendo a Innocente un credito vantato verso il comune di Verona. Il prestito sarà forse da mettere in relazione all’attività di Ziletti e, vien da pensare, all’impresa di un’altra edizione che vede il suo nome: il De bello Iudaico di Giuseppe Flavio, curato da Ludovico Cendrata e sottoscritto dal tipografo francese Pierre Maufer il 25 dicembre 1480 (ISTC, ij00484000), da intendere, se fosse stato adottato il mos veronensis, 1479.
Alcuni versi latini posti nelle carte iniziali (c. p2v), in coda ai testi prefatori, benché di non limpida interpretazione, sembrano infatti alludere al possibile ruolo di finanziatore da parte di Innocente: «Post haec noscere forsitan requiris / Qua impensa niteo nouis lituris / Hoc transibo neque Innocens Ziletus / Exortus puer Vrceis nouellis / Sed Veronae alitus diu per orbem | Dum praestat ueniam legendus auro / Exhausit simul assibus crumenam».
Non è chiaro quando Ziletti abbia lasciato Verona, ma alla metà degli anni Novanta è a Venezia, attivo sempre nell’ambito del commercio librario, ma non solo. Nel 1495, risulta una sua collaborazione, in qualità di correttore, con la tipografia di Giovanni da Cerreto di Trino del Monferrato alias Tacuino, per la realizzazione delle Emendationes in Catullum di Girolamo Avanzi (ISTC, ia01407000). Si tratta di una edizione molto nota, certo per la polemica catulliana dell’autore con Angelo Poliziano, ma anche per la presenza, in apertura, di una celebre lettera dell’Avanzi ad Agostino Moravo (di Olomouc). È comunque un ulteriore elemento che continua a legare Ziletti agli ambienti umanistici veronesi e che dimostra una permanente oscillazione tra attività commerciale, partecipazione editoriale e lavoro redazionale. Peraltro, i contatti con un personaggio come Avanzi, maturati probabilmente nell’ambito dell’esperienza veronese, continueranno anche negli anni a venire.
L’anno seguente, a seguito dell’omicidio del cartolaio Bartolomeo da Pavia, Innocente, in qualità di agente di un altro editore originario di Trino del Monferrato ma attivo a Venezia, Bernardino Stagnino, si recò a Ferrara, con il compito di recuperare alcuni libri depositati presso la bottega della vittima. Il 28 marzo 1496 Ziletti sottoscrisse una dichiarazione giurata in qualità di «factor et procuratorio nomine, ut asseruit, Bernardini Stagnini de Pedemontium» (Archivio di Stato di Ferrara, Archivio notarile antico, Giorgio Aurelio Romanini, pacco 1, prot. 1496), nella quale sosteneva che tutta la merce ritrovata apparteneva allo Stagnino. Il documento è mutilo, ma definisce un altro aspetto dell’attività dello Ziletti, qui in azione come agente commerciale per un importante editore veneziano di libri accademici.
Messe forse da parte le ambizioni editoriali, Innocente dovette dedicarsi con sempre maggiore costanza al lavoro di libraio, cui si sommava quello di agente per grandi figure. Viene, infatti, definito librarius anche in un atto rogato dal notaio Francesco Malipiede l’8 ottobre 1499, che vede Innocente nella veste di semplice testimone.
Che Ziletti si fosse in pochi anni ben inserito nel mercato librario veneziano lo testimoniano due documenti del 1501. Nel primo, del 13 febbraio, Innocente è testimone durante la dettatura del testamento di tale Giovan Battista dalla Zastia, insieme al «zitador da lettere» Pietro Cafa, un fonditore di caratteri che lavorava in quegli anni per Aldo Manuzio e di lì a poco avrebbe lasciato la laguna per seguire l’editore ebreo Gershom Soncino a Pesaro.
Il secondo, del 19 marzo, viene rogato in casa dello stesso Ziletti, nella contrada di S. Sofia, ed è un contratto di affitto a favore di Girolamo Avanzi, in cui figurano come testimoni altri due librai: Antonio da Ragusa e Bartolomeo di ser Pietro.
Dieci anni dopo, il 22 dicembre 1511, Ziletti dettava il proprio testamento, che veniva rogato da Giovanni Antonio da Treviso, un notaio che aveva rapporti con altri nomi noti dell’editoria veneziana, come il già citato Stagnino e il suo socio occasionale Gregorio de Gregori, di origini forlivesi. Il documento fu redatto in casa del tipografo-editore mantovano Giorgio Arrivabene, sempre «in confinio Sancte Sophie», del quale Innocente risulta un collaboratore stretto in ambito commerciale. Oltre all’aspetto professionale, i rapporti tra i due dovevano essere particolarmente stretti: Ziletti, che è a letto, dimora infatti stabilmente presso l’Arrivabene – «quem semper non secus ac fratrem amavit et dilexit» – che è nominato erede universale, oltre che commissario insieme al veronese Pietro Avanzi, fratello di Girolamo. Tra i beneficiari figurano altri familiari dello stesso Arrivabene: la moglie, Paola, e le figlie, Clara e Cornelia. A Girolamo Avanzi vengono affidate alcune carte, tra cui «unum chirographum existens in capsula», con precedenti volontà da ritenere nulle (Archivio di Stato di Padova, Notarile, b. 3969, cc. 8v-9r).
La nutrita schiera di testimoni dimostra ancora una volta la rilevanza dell’attività dello Ziletti: oltre a personaggi molto noti del mondo del libro veneziano, come Andrea Torresani, si trovano figure ‘minori’ come Zanetto de Assilbo, figlio di Pietro (quest’ultimo probabilmente da identificarsi con l’autore di Regulae grammaticales, tràdite in un manoscritto del 1434 oggi alla Medicea Laurenziana), «impressor librorum»; Giovanni Battista da Cavriana, anch’egli «impressor librorum, quondam Cremonini Malpe; Matteo de Galtaciis», bresciano; Bernardo Bigecino da Salò («impressor»). Meritano una menzione particolare il tipografo Annibale da Parma, da identificare con Annibale Fosio, che aveva sottoscritto alcune edizioni a Venezia negli anni Ottanta del Quattrocento, ma di cui non si avevano più notizie, e il sacerdote di origini montenegrine Luca Panaetius de Ulchinense, che si ritroverà poi attivo a Venezia come editore, ancora per diversi anni. Quest’ultimo, il de Galtaciis e il Bigecino, che si può ipotizzare fossero gli operai dell’officina, abitavano anch’essi nella stessa casa dell’Arrivabene, a definire una comunità di personalità attive nell’atelier dell’editore mantovano. Il documento prevedeva anche, secondo accordi già presi con i frati, la sepoltura presso il convento di S. Francesco della Vigna.
Non si conosce la data precisa della morte, che vista l’assenza di ulteriori testimonianze e lo stato di salute del testante, andrà collocata tra gli ultimi giorni del 1511 e l’inizio del 1512.
Archivio di Stato di Ferrara, Archivio notarile antico, Giorgio Aurelio Romanini, pacco 1, prot. 1496; Archivio di Stato di Padova, Notarile, b. 3969, cc. 8v-9r; Archivio di Stato di Venezia, Contratti di affittanza, 1477-1790: ex busta del Duca di Rivoli; Notarile, Francesco Malipiede, b. 718, c. 121r-v; Archivio di Stato di Verona, Notarile, 11727: Virgilio Zavarise, prot. VI, 1479 aprile 12-1481 marzo 29, c. 95r. B. Cecchetti, Stampatori, libri stampati nel sec. XV. Testamento di Nicolò Jenson e di altri tipografi in Venezia, in Archivio Veneto, XVIII (1887), pp. 457-467 (in partic. p. 460); C. Garibotto, I maestri di grammatica a Verona (dal ’200 a tutto il ’500), Verona 1921, p. 36; Catalogue of Books printed in the XVth Century now in the British Museum, V, London 1927, p. 530; VII, London 1937, pp. 951, 1073; G. Dondi, Cafa, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, XVI, Roma 1973 pp. 235-237; D.E. Rhodes, Two Venetian editions of Aristotle’s ‘De anima’. With an account of the career of Lucas Olchinensis, in Gutenberg Jahrbuch, LI (1976), pp. 186-189; G.M. Varanini, Per la storia della tipografia veronese nel Quattrocento. Due schede d’archivio, in Italia Medioevale e Umanistica, XXV (1982), pp. 407-415 (in partic. pp. 413-415); M. Billanovich, Notizie e proposte per Innocente Ziletti, in Italia Medioevale e Umanistica, XXX (1987), pp. 375-378; G.M. Varanini, Nuove schede e proposte per la storia della stampa a Verona nel Quattrocento, in Atti e memorie della Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, s. 6, XXXVIII (1986-1987), pp. 243-267 (in partic. pp. 251-253); A. Contò, La società Maufer-Confalonieri e la stampa quattrocentesca di Virgilio, in Verona illustrata, III (1990), pp. 23-33; D. Fattori, Spigolature su Felice Feliciano da Verona, in La Bibliofilia, XCIV (1992), pp. 263-269; A. Contò, “Non scripto calamo”. Felice Feliciano e la tipografia, in L’“antiquario” Felice Feliciano veronese. Tra epigrafia antica, letteratura e arti del libro. Atti… Verona… 1993, a cura di Id. - L. Quaquarelli, Padova, 1995, pp. 289-312; T. Plebani, Fosio, Annibale, in Dizionario biografico degli italiani, LI, Roma 1997, pp. 51-53; A. Nuovo, Il commercio librario a Ferrara tra XV e XVI secolo. La bottega di Domenico Sivieri, Firenze 1998, pp. 87-91; A. Contò, Il testamento di Innocente Ziletti da Orzinuovi, in Bibliotheca, I, 2 (2002), pp. 132-136; G. Nova, Stampatori, librai ed editori bresciani in Italia nel Quattrocento, Brescia 2002, pp. 124 s.; A. Contò, scheda 188, in Mantegna e le arti a Verona 1450-1500, a cura di S. Marinelli - P. Marini, Venezia 2006, pp. 455 s.; L. Armstrong, Petrarch’s Famous Men in the Early Renaissance. The Illuminated Copies of Felice Feliciano’s Edition, London 2016, passim; D. Fattori, La prima edizione delle Epistolae del X libro di Plinio il Giovane (1502). Girolamo Avanzi, Pietro Aleandro e un “illustre sconosciuto” veronese: Giovanni Battista Baldo, in La Bibliofilia, CXXI, 2019, pp. 67-91; Incunabula Short-Title Catalogue (ISTC), http://www.bl.uk/catalogues/istc/ (3 novembre 2020).