Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Architetto, scenografo, connoisseur e uomo di teatro, introduce per la prima volta in Inghilterra gli ideali classici del Rinascimento italiano. Affascinato dalla cultura umanistica e antiquaria, viaggia per l’Italia studiandone i monumenti antichi e, soprattutto, l’opera del Palladio, di cui diviene il principale interprete e diffusore nel Nord. Dà origine in architettura a quel movimento denominato “palladianesimo”, che culmina in Inghilterra nella prima metà del Settecento.
Premessa
Il ruolo di Inigo Jones nell’Inghilterra del primo Seicento è analogo a quello diLeon Battista Alberti nell’Italia del Rinascimento. Alberti aveva ridato vita ai canoni classici e nuovo impulso all’architettura, rivendicandone il carattere di disciplina liberale. Sulle stesse premesse, Jones interrompe la tradizione architettonica e decorativa del periodo di Elisabetta I, ferma su posizioni goticizzanti o fortemente determinata dai modelli fiamminghi; rilancia la figura professionale dell’architetto, investendolo di dignità intellettuale e di una autorità assoluta riguardo all’intero progetto artistico.
Ancor prima che architetto, Jones si afferma quale scenografo alla corte cattolica di Giacomo I Stuart e della consorte Anna di Danimarca. Poche le notizie sulla formazione, che sembra essersi avviata nello studio di tal Marcus Gheeraerts, pittore di ritratti.
I viaggi in Italia
Un primo soggiorno italiano, non documentato, risale agli anni precedenti al 1602, periodo in cui Jones viene a contatto con le forme di teatro in uso presso le corti italiane. Una tale esperienza si riflette poi nell’attività scenografica quando, dal 1604, è incaricato da Giacomo I degli apparati e degli spettacoli di corte.
Jones indirizza il teatro inglese (Masque o Mask) verso una forma più complessa e spettacolare, che risente della scenotecnica italiana. A partire dall’allestimento di The Masque of Blackness (1605), su testi di Ben Jonson, Jones introduce per la prima volta la scena prospettica “all’italiana”, che sostituisce il tradizionale scenario che circonda la sala; seguono Masque of Hymen (1606), con la messa in opera della machina versatilis, Barriers (1610) e Oberon, The Fairy Prince (1611), spettacoli in cui Jones utilizza la scaena ductilis, una scena mobile formata da due telai che scorrono ai lati del palcoscenico, aprendosi direttamente sulfondale.
Nel 1613 si reca nuovamente in Italia in compagnia del mecenate e collezionista Thomas Howard, conte di Arundel. Jones ripercorre dal vivo le opere del Palladiosulla scorta del celebre trattato I quattro libri dell’architettura, edito a Venezia nel 1601, di cui annota scrupolosamente le tavole; viaggia tra Venezia, dove incontra loScamozzi, e l’entroterra veneto (Vicenza, Padova), spingendosi fino aRoma e a Napoli. Durante questo soggiorno, oltre ai più importanti trattati italiani di architettura, acquista numerosi disegni autografi del Palladio.
Un album di disegni riferibile agli anni del viaggio in Italiaconservato ora a Chatsworth testimonia l’interesse rivolto principalmente ai monumenti dell’antichità. Sul versante figurativo, i disegni e le incisioni di Guercino,Schiavone, AgostinoCarracci, eParmigianino (di cui Jones è appassionato) costituiscono le sue preferenze in campo grafico e rappresentano fonti d’ispirazione per i personaggi dei masques.
Nel 1615, al suo ritorno in Inghilterra, viene nominato Sovrintendente Generale dei Lavori della Corona (Surveyor of Works). Mentre continua a occuparsi degli allestimenti teatrali di corte, si potenzia la sua attività di architetto: nel 1615 iniziano i lavori per la residenza della regina Anna a Greenwich (Queen’s House), concepita, secondo lo schema italiano, come villa a due corpi collegati da un’ampia arcata. Con questo progetto Jones recupera alcune importanti tipologie dell’architettura rinascimentale veneta e toscana: la pianta e lo sviluppo orizzontale dell’edificio richiamano la Villa Mediceadi Giuliano da Sangallo aPoggio a Caiano, mentre il motivo della loggia aperta riprende idee dello Scamozzi (Villa Molino presso Padova).
Fatti culturali del tutto nuovi per l’Inghilterra, isolata da decenni dal resto d’Europa (prima diJones gli architetti inglesi avevano conosciuto i modelli rinascimentali per lo più attraverso mediazioni francesi o fiamminghe), sono l’uso ortodosso degli ordini classici, l’introduzione dei rapporti proporzionali, la corrispondenza tra decorazione interna ed esterna.
Dopo il Phoenix Theatre a Drury Lane, che inaugura la moderna tipologia del teatro britannico, Jones realizza tra gli anni 1619 e 1622 la nuova Banqueting House, la sala per gli spettacoli di corte, inserita nel complesso architettonico tardomedievale diTudor Palace a Whitehall. Lo schema adottato è quello della basilicaclassica ad aula unica, nelle proporzioni di un doppio cubo, per una lunghezza di 33,5 metri. L’uso dell’ordine composito, la definizione delle proporzioni fin nei minimi dettagli (con l’assunzione del diametro della colonna o della parasta come modulo), il disegno delle finestre, sono tutti elementi di chiara derivazione palladiana. Nello stesso edificio Rubens realizzerà tra il 1629 e il 1635 la decorazione del soffitto. Insieme con la Queen’s House (ampliata da John Webb nel 1661), la Banqueting House è tra le poche testimonianze che si siano conservate.
In occasione delle nozze di Carlo I Stuart con Enrichetta Maria di Francia, Jones conclude, nel 1625, la Queen’s Chapel presso Saint James Palace, la cappella di rito cattolico iniziata due anni prima. Come già per la Banqueting House, l’idea progettuale è quella delle forme semplici e pure: l’ambiente unico con volta a cassettoni di legno, la finestra serliana (che diverrà da questo momento motivo ricorrente nell’architettura religiosa e civile), i conci di pietra agli angoli della facciata coronata dal timpano rispecchiano l’intento di Jones, teso al recupero consapevole del vocabolario classico palladiano e alla semplificazione delle soluzioni formali.
È di questi anni la rilettura in chiave di classicismo primitivo del complesso megalitico di Stonehenge; il grandioso monumento del II millennio a.C. viene infatti identificato da Jones come tempio tuscanico dedicato al dio Coelus o Uranus, come mostrano i disegni pubblicati più tardi dall’allievo JohnWebb nel volume A Vindication of Stone-Heng (Londra1655).
Il progetto per la sistemazione del Covent Garden, uno dei primi esempi su suolo inglese di regolarizzazione di un tracciato e di inserimento di una piazza come luogo pubblico destinato agli incontri e ai commerci, risale agli anni 1631-1635. A coronamento dell’insieme architettonico, Jones erige sull’asse principale la chiesa di Saint Paul di ordine tuscanico, che anticipa col suo aspetto severo ed essenziale soluzioni che saranno proprie dell’architettura neoclassica del Settecento.
Incaricato nel 1634 dei restauri della cattedrale di Saint Paul a Londra, interviene nella facciata occidentale, introducendo un maestoso portico corinzio a otto colonne (il più grande costruito in Europa dai tempi dell’antichità), che egli deriva direttamente dalla ricostruzione di Palladio del tempio di Antonino e Faustina nel Foro romano. Il portico venne distrutto nell’incendio del 1666, ma ne rimangono i disegni.
Gli spettacoli alla corte degli Stuart
Negli anni 1604-1631, all’epoca della collaborazione di Jones col celebre drammaturgo Ben Jonson, il genere del masque raggiunge il massimo splendore letterario e scenografico,arrivando a saldare armonicamente pittura, poesia, musica e danza.
Con l’affermarsi della propria autorità artistica all’interno della corte, Jones tenderà tuttavia a privilegiare sempre più il ruolo delle immagini rispetto ai testi e alla musica, così da trasformare il masque in un insieme di “dipinti dotati di movimento”, secondo le sue stesse parole. Da qui la rottura definitiva con Jonson.
Successivamente al secondo viaggio italiano e al contatto con le esperienze del teatro e delle feste di corte francesi, il repertorio di Jones si arricchisce di nuove immagini, sempre più elaborate, caratterizzate dal ricambio continuo delle scene e dalla messa a punto di nuove tecniche. Le figure bizzarre di Jacques Callot che avevano avuto una diffusione europea attraverso le incisioni, costituiscono negli anni Trenta la fonte principale per la creazione dei personaggi anti-masques; l’assimilazione di questo repertorio segna un ulteriore maturazione del suo stile grafico.
Gli allestimenti scenici risentono inoltre del suo impegno come architetto: la prima scena di Time vindicated to himself and his Honour (1623) si apre con la presentazione dell’edificio della Banqueting House in costruzione; l’inserimento di vedute urbane, prospettive architettoniche o singoli edifici, curati nei particolari e dall’aspetto per nulla effimero, costituisce lo scenario di spettacoli quali The Vision of Delight (1617); Albion’s Triumph (1632); Britannia Triumphans (1638).
L’eredità di Inigo Jones
Gli ultimi allestimenti teatrali di Jones risalgono al 1640 con le rappresentazioni di Salmacida Spolia e di The Queen of Aragon. Nel 1642, ormai settantenne, lascia l’incarico e fino al 1645, anno in cui Jones viene fatto prigioniero durante il sacco di Basing House, non si hanno notizie. John Webb è un divulgatore efficace del linguaggio di Inigo Jones. Del maestro eredita una parte considerevole di progetti autografi, che continuerà a rielaborare nel corso degli anni.
Nella seconda metà del secolo l’attività dell’architetto ChristopherWren, che ha una formazione di matematico e astronomo, coincide con la ricostruzione di Londra , distrutta dal terribile incendio (Great Fire) del 1666. Superando il rigore delle posizioni di Inigo Jones, lo stile di Wren è il frutto di un compromesso fra la tradizione classicista francese dei Mansart, Le Vau eLemercier e l’audacia delle soluzioni barocche, che ormai trionfano nel resto d’Europa: Wrenammira soprattutto Bernini, che incontra a Parigi nel 1665, quando l’architetto italiano si trova ospite della corte di Luigi XIV.
Durante il regno di Carlo II, Wren prepara un ambizioso piano urbanistico della città, aggiornato alle esperienze edilizie francesi, che comprende piazze, rettilinei, strade radiali ed edifici pubblici che, secondo le nuove tendenze europee, mirano a una sistemazione globale e unitaria della città; il progetto di Wren non verrà mai attuato, perché ritenuto troppo radicale.
A partire dal 1670 egli inizia comunque la ricostruzione di cinquantatré chiese della City, tra cui la cattedrale di Saint Paul, gravemente danneggiata dall’incendio del ’66, con l’imponente cupola alta 112 metri poggiante sul colonnato, che recupera alla luce di nuove soluzioni strutturali, i modelli dellamichelangiolesca cupola di San Pietro e del tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante.
Al principio del Settecento l’architetto e letterato Colen Campbell, con la pubblicazione diVitruvius Britannicus (Londra, 1715-1725), ripropone all’attenzione del dibattito architettonico la figura diInigo Jones, colui che aveva posto le basi di uno stile nazionale, dai caratteri moderni e universali, in cui poteva riconoscersi la classe emergente Whig. Da qui una nuova e fiorente stagione palladiana che attraversa tutta la prima metà del secolo, promossa da lord Burlington, da WilliamKent e dallo stesso Campbell, stagione ormai partecipe di un gusto e di una sensibilità propriamente neoclassiche.