INFLUENZA (fr. grippe)
Grippe, febbre spagnola, febbre catarrale. Malattia infettiva ad agente sinora ignoto, che esiste allo stato endemico in tutte le parti del globo e può in alcuni periodi dare epidemie e pandemie. È caratterizzata da depressione generale, artralgie, febbre, stato catarrale delle vie superiori, facilità alle complicazioni. Epidemie quasi certamente influenzali si trovano già menzionate negli scritti d'Ippocrate e in cronache medievali. Fra le più importanti pandemie da segnalare sono quelle del 1557 che colpì tutta l'Europa, e del 1580, in Europa e Asia; quella del 1889-90 e quella del 1918, durante e subito dopo la guerra mondiale, diffusa in tutte le parti del mondo. Le epidemie influenzali sono caratterizzate dalla rapidità d'invasione e di diffusione; nei luoghi colpiti la morbilità raggiunge cifre notevolmente alte. Ogni epidemia presenta un particolare tipo di complicazioni e un particolare grado di morbilità e di mortalità (geni epidemico). La malattia non sembra originata da nessuno degli agenti che sinora ne sono stati ritenuti causa, compreso il bacillo di Pfeiffer, che pare sia invece un microbo di sortita d'un virus filtrabile che oggi si ritiene specifico dell'influenza. Sullo sviluppo dell'epidemia influenzale pare influiscano le rapide variazioni termiche. La malattia consiste in febbre che raggiunge anche gradi elevati, cefalea intensa, catarro nasale, stanchezza notevole, anoressia, bruciore degli occhi, dolori vaghi per tutto il corpo, e specie agli arti; dopo qualche giorno i sintomi scompaiono, ma permane uno stato di notevole astenia, e in tal periodo facili sono le complicazioni. Le forme più complesse dànno risentimento o a carico dell'apparato respiratorio (laringotracheiti, bronchiti) o del sistema nervoso (cefalea, nevralgie, delirio, stupore) o dell'apparato digerente (anoressia, vomito, stitichezza o diarrea, sindrome tifosa, itterizia). Le complicazioni più gravi possono essere svariatissime, date dai germi più diversi (polmonite, meningite, mielite, pericardite, endocardite). Non esiste una terapia specifica.
Patologia veterinaria. - Influenza del cavallo. - Sulla base della diversa sintomatologia dell'immunità specifica e della patologia sperimentale, venne da D. Dieckerhoff distinta la forma d'influenza catarrale (Pferdestaupe), da quella d'influenza pettorale (Brustseuche). L'influenza catarrale è di solito benigna, accompagnata da infiammazione catarrale delle mucose dell'organismo e spesso da infiammazione del connettivo sottocutaneo, dei tendini e loro guaine. È prodotta da un virus filtrabile (G. Finzi), presente nel sangue, in tutti i materiali di secrezione e d'escrezione dell'organismo; il contagio si può trasmettere anche con l'accoppiamento sessuale, pure a distanza di mesi e di 1-2 anni dall'avvenuta infezione. L'influenza pettorale è caratterizzata da polmonite crupale o da pleuropolmonite e spesso da infiltrazione infiammatoria del connettivo sottocutaneo e delle guaine tendinee. L'agente specifico (non ancora bene dimostrato) non è filtrabile; si localizza nel secreto del lume bronchiale e degli alveoli polmonari (G. Gaffky); intervengono come agenti d'irruzione secondaria lo Streptococcus pyogenes equi, il Bacillus bipolaris equisepticus. L'influenza pettorale è meno contagiosa ma più grave della catarrale; oltre alla cura sintomatica, richiede quella chemioterapica (salvarsan, neosalvarsan, ecc.) e sieroterapica (siero antistreptococcico). La profilassi delle due forme d'influenza si basa sui metodi diretti; per entrambe vige in Italia l'obbligo di denuncia.