infingersi (infignersi; infinghe, in rima, II singol. cong. pres.; infignirei, in rima, I singol. cond. pres.)
Il verbo, che indica propriamente " nelle parole e negli atti voler far parere che si pensi o si senta più o meno del vero o tutt'altrimenti " (Tommaseo-Bellini) ed equivale al moderno " fingere ", ricorre in If XXIV 130 'l peccator, che 'ntese, non s'infinse, / ma drizzò verso me l'animo e 'l volto, nel senso di " dissimularsi ": " quod Dantes conoscebat eum cum nominasset et manifestasset se, non s'infinse [Vanni Fucci], quia non poterat amplius se celare " (Benvenuto; v., per i moderni, Pagliaro, Ulisse 339 n. 12).
Assai discutibile la proposta del Porena (" non esitò ", dal francese antico se feindre), ipotesi che pare in contrasto con le numerose attestazioni antiche del verbo, che vanno dai primordi della lirica d'arte volgare, ai volgarizzatori fino a Boccaccio. Attestazioni simili anche in Fiore LXV 5, XCI 11, CLXXXVII 10. Participio passato con valore aggettivale, in Fiore CLXIX 14 fa... infinte druderie.
Bibl. - Parodi, Lingua 356.