infarto e ictus
Quando un'arteria si blocca o si rompe
L'infarto è il danno che si crea in un organo del corpo per mancanza di sangue: nel caso più frequente ciò avviene nel cuore e si ha l'infarto cardiaco. L'ictus è un danno improvviso al cervello che di solito è dovuto a un infarto, ma che può anche derivare dalla fuoriuscita di sangue da una arteria che si rompe. Infarto e ictus sono frequenti, specialmente nei paesi industrializzati, e possono causare la morte
"Che ti venga un colpo!". Di che 'colpo' si parla quando si sente questa frase? Ebbene, si tratta di un augurio davvero poco gentile perché il 'colpo' in questione è un ictus. Infatti ictus in latino significa "colpo", e lo stesso significato lo ha anche la parola inglese stroke. Il termine è appropriato perché definisce una caratteristica fondamentale di questa malattia come pure dell'infarto: l'inizio quasi sempre improvviso.
Nel caso dell'infarto cardiaco (cuore) si prova un forte dolore al torace, a volte esteso alle braccia (più spesso a sinistra). Altre volte, invece, ci si accorge della malattia solo quando le sue conseguenze diventano evidenti: affaticamento anche dopo minimi sforzi, perché il cuore non riesce più a contrarsi adeguatamente. Quando il danno al cuore è molto esteso l'infarto può essere mortale.
I sintomi dell'ictus, che si tratti di un infarto o di una emorragia, dipendono soprattutto dall'area del cervello colpita: si può avere una improvvisa mancanza di forza (paralisi) e di sensibilità a una metà del corpo, a volte con difficoltà a parlare, oppure offuscamenti della vista o incapacità a mantenersi in equilibrio. Quando la zona danneggiata è vasta, la persona può andare in coma o morire. In alcune emorragie cerebrali il disturbo iniziale è un improvviso, violentissimo mal di testa (come una pugnalata) a livello della nuca.
L'infarto del cuore e quello del cervello possono essere preceduti da 'campanelli di allarme' che avvertono del prossimo verificarsi di un episodio più grave. Nel caso del cuore si parla di angina pectoris: brevi periodi di dolore acuto al torace, spesso durante l'attività fisica. Nel caso del cervello si possono avere fenomeni simili all'ictus ma della durata di pochi minuti o poche ore.
L'infarto è quasi sempre dovuto alla chiusura di una arteria. Se il sangue non arriva, mancheranno ossigeno e nutrimento e le cellule del tessuto inizieranno a soffrire. Se la mancanza di sangue continua, le cellule muoiono e il danno diventa irreversibile. La gravità dell'infarto dipende dalla grandezza dell'arteria che si chiude e dalla velocità con la quale si verifica la chiusura: se è lenta, può esserci abbastanza tempo perché si formino nuove arterie che potranno sostituire quella danneggiata. La causa più frequente di chiusura di una arteria è la arteriosclerosi, ossia la presenza di placche di materiale solido che si accumula nell'arteria fino a creare un tappo. In questo caso si parla di trombosi. Se invece il materiale si stacca dalla trombosi e, trasportato dal sangue, va a chiudere una arteria più piccola si parla di embolia.
Nell'emorragia, l'arteria non si chiude ma si rompe. Le cause più frequenti di rottura di una arteria sono la pressione del sangue troppo alta o un aneurisma (una specie di 'palloncino' che si forma per il cedimento della parete di una arteria).
Dopo un infarto ‒ del cuore o del cervello ‒ è necessario mantenere il sangue più fluido, quindi con meno tendenza a chiudere le arterie. In alcuni casi è possibile, con le medicine, sciogliere il materiale solido che ha chiuso l'arteria.
È importante eseguire le cure a breve distanza dall'inizio dell'infarto o dell'ictus per limitare il numero di cellule danneggiate, che cuore e cervello hanno difficoltà a riparare.
Data la gravità di queste malattie è fondamentale cercare di prevenirle, tenendo sotto controllo i più importanti fattori di rischio: pressione alta, diabete, obesità, aumento del colesterolo nel sangue, fumo.