INDO ("Indus ab incolis Sindus appellatus", Plinio, da cui poi, attraverso il persiano e il greco, Hindus e Indus; A. T., 92-93)
Importante fiume dell'India anteriore nordoccidentale, che ha dato il nome alla penisola e al popolo che la abita, noto già a Ecateo di Mileto (principio del sec. VI avanti Cristo). Coi suoi 3190 km. di corso è solo al 24° posto per lunghezza tra i fiumi della terra (poco più lungo del Danubio) e con 960 mila kmq. di superficie al 21° posto per bacino (appena un ottavo del Rio delle Amazzoni), superato nell'Asia stessa da altri 7 fiumi, tra cui il Gange. Avendo il corso superiore nelle più alte montagne del globo e il corso inferiore (a somiglianza del Nilo) in una regione arida, ha grandissima importanza per l'agricoltura e per l'insediamento.
Verso E. e NE. il bacino è limitato dal Deserto Indiano (Thar) e dal bacino del Gange con cui è in comunicazione attraverso una soglia molto depressa (m. 282). Lo spartiacque corre quindi con grandi sbalzi sull'altipiano del Tibet, che in parte costituisce un grandissimo bacino interno, s'appoggia alle catene del Karakorum e dell'Hindukush (che manda acque anche all'Amudaria) e segue infine le catene di Sulaiman e di Kirthar (Belūcistān). Il suo limite più occidentale è presso il M. Kailas a 820 E., quello più occidentale a 660 (presso Kalat). Le sorgenti del fiume sono segnate con buona approssimazione in una carta dell'India pubblicata in un'enciclopedia giapponese del 1714 (e fatta conoscere in occidente da Klaproth nel 1826), la quale si basa probabilmente su materiale raccolto già nel sec. VII da studiosi cinesi; alle sorgenti si avvicinarono anche i Punditi di Montgommery nella seconda metà del secolo XIX, ma solo il 10 settembre 1907 Sven Hedin poté pervenire al luogo dove alcune pietre votive indicano l'origine dell'Indo, il Singikabab dei Tibetani, 31°20′ N. e 81°45′ E., 5165 m. s. m. La sorgente sgorga da un calcare bianco, poroso, a strati quasi orizzontali, e non essendo alimentata da ghiacciai ha piccola portata (soltanto un terzo di mc. al secondo); a differenza però degli altri rami, molti dei quali hanno corso più lungo, si mantiene costante anche d'inverno. Una sessantina di km. più a sud, dalle vicinanze del lago Manasarowar (convento di Dölchu, 4517 m.) ha origine il Sutlej, il maggiore degli affluenti dell'Indo.
Il piccolo torrente comincia a scorrere tra due catene parallele in una valle desolata e nuda e riceve come primo aflluente il Langchu (3 mc. al secondo di portata); a 32° 28′ e 79°43′, 4267 m. s. m., s'unisce con un ramo più occidentale (Gartang) e spostatosi a O. della catena ladaca è ingrossato dal Hanle; abbandonato il Tibet, comincia a percorrere il Kashmir con una valle longitudinale, attraversando la regione di Rupshu; dopo una settantina di km. s'allarga, quindi per 100 km. la valle (detta Rong) ridiventa stretta e scavata in terreni facilmente erodibili. Questa successione di gole incassate e di bacini più o meno larghi è appunto la caratteristica principale del corso montano. Presso Leh (3490 m.) l'Indo s'allarga ancora; la cittadina (3000 ab.) con le sue alte case tibetane domina dall'alto i campi ben irrigati; ivi il fiume è largo 20 m., profondo da 1,5 a 3. Più a valle l'Indo scorre su terreni eocenici; il corso è accompagnato da terrazze (che portano la strada e dei piccoli centri) e presenta segni di rinnovata erosione. Ingrossato dal Zaskar giunge così a Kalchi (m. 2953). L'alto bacino (97 mila kmq.) ha appena 2 ab. per kmq. e solo dove le valli si allargano offre possibilità di colture (orzo e albicocche); chiuso tra il Himalaya e il Karakorum, scarsa è la sua importanza anche come via di comunicazione. Procedendo, il fiume attraversa il massiccio granitico del Baltistan, con una valle giovanile, profondamente incassata, solitaria, interrotta da frequenti frane. Nuove acque gli porta il Shayok, che viene dal Karakorum e scorre a lungo parallelo al corso principale, tra questo gruppo e la catena ladaca. Il bacino di Skardu (150 kmq.), che rappresenta probabilmente il luogo dove avveniva anticamente la confluenza del ghiacciaio dell'Indo con il ghiacciaio del Karakorum (ivi sono traccie d'un lago lungo 160 km.), ha nel complesso caratteri desertici, salvo attorno al centro, che è il capoluogo del Baltistan, 2341 m. s. m., un'oasi irrigata, coltivata ad albicocche, gelsi, grano. La portata è già salita a questo punto a. 11 mila hl. al secondo. Subito dopo il fiume si chiude di nuovo stretto e incassato, riceve il Gilgit e a 1415 m., volgendo a O. e SO., inizia la traversata del Himalaya. Per quanto i circhi e i laghi non siano nel corso montano molto frequenti, le indagini condotte dal Dainelli hanno provato l'esistenza di 4 glaciazioni, che hanno lasciato i loro resti in molte terrazze, valli sospese, valli a truogolo. Durante le due prime glaciazioni, - tra la prima e la seconda delle quali è avvenuto un notevole sollevamento, come prova l'esistenza di terrazze prive di qualsiasi pendenza e la frequenza di valli sovraimposte, - la fiumana di ghiaccio arrivava con ogni probabilità fino in pianura. Il sistema idrografico non è del resto quello originario, ma è andato col tempo mutando.
L'Indo sbocca in pianura ad Attock, 338 m. s. m., presso il luogo dove confluisce da destra il Kabul, che viene da una zona boscosa; ivi esso è largo 200 m., profondo 10 (25 durante le piene) ed è attraversato da un importante ponte ferroviario. Sul Kabul è Peshawar, che vigila l'importante strada del Khyber Pass (verso l'Afghānistān). Il corso assume ora i caratteri di fiume di bassopiano, con un letto largo e divagante; la parte settentrionale della pianura è il Panjab (in persiano "cinque acque"), vasta regione agricola, fertile e densamente abitata, poi il fiume attraversa il Sind, che fin là è un territorio stepposo e quasi desertico, quindi forma il delta. Il bassopiano, che è ricoperto da terreni sabbiosi post-terziarî e che per vaste zone riceve meno di 250 mm. di pioggia all'anno, è sottoposto d'inverno a un regime di alta pressione e d'estate di bassa pressione (Multan: gennaio 763,1 mm.; luglio 746,1; Peshawar: 765 e 747,2); il monsone, che spira violento specialmente da SE., comincia a far sentire la sua influenza dal primo al 10 luglio e s'attenua in settembre; le precipitazioni diminuiscono da N. verso S. e da E. verso O. (Delhi 696 mm., di cui 597 durante il monsone; Lahore 500 e 384; Peshwar 345 e 122; Multan 168 e 117); non sono tuttavia del tutto escluse neppure precipitazioni invernali (circa il 6%). Percorsi ormai 1315 km., il corso si restringe un'ultima volta in corrispondenza del Salt Range (M. Sakesar, m. 1527), presso il quale, indice della scarsa antichità della pianura, si trovano sedimenti marini del Terziario recente. Procedendo verso S., mentre scarso tributo gli arriva da destra, dove i fiumi servono completamente all'irrigazione e hanno corso piuttosto breve (il fiume morde infatti le colline di Kirthar, m. 2100), riceve da sinistra le acque dei 5 fiumi (Panjanad, formato dal Sutlej, km. 1600; Chenab, km. 1200; Ravi, km. 700; Jhelum, km. 724; Bias, km. 290), ma dà vita a sua volta più a valle al Nara orientale, che solo di rado riesce ad attraversare il Thar e giungere al mare. Un tempo affluiva nell'Indo anche il Jumna (attraverso il letto asciutto del Ghaggar), che è stato poi catturato dal Gange. Tutto il corso del fiume è stato del resto (forse in virtù della legge di Baer) respinto verso O. (da 3 a 4 km. dal 1875 al 1911) e numerosi bracci morti e centri abbandonati sono la testimonianza degli spostamenti. Anche il Ravi e il Sutlej prima del 1796 confluivano 30 km. più a monte e il Saraswati, che era celebrato dai poeti indiani come un grande fiume, è ora un povero ruscello. Procedendo verso S. il letto diventa sempre più grande a causa delle diversità di portata tra piena e magra e dell'enorme massa di materiale in sospensione; dato poi che si ha equilibrio tra sedimentazione ed erosione, il fiume si alza dapprima a poco a poco sui suoi sedimenti e più tardi muta corso. Nei tratti abbandonati esistono dei piccoli laghi (dhaud); vi sono poi delle vaste zone saline (kalar o reh), delle dune sabbiose (buhr) alte fino a 60 m., le quali hanno una certa importanza per l'insediamento in quanto non vengono sommerse, ma estese sono soprattutto le alluvioni antiche (bhangar) e recenti (khadar) oppure grossolane e assai permeabili (bhabar). Per contrastare le modificazioni sono stati costruiti degli argini (band), soprattutto nel Sind (sulla destra del fiume: Nara Band, km. 124; Kashmar Band, km. 117; sulla sinistra: Carachi Canal Band, km. 157; Naich Band, km. 55; Fuleli Canal Band, km. 46,3). La portata dell'Indo dopo la confluenza del Panjanad è di 570 mc. al secondo durante le magre e di 13.500 mc. nelle piene. Presso la foce la portata ordinaria è di 5700 mc. (Danubio 6240), quella di magra 1100 mc. e 18 mila durante le piene (appena un ventesimo del Rio delle Amazzoni). Le massime portate si hanno in agosto. Notevole è la quantità di materie in sospensione (2500 g. al mc. durante le portate normali e 4500 nelle piene). Il delta, che d'inverno assume una tinta rossastra e d'estate è per la massima parte sommerso (vento di SE.), copre una superficie di 8000 kmq. (un decimo di quello del Gange) ed è una delle zone più calde della terra. Un tempo l'Indo si versava più a E. e a un suo ramo orientale si deve il riempimento della laguna occupata ora dalla distesa sabbiosa salina detta Rann of Cutch (60 mila kmq.), per alcuni mesi dell'anno essa pure sommersa; lo spostamento verso O. è stato causato da un terremoto nel 1819. Il delta, che ha inizio a S. di Haiderabad, è intersecato da moltissimi rami, assai variabili, di cui solo i principali arrivano alla costa, importuosa. Presso l'estremità occidentale del delta è la città di Karachi, sbocco del Panjab, sorta dalle sabbie nel 1869-1873, con 260.640 ab., seconda città del bacino dell'Indo (Lahore conta 429 mila ab.).
Il ramo principale del fiume dal principio del sec. XIX è quello di Bhagar, che è stato un po' regolato, ma che ha poca importanza per la navigazione, anche se la pendenza di esso è minima. Il trasporto delle merci (legname, fieno) si fa poi di solito soltanto col favore della corrente. Karachi, che è in comunicazione ferroviaria con Haiderabad, esporta invece il grano e il cotone, che sono le colture principali del bassopiano. Le portate variano molto anche a causa delle irrigazioni, che hanno importanza grandissima e possono essere effettuate in diversi modi. In origine erano molto diffusi i canali d'irrigazione (inundation canals), consistenti in bracci morti i quali ricevono acqua durante le piene, quando il letto principale si rialza. Gl'Inglesi hanno scavato anche canali artificiali (perennial canals), che nell'anteguerra servivano a irrigare 27.500 kmq.; è da aggiungere inoltre l'esistenza di numerose dighe (costruite soprattutto dai musulmani) e di pozzi. Notevole importanza per l'irrigazione del Sind ha soprattutto la diga di Sukkur, inaugurata il 13 gennaio 1932. Essa consta di 66 archi in pietra aventi un'apertura di 18,5 m. e alimenta 7 canali principali (4 a O. e 3 a E. del fiume), in modo da irrigare 3 milioni di ha.
Bibl.: A. M. Prössl, Der Indus. Versuch einer Landschaftskunde, Dresda 1931. Ivi è un'ampia bibliografia che elenca 170 opere.