INDIO
. Elemento chimico con simbolo In, peso atomico 114.8, numero atomico 49. Secondo W. Aston non ha isotopi. Fu scoperto nel 1863 da F. Reich e T. Richter esaminando allo spettroscopio il cloruro di zinco proveniente da una blenda di Freiberg. Deve il suo nome alle righe azzurre caratteristiche del suo spettro. Si trova specialmente nelle blende, le quali però ne contengono al massimo 0,1 per cento, e nella litosfera e idrosfera con una per dell'ordine di 10-9. È quindi uno degli elementi più rari.
L'indio metallico ha colore bianco argenteo, è molto duttile; fonde a 176° e bolle a 1450°; ha un peso specifico di 7,13 a 20°,4; cristallizza nel sistema cubico; è meno volatile dello zinco e del cadmio; non si ossida nell'aria secca, forma invece uno strato superficiale di idrossido se viene esposto all'aria umida; al calore rosso, nell'ossigeno o nell'aria, brucia formando l'ossido In2O3. Si combina a caldo direttamente con gli alogeni e con lo zolfo. Si scioglie in acido cloridrico e solforico a freddo e più rapidamente a caldo, con svolgimento d'idrogeno, ed in acido nitrico con svolgimento d'ipoazotide; se l'acido solforico è concentrato a caldo, si svolge anidride solforosa. A differenza del gallio, l'indio non si scioglie nell'idrossido di potassio, ma nelle soluzioni di acido ossalico. L'indio dà leghe con l'oro, col sodio, col piombo. Una lega dell'indio col gallio fonde a 29.5°.
L'indio può funzionare da bivalente e da trivalente e sono stati preparati anche sali nei quali funziona da monovalente. Calcinando l'idrossido, il carbonato, il nitrato o il solfuro o anche bruciando il metallo all'aria, si ottiene l'ossido In2O3, giallo, che scaldato con idrogeno a 300° si riduce a InO. Per azione del cloro su un miscuglio di ossido e carbone, si forma il tricloruro d'indio InCl3. Scaldando il metallo in corrente di acido cloridrico secco si può preparare il bicloruro d'indio, e distillando un miscuglio di quest'ultimo con indio metallico in corrente di acido carbonico si ottiene il monocloruro: ambedue questi cloruri trattati con acqua si decompongono in tricloruro e indio metallico.
L'indio si combina direttamente anche con lo zolfo. Il trisolfuro In2S3 si prepara scaldando a 500° un miscuglio d'indio con un eccesso di zolfo oppure scaldando il triossido in corrente d'idrogeno solforato. Riducendo il trisolfuro in corrente d'idrogeno al rosso si giunge al composto In2S, mentre si può preparare il bisolfuro InS scaldando il metallo in corrente di acido solfidrico. Fondendo il triossido d'indio con zolfo e carbonato sodico nelle proporzioni 1 : 6 : 6 ed estraendo la massa con acqua si ottiene per cristallizzazione della soluzione il sale NaInS2 • H2O; analogamente con carbonato potassico si ha l'altro sale KInS2 che trattato con soluzione di nitrato d'argento si colora in marrone per la formazione del composto AgInS2. Il solfato d'indio si prepara sciogliendo l'ossido, l'idrossido od il carbonato in acido solforico; il sale idrato ha la formula In2(SO4)79H2O.
Anche l'indio, come il gallio, è un elemento allumogeno. Per concentrazione del miscuglio delle soluzioni dei componenti si possono avere i cristalli cubici degli allumi d'indio e ammonio:
e analogamente gli altri allumi contenenti, al posto dell'ammonio, il rubidio o il cesio.
Il nitrato d'indio si ottiene sciogliendo l'ossido, l'idrossido o il carbonato in acido nitrico, ed è difficilmente cristallizzabile. Riscaldato si decompone e si forma un sale basico, calcinandolo si trasforma in ossido.
Per la ricerca analitica dell'indio si può ricorrere ad una delle seguenti reazioni. L'idrogeno solforato precipita dalle soluzioni non troppo acide dei sali di indio il solfuro giallo In2S3 parzialmente solubile nelle soluzioni calde di solfuro ammonico. In ambiente alcalino l'idrogeno solforato o il solfuro ammonico precipitano il solfidrato di indio bianco. Il solfuro potassico precipita invece il solfuro di indio giallo che è solubile nell'eccesso di reattivo. Trattando con idrossido di sodio, potassio o ammonio le soluzioni dei sali di indio si forma l'idrossido di indio bianco gelatinoso, insolubile in un eccesso di reattivo. I carbonati alcalini o di ammonio precipitano dalle soluzioni dei sali di indio il carbonato solubile in un eccesso di carbonato di ammonio. Lo zinco e il cadmio metallici separano l'indio dalle soluzioni dei suoi sali. Per il dosaggio quantitativo dell'indio lo si precipita come idrossido, che calcinato si trasforma in ossido. Questo può essere pesato. Per la ricerca microchimica si ricorre, sotto il microscopio, alla formazione dei cristalli cubici, generalmente con habitus ottaedrico, di allume d'indio e cesio.
Bibl.: Gmelin Kraut, Handbuch der anorganischen Chemie, IV, 1, Heidelberg 1911; J. W. Mellor, A comprehensive treatise of inorganic and theoretical chemistry, V, Londra 1924.