indignati
s. m. pl. Coloro che si sono idealmente identificati nel movimento sociale di protesta sorto nel 2011 a Madrid per promuovere una partecipazione democratica più ampia contro la crisi economica e finanziaria.
• In questi giorni si vedono adulti, anziani, famiglie con bimbi, moltissimi che vanno a visitare gli «indignati» per esprimere anche il loro malcontento, le preoccupazioni per il futuro di figli e nipoti, per una situazione politica ed economica con tanti problemi e poche risposte. Si vedono, a Madrid, a Barcellona, sulla piazza del comune di Valencia e in molte alte città, immagini che parlano di simpatia, sintonia, complicità. (J[osto] M[affeo], Messaggero, 23 maggio 2011, p. 9, Primo Piano) • Le piazze dei cosiddetti Indignati piacciono ai giornali e ai partiti di opposizione perché fanno notizia e creano fastidi ai governi. Ma sono un bluff, un teatrino senza costrutto e privo di risultati. Lo capiremo ancora meglio quando anche da noi appariranno gli Indignati, come sembra stia accadendo. (Giampaolo Pansa, Libero, 1° ottobre 2011, p. 32, Libero Pensiero) • A Parigi, è anche contro «l’oligarchia al di sopra delle regole» che persevera da giorni nella protesta un nuovo movimento giovanile di «indignati» che si fa chiamare Nuit debout (Notte in piedi). (Daniele Zappalà, Avvenire, 5 aprile 2016, p. 5, Primo piano).
- Adattato dallo spagn. indignados, con estensione metaforica del significato del p. pass. e agg. indignato.
> indignados.