indice
Numero in grado di misurare un fenomeno e la sua variazione. Il numero di i. può essere interpretato sotto diversi punti di vista: contabile, matematico, statistico, finanziario, informatico, medico e così via.
In economia aziendale, rapporti tra grandezze economiche contenute nel bilancio di un’impresa costruiti per valutare e interpretare la condizione aziendale sul piano patrimoniale, finanziario ed economico. Tra questi, i più utilizzati sono gli i. di redditività, che relazionano l’utile al capitale impiegato, al capitale proprio o al fatturato (il più noto è il ROE, ➔, che fornisce una misura sintetica della redditività aziendale nel suo complesso); l’i. di indebitamento (riferito alla struttura dell’indebitamento nell’impresa); l’i. di produttività (che mette a confronto i beni prodotti e i fattori di produzione impiegati); l’i. di rotazione dei crediti o debiti commerciali, dei magazzini o del capitale investito (per valutare la loro durata media). Per compiere una corretta analisi per i. in grado di evidenziare e confrontare nel tempo la creazione/distruzione di valore, è necessaria una preventiva rielaborazione sia dello stato patrimoniale sia del conto economico. L’analisi per i. e le sue estrapolazioni vanno poi considerate in maniera prudente e congiunta.
In statistica, i. è l’espressione sintetica delle caratteristiche di un dato fenomeno nel tempo e/o nello spazio o anche della relazione intercorrente tra più fenomeni. Ciascun i. assume, di regola, una denominazione specifica in relazione a ciò che vuole esprimere o al procedimento impiegato per il calcolo; per es., i. di natalità e di mortalità nelle scienze attuariali; i. di posizione (media, mediana, moda ecc.), di dispersione (varianza, scarto quadratico medio ecc.), di correlazione e così via nella teoria statistica; i. di evoluzione o di oscillazione di diversi fenomeni. Universalmente noti come i. rappresentativi della distribuzione del reddito sono l’i. (α) di Pareto (➔ Pareto, Vilfredo) e l’i. (δ) di Gini (➔ Gini, indice di).
La dinamica dei prezzi viene abitualmente misurata attraverso l’uso dei cosiddetti numeri indice. Essi sono numeri che esprimono il livello attuale di un dato statistico (costo di una merce, consumo di un prodotto ecc.) rispetto a quello di un’epoca di riferimento, in cui l’i. di norma è posto uguale a 100. I numeri i. si distinguono in i. semplici o elementari, se riferiti al valore attuale di un dato statistico elementare (per es., il prezzo di una merce), e i. composti o sintetici, se riferiti all’entità attuale di un fenomeno composto di più elementi quantitativi elementari (per es., numero i. dei prezzi dei prodotti alimentari). Di particolare importanza l’I. dei Prezzi al Consumo (IPC), che misura le variazioni nel tempo della media ponderata dei prezzi e dei servizi, nei bilanci delle famiglie di operai e impiegati. Il tasso di inflazione (➔ inflazione p) è strettamente connesso all’IPC e indica la variazione percentuale del potere d’acquisto della moneta nel tempo (dunque misura il costo della vita nel periodo) e viene determinato dall’ISTAT. Per il calcolo degli i. dei prezzi in Italia viene usato l’i. di Laspeyres (➔ Laspeyres, Ernst Louis Étienne), che pondera i prezzi con le quantità del tempo base (periodo iniziale): tale i. consente una più tempestiva elaborazione dei dati rispetto all’i. di Paasche (➔ Paasche, indice di), che invece pondera con le quantità del periodo corrente.
Sono una misura sintetica dell’andamento complessivo dei titoli azionari presenti in un paniere. In prevalenza, essi vengono calcolati pesando ogni titolo nel paniere in base alla sua capitalizzazione di borsa. Il principale indice della Borsa Italiana è il FTSE-MIB (➔ FTSE Italia MIB), che ha sostituito lo S&P-MIB nel giugno 2009; quelli europei sono il tedesco DAX30 (➔ DAX), il francese CAC40 (➔), l’inglese FTSE100 (➔ FTSE), mentre quelli americani sono lo S&P500 e i vari NYSE Composite (➔ NYSE).