INDIA portoghese (XIX, p. 83)
Negli anni immediatamente successivi all'indipendenza (1947) il governo dell'Unione Indiana cercò di intavolare negoziati con il governo portoghese per studiare i modi di un'eventuale accessione all'Unione Indiana dei tre possedimenti che costituiscono l'Estado da India: Goa (3400 km2), Damão (545 km2) e Diu (38 km2). Ritenendo di poter così facilitare l'avvio dei negoziati, il governo dell'Unione Indiana nel 1949 aprì anche una sua legazione a Lisbona. Nondimeno il governo portoghese, che considera i suddetti territorî parte integrante del territorio metropolitano, sin dalle prime si rifiutò di avviare con quello indiano qualsiasi trattativa la quale, anziché fondarsi sul preliminare riconoscimento di quel principio, implicitamente lo ponesse in discussione. Restando ciascuna delle due parti ferma alle sue posizioni, né allora né in seguito fu possibile un'intesa, e nel giugno del 1953 l'India chiudeva la sua legazione. Il mancato accordo provocò in India, specie tra i goanesi ivi residenti, vivo malcontento che non tardò a manifestarsi in agitazioni e campagne di "disobbedienza civile" (satyāgrāha) per la "liberazione" di Goa. Un primo tentativo di pacifica invasione del territorio portoghese (dove era stato frattanto dichiarato lo stato d'assedio) da parte di dimostranti inermi (satyāgrahī) nell'agosto del 1954, ebbe scarso successo per l'esiguo numero (quarantasette) dei partecipanti. Ma le agitazioni ripresero l'anno successivo con l'incoraggiamento di socialisti e comunisti. Nel luglio gruppi di dimostranti si impossessarono delle località di Dadra e Nagar Haveli - due sacche nel territorio di Bombay dipendenti dal possedimento di Damão - che da allora sono rimaste de facto all'India, e il 15 agosto, ottavo anniversario dell'indipendenza indiana, diverse migliaia di satyāgrahī provenienti dallo stato di Bombay varcarono i confini dei tre possedimenti. Le autorità portoghesi, che non avevano mai celato quale sarebbe stata la loro reazione nel caso si fossero verificati fatti del genere, non esitarono a considerare la manifestazione come una violazione di sovranità territoriale e fecero aprire il fuoco. I dimostranti dovettero ritirarsi lasciando dietro di sé alcuni morti, diversi feriti, e molti arrestati. In seguito a questi avvenimenti, il 1° settembre 1955, il governo indiano ritirava il suo console generale dai possedimenti portoghesi e chiedeva la chiusura dei consolati portoghesi di Bombay, Calcutta e Madras. Le relazioni diplomatiche non furono tuttavia rotte. Altre "pacifiche" dimostrazioni si ebbero nei primi mesi del 1956 con il medesimo esito delle precedenti. Dopodiché il governo indiano apertamente ed energicamente scoraggiava qualsiasi dimostrazione di satyāgrahī dato che esse nulla ottenevano se non inutili perdite di vite umane; lo stesso governo si è d'altra parte mostrato finora sempre avverso a un'azione di forza contro il Portogallo sia per non contraddire quei principî di non violenza (ahiṃsā) e di pacifica composizione delle controversie internazionali che l'India asserisce, e ai quali cerca di conformare la sua e l'altrui politica estera, sia perché tale azione di forza rischierebbe di trasformarsi in un conflitto internazionale per l'appartenenza del Portogallo alla NATO. La questione è dunque a un punto morto. La popolazione complessiva dei tre possedimenti è di 637.846 abitanti secondo il censimento portoghese del 1950. Essa è costituita di un'alta borghesia di religione cattolica e di lingua portoghese; di un ceto medio di religione cattolica e di lingua inglese; e di un ceto di operai, contadini e pescatori di lingua koṅkāṇī (di ceppo indo-ario) per metà cattolici e per metà induisti. Vi sono inoltre 15 mila cittadini indiani che stagionalmente lavorano nelle miniere di ferro e di manganese e che rientrano in patria durante le piogge. Un certo numero di goanesi (se ne ignora la cifra esatta) lavora a sua volta in India specie nello stato di Bombay. Le risorse locali sono scarse e poco sfruttate; i possedimenti economicamente dipendono in larga misura dall'India cui va il 40% delle esportazioni (sale, pesce, noci di cocco, betel) e da cui proviene il 20% delle importazioni (riso, frumento, tè, tabacco, carbone, tessuti di cotone, ecc.). Il 5 luglio 1955 il governo portoghese promulgò uno statuto ai termini del quale nel consiglio legislativo dei possedimenti sarebbero stati introdotti dei membri elettivi. Da allora in poi il consiglio sarebbe stato composto da 23 membri di cui 5 nominati dal governo, 11 eletti con votazione diretta e 7 eletti da corporazioni religiose ed economiche o dalle comunità dei villaggi. Il consiglio, che rimane in carica quattro anni, viene convocato due volte l'anno dal governatore generale, che lo presiede, per deliberare sulle proposte di quest'ultimo ed esprimere pareri in materia di bilancio.
Bibl.: E. Marini, Goa, telle que je l'ai vue, Friburgo in Svizzera 1956.