Incmaro di Reims
Arcivescovo e teologo (n. 806 ca.-m. Épernay 882). Di nobile famiglia, monaco di St.-Denis, poi alla corte di Carlo il Calvo per il quale scrisse alcuni trattati (De regis persona et regio ministerio; De fide Carolo regi servanda; De institutione regia). Resasi vacante la sede arcivescovile di Reims, I. fu eletto a succedergli (845), non senza contrasti da parte dell’imperatore Lotario. Riconciliatosi con questi, I. divenne uno dei personaggi più eminenti della Chiesa francese. Più volte in contrasto con la Santa Sede, I. riuscì in numerose occasioni a far riconoscere la propria iniziativa politica che portava implicitamente a una posizione di autonomia della Chiesa francese rispetto a Roma. Oltre all’Epistola de ordine palatii – importante per la dottrina politica sviluppatavi – e a trattati di diritto, rilevanti sono gli scritti di I. con i quali intervenne nella polemica sul problema della predestinazione, sollevato da Gotescalco d’Orbais. Scrisse anche contro la formula trina deitas (De una et non trina deitas) che egli sostituì con quella di summa deitas. Continuò, per gli anni 862-882, la parte composta da Prudenzio di Troyes degli Annali del monastero francese di St. Bertin.