INCMARO di Laon
Fu vescovo di Laon negli anni 858-871, nipote e suffraganeo dell'omonimo arcivescovo di Reims. Tipica figura di vescovo del decadente evo carolingio, erudito, fiero e di passioni indomite, si lasciò trascinare in un'accanita lotta contro il suo zio e metropolitano, nonché contro il sovrano Carlo il Calvo. In questa lotta I., appellando dalla sentenza di deposizione pronunciata contro di lui dal sinodo di Douzy (871), implicò anche il papa; ciò nonostante fu deposto, bandito e in fine accecato per opera del conte Boso di Vienne. Tuttavia al sinodo di Troyes (878), per l'intervento personale del papa Giovanni VIII, riottenne una parte delle entrate del vescovato di Laon; la sentenza di deposizione di Douzy rimase peraltro in vigore.
Sarebbe inesatto voler vedere in I. un sincero difensore dei diritti dei suffraganei contro i soprusi dei metropoliti e dei sovrani temporali. Le decretali pseudo-isidoriane, di cui egli si serve nella lotta contro lo zio e il re, sono per lui non l'espressione di principî di diritto, ma un mezzo per le sue mire ambiziose, come è anche l'appellazione al papa. A ogni modo nella storia del diritto ecclesiastico dell'evo carolingio la causa d'I. e i suoi scritti polemici meritano speciale attenzione.
Gli scritti di I. contro lo zio e le repliche di questo, in Patrologia Latina, CXXIV, pp. 979 segg. e 126, 279 segg. Le lettere dei papi Adriano II e Giovanni VIII riguardanti I., in Monumenta Germaniae Historica, Epistolae, VI, pp. 715 segg., 738 segg.; VII, p. 316 segg.
Bibl.: Per i sinodi vedi C. I. von Hefele, Conciliengeschichte, IV, p. 489 segg. La storia della lotta dei due Incmari in H. Schrörs, Hinkmar von Rheims, Friburgo 1884, p. 315 segg.