incinquarsi
Formato sul numerale ‛ cinque ', questo intransitivo pronominale, probabilmente di conio dantesco (Parodi, Lingua 267), si registra una sola volta, in rima, in Pd IX 40 pria che [la grande fama di Folchetto di Marsiglia] moia, / questo centesimo anno ancor s'incinqua, nel senso di " si ripeterà cinque volte ": cioè, prima che la fama di Folchetto si estingua, " ritornerà l'anno ultimo di cento cinque volte " (Buti); infatti, il viaggio oltremondano di D. è posto nel 1300, anno di chiusura di un secolo.
Non sono tuttavia mancate altre interpretazioni. Il Vellutello, seguito dal Venturi, intende che " quel centesimo anno dall'incarnazione di Cristo... si farebbe il quinto centesimo; che tanto vien a dire, che [la fama di Folchetto] durerebbe ancora dugento anni oltre a quelli che dalla sua morte fin allora era durata "; ma, come obietta giustamente il Porena, tale interpretazione porta a " mettere un termine troppo breve a una fama annunziata come grande ". C'è poi chi intende che il 1300 si moltiplicherà per 5; ma allora si verrebbe a " stabilire - rileva ancora il Porena - un termine troppo lontano, l'anno 6500, che eccederebbe la vita che si riteneva probabile dovesse ancora avere il mondo ". Infine, se, seguendo l'Ottimo, si considera questo centesimo anno come soggetto di moia, e grande fama soggetto di s'incinqua, intendendo che nel corso del 1300 la fama di Folchetto si quintuplicherà, si fa dire a D., per bocca di Cunizza, " una cosa stranissima e ingiustificabile " (Porena). È poi chiaro che il verbo non contiene un'indicazione aritmetica determinata; si tratta piuttosto di un'indicazione " enfatica " (Mattalia): insomma D. vuol dire che passeranno molti secoli, prima che la fama di Folchetto venga meno.
Cfr. s'addua (Pd VII 6), s'intrea (57) e s'inmilla (XXVIII 93), anch'essi, come s'incinqua, usati una sola volta, e in XIII rima.