incendio
Con valori diversi da luogo a luogo, a cominciare da Cv III I 3 come lo multiplicato incendio pur vuole di fuori mostrarsi..., dove la parola è riferita per similitudine all'amore, del quale poco prima D. aveva detto: trovando la mia disposta vita al suo ardore, a guisa di fuoco, di picciolo in grande fiamma s'accese (I 1).
In If II 93 fiamma d'esto 'ncendio non m'assale, allude all'Inferno intero per la proprietà generica del tormento del fuoco. Al passo non sono estranei ricordi biblici già segnalati dal Tommaseo: " cum ambulaveris in igne, non combureris, et fiamma non ardebit in te " (Is. 43, 2); " et si ambulavero in medio umbrae mortis, / non timebo mala " (Ps. 22, 4); inoltre Ecli. 28, 26. In If XI 36 ruine, incendi e tollette dannose, la parola indica gl'i. appiccati crimi nosamente e nella serie dei delitti elencati suona come termine da inventario penale. In XIV 47, i. è la pioggia di fuoco, " ignis pluens " (Benvenuto), che cade sui dannati. Nelle due occorrenze del Purgatorio (si lo 'ncendio imaginato cosse, IX 32; lo 'ncendio sanza metro, XXVII 51), i. sta per " ardore ", rispettivamente della sfera del fuoco e delle fiamme dell'ultima cornice. Nel Paradiso il ter mine è adoperato in relazione al fulgore delle anime beate: Poi si quetaro quei lucenti incendi / de lo Spirito Santo (XIX 100); dentro al vivo seno / di quello incendio tremolava un lampo (XXV 80); o anche dei cerchi angelici, il cui incendio.., seguiva ogne scintilla (XXVIII 91).