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inamarsi

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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inamarsi

Luigi Vanossi

Il verbo, dal sostantivo ‛ amo ', per " prendere all'amo ", compare con costrutto intransitivo pronominale in Detto 50 Amor nessun non vaglia, / ma ciascun vuole ed ama, / chi di lui ben s'inama, cioè " abbocca bene al suo amo ", " è ben preso di lui " e quindi " si unisce a lui di reciproco amore " (Parodi). L'equivocazione ama... inama (arricchita da Amor del v. 48) vale a esprimere il concetto della reciprocità dell'amore, che occupa un posto centrale nella teorizzazione del Detto.

Nel seguito del poemetto l'immagine dell'amo riapparirà, riferita al tentativo di seduzione messo in atto da Ragione (in un rapporto antitetico col primo passo): Ragion, cui poco amo, / già, se Dio piace, ad amo / ch'ell' aggia non m' ha crocco (vv. 363-365).

Il termine è diffuso nella lirica prestilnovistica, dov'è usato per giochi di fattura simile a quelli del Detto (cfr. ad es. Dante da Maiano Uno amoroso e fin considerare 10-11 " l'amorosa gioia che mi inama / de l'amo dolze che move d'Amore ", e Guittone Messer Petro da Massa legato 36-37 " Valore è quello che core ad amar chiama, / prende, laccia e innama "). Essi traggono origine dall'etimologia di Andrea Cappellano, che fa derivare il verbo ‛ amare ' da hamus (cfr. De amore I III " Dicitur autem amor ab amo verbo, quod significat capere vel capi. Nam qui amat, captus est cupidinis vinculis aliumque desiderat suo capere hamo. Sicut enim piscator astutus suis conatur cibiculis attrahere pisces et ipsos sui hami capere unco, ita vero captus amore suis nititur alium attrahere blandimentis totisque nisibus instat duo diversa quodam incorporali vinculo corda unire vel unita semper coniuncta servare "). V. anche AMO.

Vocabolario
inamàbile
inamabile inamàbile agg. [dal lat. inamabĭlis], letter. – Non amabile, che riesce spiacevole, antipatico, sgradito: i. genere di lavoro; Ella ne rigettar può né fermare Le i. nozze (Pindemonte).
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