in-house
(in house), loc. agg.le inv. Gestito all’interno di un ente pubblico o di un’azienda, senza coinvolgere soggetti esterni.
• Alle 3,30 circa, quindi, lo sblocco: l’iniziativa del capogruppo Antonio Scalera di mettere subito ai voti il solo articolo 32, quello riguardante le internalizzazioni (e dunque l’assunzione dei circa 8mila precari interessati nelle società in-house che creerà la Regione onde dar loro occupazione stabile) per poi passare all’esame degli altri articoli di legge. (Bepi Martellotta, Gazzetta del Mezzogiorno, 10 febbraio 2010, p. 2, Primo Piano) • Tutto ciò porterà anche alla verifica delle sostenibilità dei servizi erogati dal comune, sia direttamente sia attraverso le aziende partecipate (Asif Chimelli, Amni, Stet e Macello Pubblico Intercomunale), aziende «in house» con le quali andranno rivisti sia i rapporti in essere (contratti di servizio) sia le modalità di gestione dei servizi (in particolare il macello), al fine di conseguire ulteriori economie gestionali. (D. F., Adige, 17 febbraio 2015, p. 33, Pergine Valsugana) • I Comuni vorrebbero che le loro società «in house», quelle cioè che ottengono affidamenti diretti, possano competere ai servizi messi a gara in altri ambiti territoriali. (Andrea Bassi, Messaggero, 13 marzo 2017, p. 9, Primo Piano).
- Espressione inglese composta dalla prep. in e dal s. house ‘casa’.
- Già attestato nel Corriere della sera del 30 settembre 1994, Corriere Lavoro, p. 12 (Maria Donadelli), nella variante grafica in house.