IMOLA (A. T., 24-25-26)
Città dell'Emilia, nella provincia di Bologna. Posta nella pianura, alla sinistra del Santerno, a 47 m. sul mare, dista 33 km. a ESE. da Bologna. Ha forma rettangolare, con la Via Emilia che la taglia in due parti pressoché uguali e con strade parallele ai lati del rettangolo, sì che ne risultare una rete stradale, regolare. Ai lati della Via Emilia sono sorti i principali monumenti: la rocca, il Duomo e il Palazzo Sforza a S., altri palazzi e chiese a N. Intorno si è venuta a costituire l'Imola nuova: essa si è estesa di più sul lato N., fra la vecchia città e la ferrovia. Il centro cittadino contava 19.581 ab. nel 1931 (15.497 nel 1921).
Il comune di Imola (204,94 kmq.) si estende anche sulle prime colline; nel 1931 contava 40.030 ab., dei quali 19.581 nel centro cittadino, gli altri in piccoli agglomerati e (circa il 42% della popolazione totale) in case sparse. Da 14.986 ab., nel 1812, è salito a 27.012 ab. nel 1861; nel 1921 ne contava 37.293. Comune prevalentemente agricolo, ha anche alcune industrie (quelle dei mobili, delle ceramiche, del libro).
Imola è stazione della linea ferroviaria Bologna-Rimini; una tramvia a vapore la unisce a Bologna e un'altra a Fontanelice.
Monumenti. - Tra le chiese si deve ricordare in primo luogo il Duomo o S. Cassiano, ricostruito dall'imolese Cosimo Morelli tra il 1775 e il 1782. Il suo prospetto, compiuto nel 1850, in sostituzione dell'antico di Bartolo veneziano, non raccorda con le strette e lunghe volute l'alto corpo della fabbrica ai pioventi delle due navi minori. Il campanile è del 1473. L'interno, basilicale, con pilastri corinzî, cupola depressa e cripta a colonne ioniche, conserva alcune teche preziose. Della storica S. Maria in Regola, manomessa e rifatta, è degno di ricordo il campanile rotondo (1181); del vecchio S. Domenico, che custodisce il Martirio di S. Orsola di Ludovico Carracci (1600) e la Nascita della Madonna d'Elisabetta Sirani, rimane il portale gotico, a profondo sguancio (1430); dell'oratorio presso l'Osservanza è celebre per il culto la quattrocentistica Madonna delle Grazie.
Fra i principali edifizî civili si considerano il palazzo Sforza (a bugne rustiche e lisce, con eleganti bifore non risparmiate dal tempo), che si deve a mastro Giorgio Fiorentino, ligio nel disegno ai classicì modelli della sua patria; il palazzo Sersanti che, commesso dal Riario allo stesso architetto, è insigne ornamento della piazza Vittorio Emanuele, con l'arioso portico imitato tardi e poco felicemente nella via Emilia; il palazzo Della Volpe, con pochi resti di terrecotte decorative, e il palazzo Dal Pozzo, notevole per il cortile ad archi su capitelli d'intaglio vario e con pennacchi ornati di tondi con busti in cotto.
Poderosa nelle cortine e nelle quattro torri d'angolo e sormontata dal maschio mediano, la rocca, eretta da Riccardo Alidosi (1304), subì gravi danni per l'assedio di Cesare Borgia (1499).
Nel palazzo comunale, un tempo della signoria, s'ammira il quadro più corretto d'Innocenzo da Imola (Madonna con il Figliuolo e i Ss. Cassiano e Pier Crisologo) e la Madonna della Pietà, attribuita al quattrocentista Francesco da Rimini. Al Museo preistorico, formatosi specie con gli oggetti di scavo del Monte Castellaccio, s'aggiungono il medagliere e una raccolta di lapidi romane, di cose romane e barbariche e di busti moderni.
Istituti di cultura e di beneficenza. - Accanto a un ginnasio governativo e ad un liceo classico comunale, prosperano in Imola la Scuola pratica di agricoltura, l'Istituto di arti e mestieri Alberghetti e la Scuola professionale femminile "Regina Elena", innestata, quest'ultima, sul vecchio tronco della scuola di lavori femminili, fondata da G. Maria Mastai Ferretti, poi Pio IX. La Biblioteca comunale fu fondata nel 1608. Altra biblioteca di qualche entità è presso il Seminario vescovile, fondato nel secolo XVI. Ha pure un museo comunale interessante, soprattutto per la suppellettile trovata nelle locali stazioni preistoriche.
Fra gl'istituti di beneficenza si ricordano la Congregazione di carità, che amministra un patrimonio di quasi 40 milioni, l'Ospedale civile, il Brefotrofio diocesano, un Asilo infantile, l'Opera Pia Ospizî Marini, due manicomî, due orfanotrofî, maschile e femminile; un ricovero di mendicità e numerose altre istituzioni caritative confessionali.
Storia. - Imola, secondo il toponimo romano Forum Cornelii (sporadico Forum Cornelium), è di fondazione romana, dovuta, secondo una versione, a Cornelio Silla nell'82 a. C., pur essendo lecito riportarla anche a Cornelio Scipione, essendo essa preesistente alla stessa costruzione della Via Emilia nel 187. Forse il toponimo Imolas, preromano, ma attestato solo nel Medioevo, fu dato al borgo del Monte Castellaccio a S. d'Imola, sulla destra del Santerno, dove fu il germe della vita primitiva di Forum Cornelii. Municipio intorno alla prima metà del sec. I a. C., iscritto nella tribù Pollia, ebbe il decumano nella via Emilia e il cardine nella via Appia e nell'attuale via Mazzini; copriva un'area di 9 ha. con un perimetro quadrato di 1200 m. La città aveva un territorio municipale tra il Sillaro e il Senio, l'Appennino e il basso Po limiti mantenuti dalla diocesi primitiva. Decaduta, ricrebbe sulle rovine romane il centro medievale, svolgendo la sua vita specialmente sull'antico Castrum del M. Castellaccio.
Devastata dagli Ostrogoti nel 552, fu distrutta dai Longobardi, i quali si fortificarono sull'arce, facendo del Santerno il confine del loro dominio in Romagna, ai tempi di Liutprando. Il cristianesimo stentò assai a penetrare in Imola, e il martirio di S. Cassiano (v.) è indice dell'ostilità che la sua diffusione incontrava. Passata in potestà della Chiesa con la donazione carolingia, Imola soggiacque all'arcivescovo di Ravenna, poscia al vescovo; mentre il contado in tutto o in parte, era governato da un conte civile. Approfittando della lotta per le investiture, gl'Imolesi spogliarono il vescovo di gran parte dei suoi diritti di regalia, per gestirli collettivamente (1084). Il comune era dunque nato. Ma sullo scorcio del sec. XIV appare l'ombra di una signoria: quella di Maghinardo Pagano. Fallito un tentativo dei Manfredi, s'imposero gli Alidosi; i quali ressero la città dal 1341 al 1424, quando Lodovico Alidosi fu tratto prigioniero da Filippo M. Visconti a Monza. Dal Visconti Imola passò alla Chiesa (1426), poi al Visconti ancora, che la dette a Guidantonio Manfredi, signore di Faenza (1438). A Guidantonio successe il figlio Taddeo (1448) e a questo Galeazzo M. Sforza (1473). Per il matrimonio di sua figlia Caterina con Girolamo Riario, passò a quest'ultimo, e alla sua morte la moglie resse lo stato di Imola e Forlì, soggiacendo soltanto all'impresa del Valentino, sorretto dalle armi francesi. Precipitata la fortuna dei Borgia, Imola, dopo un vano tentativo dei Riario, si diede a Giulio II, che ne riorganizzò l'amministrazione e il governo. Conquistata dal Bonaparte, seguì la sorte delle altre città dell'Emilia fino alla restaurazione pontificia. I fermenti lasciativi dal dominio napoleonico fecero di Imola uno dei ganglî principali del liberalismo romagnolo nel'31, nel'48, nel'59 e oltre.
Bibl.: A. M. Manzoni, Episcoporum Corneliensium sive Imolensium historia, Faenza 1719; Memorie storiche della Famiglia Alidosia, Roma s. a. (fine sec. XVIIII); G. Alberghetti, Compendio della storia di Imola, Imola 1810, voll. 2; A. Zaccaria, Series Episcoporum Forocorneliensium a Ferd. Ughellio digesta etc., Imola 1820, voll. 2; G. C. Cerchiari, Ristretto storico della città d'Imola, Bologna 1848; T. Zanardelli, Etimologie di Imola e Meldola, in Atti Dep. Storia patria per la Romagna, 1902; L. Orsini, Imola e la valle del Santerno, Bergamo 1907; S. Alvisi, Il comune d'Imola nel sec. XII, Bologna 1909; Gaddoni e Zaccherini, Chartularium Imolense, I: Archivum Sancti Cassiani, II: Archiva minora, Imola 1912; P. Ser. Gaddoni, I Frati Minori in Imola, Quaracchi 1915; A. Grilli, Episodi e aneddoti di storia imolese, Forlì 1915; id., Il palazzo Sersanti in Imola, Bologna 1917; id., Le chiese della diocesi di Imola, Imola 1927; G. F. Cortini, La Madonna del Piratello, Imola 1889; id., Saggio di studi sulla storia d'Imola, Imola 1926; id., Civiltà romana nella toponomastica di Imola, in La Romagna, 1932; E. Andreoli, Intorno all'antichità d'Imola, in Historia, II, 2; R. Galli, Imola tra la Signoria e la Chiesa, Bologna 1927; id., Il conte Ant. Domenico Gamberini e la Società Nazionale in Romagna, Imola 1928; id., Imola e la rivoluzione del 1831, Imola 1931. - Le iscrizioni antiche in E. Bormann, Corpus Inscriptionum Lat., XI, i, pp. 126-128; XI, ii, 2, p. 1237; Corpus Statutorum Italicorum, n. 13 (1932).