immigrante digitale
loc. s.le m. e f. Chi non ha consuetudine con le tecnologie digitali e deve impegnarsi per apprenderne l’uso.
• Nel loro libro «iBrain» e in un articolo scritto per l’«American Journal of Geriatric Psychiatry», [Gary] Small e [Gigi] Vorgan illustrano i risultati di una ricerca che ha messo a confronto un gruppo di «digital natives», nati e cresciuti con il computer, l’iPod e la telefonia mobile, con un gruppo di «digital immigrants», che alle nuove tecnologie di comunicazione erano arrivati in ritardo. Quando ad entrambi i gruppi è stato dato qualcosa da leggere su carta, si sono attivate le aree della corteccia cerebrale predisposte al linguaggio e alla lettura, e non c’era alcuna differenza tra la reazione dei due campioni. Ma quando si è passati a una ricerca online con Google, tutto è cambiato: «Le persone che avevano già una buona esperienza di navigazione ‒ ha raccontato Small ‒ hanno subito attivato in modo massiccio la parte frontale del cervello che controlla la capacità di prendere decisioni e di ragionare in modo complesso, mentre la reazione degli immigranti digitali è stata più lenta». (Vittorio Sabadin, Stampa, 5 novembre 2008, Tuttoscienze, p. 29) • Si può sottrarre la scuola al «sistema nervoso globale»? L’ipotesi di renderla un luogo in cui gli insegnanti, immigranti digitali, conservino e trasmettano ai nativi forme di sapere analogico-sequenziali in un futuro prossimo non sarà (più) una strada percorribile. (Marco Pacini, Messaggero Veneto, 1° maggio 2013, p. 46, Cultura-Spettacolo) • «I nuovi bambini» è una guida, pensata da un padre (Ferri) immigrante digitale, per genitori spaventati dalla seconda pelle virtuale dei loro figli. (Maria Novella De Luca, Repubblica, 16 aprile 2015, p. 32, R2).
- Composto dal p. pres. e s. m. e f. immigrante e dall’agg. digitale, ricalcando l’espressione ingl. digital immigrant, coniata nel 2001 dallo scrittore statunitense Marc Prensky.
> aborigeno digitale, immigrato digitale, migrante digitale, nativo digitale.