CLIPEATE, Immagini
Sono i ritratti entro un clipeo, a cui lo scudo serve cioè da cornice, sia in pittura, sia in scultura. È un genere di ritratto che sorge originariamente in Grecia come immagine di carattere eroico dipinta su un clipeo (εἰκὼν γραπτὴ ἐν ὅπλῳ) accanto alla statua-ritratto in costume militare (εἰκὼν ἔνοπλος). Nell'ellenismo l'i. c. si usò per personaggi che si volevano onorare, come attestano alcuni decreti, ma anche per ritratti privati di semplici cittadini.
Entro una cornice circolare, si usò di raffigurare anche teste e busti di divinità, e abbiamo varî esempî marmorei come la serie dei medaglioni dallo Heroon ellenistico di Calidone, o quelli con Achebo dal Foro di Augusto, oppure la serie di divinità nei clipei marmorei imperiali del museo di Aquileia.
I dischi fittili dipinti con ritratti da Centuripe (sicuramente attestati come tipologia, anche se tra essi si trovano esemplari sospetti) possono avvicinarsi alle i. c., e quest'uso in pittura seguitò per tutto l'Impero a scopo onorario e funerario; basti ricordare l'aneddoto ciceroniano riferito da Macrobio (Saturn., ii, 3, 4) a proposito dell'imago clipeata picta a mezzo busto del fratello Quinto, veduta nella provincia d'Asia, e, fra i documenti superstiti, l'edicoletta funeraria lignea dipinta del museo del Cairo con un clipeo con ritratto di fanciulla ornato di un giro di perle e di corona d'olivo, di età imperiale; il disco ligneo, parte di clipeo onorario, dipinto con i ritratti della famiglia di Settimio Severo proveniente dall'Egitto, all'Antiquarium di Berlino; le i. c. dipinte nel fastigio di due edicole in un colombario romano da via Portuense al Museo Naz. Romano. Nello studio di un pittore di ritratti e di i. c. ci introduce la scena dipinta in un colorito stile popolaresco su un sarcofago da Kerč, dove vediamo l'artista con il pennello in mano, seduto dinanzi alla tavolozza con i colori, con un cavalletto vicino, e al muro appesi ritratti dipinti su clipei o su quadretti.
Accanto alle i. c. dipinte vennero introdotte anche quelle marmoree e sbalzate in metallo. I clipei marmorei del santuario degli dèi di Samotracia riportano l'uso almeno al 100 a. C. In Roma i. c. con ritratti di privati sono ricordate da Plinio (Nat. hist., xxxv, 12 ss.) già al tempo di Appio Claudio, console nel 307 e nel 296 a. C., che pose clipei con ritratti degli antenati nel tempio di Bellona, seguito da M. Emilio, console con Q. Lutazio, che collocò clipei nella propria casa; e si ricordava anche un clipeo d'oro di Asdrubale.
Mentre per poeti e letterati in Grecia pare si preferisse il semplice tondo al clipeo, come attestano quelli di Sofocle, di Socrate, del cosiddetto Menandro-Virgilio, ecc., in Roma si usarono i. c. anche per i poeti, come dimostra l'i. c. di Terenzio, dipinta e incorniciata, riprodotta nella miniatura di Alderico nel codice vaticano del IX sec., ispirata certamente a un tipo antico, che il Robert riportò al I sec. a. C.
L'uso di i. c. in metallo è attestato anche da pitture pompeiane, (p. es. Casa dei Vettii; Casa dell'Impluvio) dove compaiono appese alle pareti e alle colonne. Quelle marmoree erano molto diffuse nel mondo romano; un rilievo nei Musei Vaticani ci mostra uno scultore che rifinisce una i. c. posta su un pilastro, con il ritratto di una donna romana che sta in posa dinanzi a lui e che ha l'acconciatura di Matidia. Poiché venivano fissate ad una parete, le i. c. acquistavano un carattere architettonico; così a Delo una serie di clipei erano scolpiti nei blocchi della parete del santuario in alto come un fregio alto cm 70, con le iscrizioni onorarie e i busti in toga o in corazza. Clipei marmorei erano nel Foro di Traiano, e ricordiamo quello con il ritratto di Antonino Pio dai propilei di Eleusi con cespo di acanto e girali con rosette.
Il ritratto entro il clipeo può limitarsi alla testa, al busto o estendersi fino a metà figura come nei due clipei con togati di età giulio-claudia da un edificio pubblico di Cuma oggi al Museo Naz. di Napoli. Più diffuso è il tipo con solo busto e, fra gli esempî più belli, vanno citate le due i. c. dalle Terme del Mitra a Ostia: figure di un vecchio e di un giovane entro una bella cornice baccellata, con treccia e grosse perle, e di vivo modellato, databili ai primi anni di Traiano. Altri esempî hanno la cornice decorata con motivi floreali, palmette, volute, fiori di loto, alloro, acanto, olivo, kymàtia varî (cfr. esempi da Pompei a Napoli, al Louvre, Corinto, Vaticano, ecc.). Un interessante rilievo funerario di un nummularius, della fine del I sec. d. C. nel Museo Capitolino, mostra una i. c. appesa alla parete, di un tipo simile a quelle ostiensi.
Entro clipei e medaglioni appaiono anche i ritratti di defunti sulle stele romane provinciali come quelle della Valle dello Struma.
Anche nel centro dei sarcofagi romani si adopererà il clipeo per creare una cornice al ritratto del defunto, sostenuto spesso da Amorini o Vittorie o da altre figure a simbolo dell'eroizzazione del morto; clipei sostenuti da Vittorie troviamo in una tomba dipinta di Palmira e l'arte cristiana metterà in clipei e tondi i ritratti dei papi e dei santi o i simboli della fede. Si avvicina al concetto fondamentale della i. c. anche la consuetudine frequente nelle pitture a soggetto eroico, di far coincidere la testa dei personaggi più importanti col centro di uno scudo, sul quale batte la luce, tenuto da un personaggio secondario posto in secondo piano. Per esempi: Achille nell'affresco pompeiano della Casa del Poeta Tragico (v. vol. i, fig. 49 e tav. a colori a p. 30); miniature iii, xiii, xiv, xxxi dell'Iliade Ambrosiana. La i. c. corrisponde al concetto di una elevazione del defunto al disopra della sfera umana; è quasi un primo grado verso l'apoteosi (v.).
Bibl.: J. Bolten, Die Imago clipeata, Ein Beitrag zur Porträt und Typengeschichte, Paderborn 1937; A. Salatch, Imago clipeata et εἰκὼν ἔνοπλος, in Revue Arch., IX, 1937, I, p. 16 ss.; G. Becatti, Due imagines clipeatae ostiensi, in Le Arti, IV, 1942, p. 172 ss.; C. Michalowski, Délos XIII, Portraits, tav. VIII, p. 9 ss.; Chapoutier, Délos XVI, p. 12 ss.; F. P. Johnson, Corinth, IX, 1931, p. 90, n. 173, altri frammenti, nn. 174, 175, 176; K. A. Neugebauer, in Die Antike, XII, 1936, pp. 155-172; D. P. Dimitrov, Les stèles funéraires en forme de médaillon dans la Vallée de la Strouma, Sofia 1946.