IMERIO (‛Ιμέριος, Himerius)
Figlio del retore Aminia, nacque a Prusa sul principio del sec. IV d. C., ma visse per lo più ad Atene, con un lungo intervallo nel quale fu ad Antiochia alla corte di Giuliano. Ebbe una vita agitata (premorirono a lui un figlio e una figlia), e morì in età d'oltre 70 anni. Ad Atene tenne una scuola di retorica, dove traevano da ogni parte del mondo greco gli scolari: fra essi Gregorio Nazianzeno e Basilio di Cesarea. Egli componeva le sue orazioni, e insegnava ai suoi scolari a comporle soltanto come esercizio di pura retorica. Quelle giunte a noi sono generalmente discorsi d'occasione; alcune invece sono orazioni immaginarie, quali cioè, avrebbero potuto essere tenute in determinate circostanze da determinati oratori: esempio tipico quella che I. finge detta da un tale contro Epicuro accusato di empietà.
Fozio conosceva di lui 73 orazioni, delle quali 24 sono giunte a noi complete, e 10 in frammenti. Esse hanno per noi un valore abbastanza grande, perché I. aveva formato la sua educazione principalmente sui poeti classici, ed avendo di per sé stesso spiccate tendenze alla poesia, cita molti passi di poeti antichi, o nella loro forma originale, o, per lo meno, riferendone il concetto. Molti frammenti, specie dei lirici classici (Saffo, Alceo, Ibico, Anacreonte) sono giunti a noi per questa via.
L'unica edizione usabile è quella del Dübner, in Philostratorum, Eunapfi, Himerii reliquiae, Parigi 1849.
Bibl.: Christ-Schmid-Stälin, Gesch. der griech. Litt., 6ª ed., II, Monaco 1924, p. 1000 segg.; K. Schenkl, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., VIII, col. 1622 segg., importante soprattutto per lo studio della trasmissione delle orazioni; G. E. Rizzo, Saggio su I. il sofista, in Rivista di filologia, XXVI (1898), p. 513 segg.; G. Fraccaroli, I lirici greci (Poesia Melica), Torino 1913, p. 167 segg.