IMATIO (ίμάτιον, εὶμάτιον, diminutivo di ίμα, εἷμα; lat. vestis)
Il significato più generale della parola è quello di vestito, inteso nel senso più lato; quindi non solo il vestito dei vivi, ma anche quello per i cadaveri.
L. Heuzey, che studiò a fondo, anche su modelli viventi, le forme dei vestiti antichi, osserva che la forma dell'imatio deriva da quella d'un grande rettangolo di stoffa in un sol pezzo, una specie di scialle. L'imatio era il vestito di lana originario e nazionale dei Greci a differenza del chitone (v.), che era il vestito di lino importato dall'Oriente; il che non toglie che più tardi si avessero imatî anche di lino.
L'imatio era di solito bianco, ma poteva essere anche di altri colori, o avere fasce colorate lungo gli orli. Pare che una divisione netta tra l'imatio e altre forme di vestito non sia possibile fare, per quanto sia stata tentata; poiché negli stessi autori antichi, per es. in Platone, il termine imatio sembra sia usato ora nel significato generale di vestito, ora in quello speciale di mantello. Quando dunque s'indica l'imatio come un vestito a forma di lungo mantello, non si è lontani dal vero, in quanto lo si distingue subito sia dalla claina, che è doppia, e fermata con una fibula sopra una delle spalle, sia dalla clamide, che è una claina più corta. Occorre però avvertire che, a differenza del mantello moderno, che è tagliato secondo un dato modello, ed è cucito, e fermato con spille, o bottoni e simili, l'imatio era un mantello solamente drappeggiato, che, per lo più, partendo da una spalla, girava dietro il dorso e tornava sul davanti della persona. L'imatio era comune tanto agli uomini, quanto alle donne: i primi lo portavano spesso come unico vestito, le donne invece lo mettevano al disopra del peplo o del chitone. Un mantello poco diverso, ma usato solo dagli uomini e di stoffa più grossolana, era detto dai Greci tribon.
Assai più facile è fermare la forma, i panneggiamento nell'imatio degli uomini, che non nei vestiti femminili. Per es. le statue di Sofocle, del Museo Lateranense, di Demostene, di Zenone del Vaticano, nelle quali l'imatio è portato in modo perfetto, ci dànno il tipo classico di questa sopravveste greca dal sec. V a. C. in poi, nei varî gradi di sviluppo: da quello avvolto tutto intiero attorno al corpo, in modo da impedire la libertà delle braccia, fino a quello portato a coprire anche la testa, per le donne, o a quello, per gli uomini, che, con la mano destra, lasciava scoperta tutta la parte destra del corpo.
Bibl.: F. Studniczka, Beiträge zur Geschichte der altgriech. Tracht, in Abhandl. d. archäol. epigr. Seminars d. Univers. Wien, VI, i, p. 86 segg.; W. Amelung, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., VIII, Stoccarda 1913, s. v. ‛Ιμάτιον coll. 1609-1613; A. Boulanger, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq., V, p. 764 segg., s. v. Vestis; L. Heuzey, Hist. du costume antique, Parigi 1922, specie a pp. 4, 85, 147. Per i confronti su statue e modelli viventi: M. Bieber, Griech. Kleidung, Berlino 1928, tavole XLII, LVII e LVIII, bibl. a p. 95.