IMĀM
. Vocabolo arabo, che, dal primitivo senso di colui che sta davanti agli altri e quindi fa loro da modello e guida, ha assunto con l'islamismo i seguenti significati tecnici penetrati nelle lingue di tutti i popoli musulmani: 1. Il sovrano della monarchia universale musulmana, ossia il califfo (v.) dei musulmani ortodossi o sunniti, i cui teologi e giuristi sogliono riservare il titolo di califfo ai primi quattro soltanto. Presso gli sciiti invece sono imām soltanto quelli che gli sciiti considerano come legittimi monarchi, per volere divino, del mondo musulmano, ossia ‛Alī e i suoi discendenti in linea retta maschile sino a quello (12° o 7°, secondo le sette) che è misteriosamente scomparso e che ricomparirà in futuro; l'imām sciita è impeccabile, infallibile, superiore per virtù e dottrina a tutti gli altri uomini e solo legittimo interprete della legge divina: imperatore, dunque, e pontefice. 2. Nell'uso dei teologi e giuristi sunniti, anche qualsiasi sovrano di stati musulmani vassalli del califfo, o, dopo la caduta del califfato (1258), indipendenti. 3. Colui che dirige la preghiera rituale in comune nelle moschee od altrove; ufficio che può essere tenuto da qualsiasi musulmano conoscitore del rituale, non implica alcun concetto di ordini sacri sacerdotali ed è divenuto fisso e statale o municipale soltanto nel sec. XIX nell'Impero Ottomano e nelle colonie europee d'Africa. Quando fu istituito nell'Impero Ottomano il servizio dello stato civile (1287 èg., gennaio 1871), parecchie funzioni dello stato civile musulmano e di vigilanza dei quartieri cittadini vennero affidate agli imām di ruolo. Tutto ciò è stato soppresso in Turchia con le leggi di laicizzamento del 1924-1925; permane invece nei paesi arabi staccati nel 1919 dall'Impero Ottomano e, in parte, nella Libia italiana. 4. Colui che eccelle in un ramo delle scienze o delle lettere; fra l'altro, presso i sunniti, si indicano col titolo di quattro imām i fondatori delle quattro scuole ortodosse di rituale e diritto (Abū Ḥanīfah, Mālik, ash-Shāfi‛ī e Aḥmad ibn Ḥanbal).