illusione monetaria
Scostamento da una valutazione di razionalità economica riguardante situazioni in cui gli operatori economici confondono tra variabili espresse a valori m. correnti e a prezzi costanti (per es. salari o redditi) ovvero tra mutamenti nel prezzo relativo di due beni e quelli derivanti da una variazione del livello generale dei prezzi o tra tassi d’interesse nominali e reali (depurati dall’inflazione).
Le ragioni dell’i. m. possono essere diverse. Può accadere, per es., che individui razionali siano vincolati da informazione (➔) imperfetta. La stessa ipotesi di razionalità è tuttavia contestata dall’approccio dell’economia comportamentale (➔), secondo cui è provato sperimentalmente che le modalità effettivamente adottate dagli individui per formulare le scelte non si basano su procedure complesse e costose, in termini di tempo e risorse intellettuali, di raccolta ed elaborazione di dati secondo diversi scenari possibili, ma piuttosto sull’uso di metodi semplificati e consuetudinari. Inoltre, lo stesso fenomeno economico, se presentato e comunicato in maniera diversa, può essere interpretato in modo differente (➔ framing effect). Per es., una riduzione del salario nominale del 5% (con inflazione zero) può essere ritenuta non accettabile rispetto a una del 2% (con inflazione del 3%), anche se gli effetti sul potere d’acquisto del salario sono identici.
Le implicazioni dell’i. m. sono molteplici. Nella teoria macroeconomica non si ha il risultato di neutralità della moneta (➔ moneta, neutralità della). Questo risultato afferma che la variazione equiproporzionale di tutte le grandezze m., come per es. quella per il passaggio dalla lira all’euro, non dovrebbe mutare le scelte ottimali di soggetti razionali: le grandezze reali (consumi, investimenti) dovrebbero quindi restare invariate.
Nella teoria microeconomica, il consumatore, anziché scegliere, tra due beni che soddisfano lo stesso bisogno, il bene meno costoso sulla base del prezzo relativo, ovvero del rapporto tra i due prezzi espressi nella stessa moneta, potrebbe confondere la variazione di un prezzo, dovuta all’inflazione, con una variazione del prezzo relativo, così violando il cosiddetto postulato di omogeneità (➔). Nelle scelte d’investimento, l’i. m. porta a non tenere conto del fatto che il tasso d’interesse nominale (i) dovrebbe essere maggiore di quello reale (r), per compensare la riduzione nel potere d’acquisto tra il deposito iniziale e quello rimborsato alla scadenza (➔ Fisher, Irving). Se ci si aspetta un’inflazione (π) positiva, ovvero che i=r+π, l’i. m. implica un trasferimento di risorse dal depositante (creditore) alla banca (debitore).
Molti studi hanno dimostrato che una quota anche ampia dei soggetti economici ha una scarsa competenza nell’effettuare semplici operazioni aritmetiche per calcoli di convenienza, quale, per es., valutare se il capitale finale alla scadenza, comprensivo degli interessi maturati, esprima un potere d’acquisto maggiore o minore rispetto alla somma iniziale investita, tenuto conto dell’inflazione. Fenomeni di i. m. possono quindi derivare anche da carenze nel grado di istruzione, condizione necessaria, anche se non sufficiente, perché i soggetti economici si comportino in modo razionale.
Fenomeni di i. m. possono essere spiegati anche da comportamenti collettivi in base ai quali le norme sociali privilegiano il mantenimento di una gerarchia nel posizionamento degli individui in un gruppo o in una società, espressa dai loro redditi m., anche se tutti si impoveriscono in termini di potere d’acquisto.
Le forme di i. m. sono un fattore cruciale per l’efficacia della politica m. nel modificare, almeno nel breve periodo, il prodotto, basandosi, come nell’originaria formulazione della curva di Phillips (➔ Phillips, curva di), sulla non immediata reazione dei soggetti che non riescono a distinguere tra variazioni m. e reali delle variabili economiche. Per R.E. Lucas (➔) è il fraintendimento tra mutamenti nei prezzi relativi e inflazione (➔) a far sì che una variazione inattesa nell’offerta di moneta causi mutamenti nel prodotto.