ILLIRISMO
Movimento culturale e politico croato (1835-48). Trae il suo nome dagli antichi Illirî, considerati erroneamente antenati delle varie stirpi slave meridionali.
Il termine (Illirî, Illirico), mai caduto in disuso completo, ma ricco, nel passato, di accezioni diverse, ebbe al principio del sec. XIX nuova popolarità dall'istituzione delle Provincie illiriche (v.) e fu elevato a simbolo dell'unità degli Slavi meridionali (in mancanza di altra denominazione comune, e con proposito di neutralità tra quelle, numerose, indicanti popoli o regioni diverse) da L. Gaj nel proclama pubblicato il 5 dicembre 1835, nel settimanale Danica horvatska, slavonska i dalmatinska (Stella mattutina croata, slavonica e dalmata), che con l'inizio del 1836 fu ribatezzato in Danica ilirska. Nello stesso tempo anche il giornale Horvatesko-Slavonsko-Dalmatinske Novine, di cui Danica era il supplemento letterario, cominciò a chiamarsi Ilirske Narodne Novine (Giornale nazionale illirico). Giornale e supplemento avevano solo un anno di vita, ma le origini del movimento risalivano a qualche decennio indietro e si riconnettevano alla reazione contro le riforme giuseppine (specialmente forte presso i Magiari che i Croati si affrettarono ad imitare), rinforzata dalle nuove idee che venivano dalla Francia e che in parte gli eserciti e l'amministrazione francesi portarono direttamente in queste terre; nonché, nel campo più strettamente letterario, alla forma speciale che il movimento romantico aveva assunta in Austria e, in modo speciale, presso i Cèchi e Slovacchi (J. Kollár). Sotto questo duplice e convergente influsso politico-letterario anche in Croazia la coscienza nazionale cominciò a rinsaldarsi; e poiché il croato che vi si parlava era rimasto al rango di dialetto e la grama letteratura in questo dialetto kajkavo aveva tutta l'impronta di una letteratura strettamente provinciale, il punto di partenza per un'azione feconda non poteva essere che linguistico, con duplice aspetto, pratico e teorico. Pratico in quanto s'insisteva per l'uso del croato presso i ceti superiori della popolazione (v. l'opuscolo Genius patriae super dormientibus suis filiis: seu folium patrioticum pro incolis regnorum Croatiae, Dalmatiae et Slavoniae, in excitandum excolendae linguae patriae studium a J. Derkoosz, Zagabria 1832) e specialmente presso i deputati al parlamento ungherese (Erinnerungen an die zum ungarischen Reichstag bestimmten Deputirten der Königreiche Kroatien und Slavonien. Von einem Alt-Kroaten, Lipsia 1834. L'autore, il conte Jan Draškovič, aveva pubblicato questo opuscolo una prima volta nel 1832 in croato-kajkavo). C'era poi un aspetto teorico, in quanto si cercava di fissare l'ortografia e la grammatica croata (L. Gaj, Kratka osnova Horvatsko-slavenskega Pravopisaňa, pubblicata a Buda nel 1830, in croato e in tedesco: Kurzer Entwurf einer kroatisch-slavischen Orthographie). Ma il promotore del movimento, L. Gaj, mirava oltre il territorio strettamente croato; a lui premeva sin dal 1830 riunire intorno a sé il più gran numero possibile di Slavi meridionali. Ottenuto dall'imperatore Francesco I il permesso di pubblicare il nuovo giornale, comprese subito che esso, per assecondare il suo ideale, doveva abbandonare il dialetto regionale di Zagabria e adottare, quale tipo letterario, il dialetto štokavo, il più diffuso fra i Croati, l'unico usato dai Serbi, e che per giunta era quello dei famosi canti popolari epici e di buona parte della letteratura dalmata croata, la cui tradizione cominciava a risorgere. L'ortografia fu sempre più semplificata e perfezionata; allo "štokavo" Vj. Babukič fu affidata la compilazione di una nuova grammatica (Osnovi slovnice narěčja ilirskoga. Le basi della grammatica del dialetto illirico, 1836), che gl'Illirî si misero subito a studiare, abbandonando man mano il dialetto nel quale fino allora avevano pubblicato i loro scritti. L'entusiasmo degl'Illirî, anche per contrasti tra Budapest e Vienna, che il Gaj seppe abilmente sfruttare, diede rapidi frutti: nel 1837 fu fondata una tipografia nazionale; l'anno seguente, sempre a Zagabria, un gabinetto di lettura; pure nel 1838 il conte Drašković rivolse un caloroso appello (An Illiriens hocherzige Töchter. Ein Wort.... über die ältere Geschichte und neueste Regeneration ihres Vaterlandes) perché partecipassero all'attività patriottica degli uomini; nel 1839 fu rappresentato a Sisak, e nel 1840 a Zagabria, il dramma croato di I. Kukuljević, Juran i Sofija, ili Turci kod Siska; pure del 1839 sono i tentativi di reazione contro l'affermarsi del magiaro, in luogo del latino, nella vita politica della Croazia; nel 1842 infine fu fondata la Matica ilirska (Ape illirica), massimo organo editoriale croato fino agli ultimi tempi (nel 1874 trasformata in Matica hrvatska) e l'insegnamento del croato fu introdotto nelle scuole. Ma il movimento illirico aveva naturalmente anche molti e autorevoli avversarî nelle file dei conservatori, sicché la denominazione di "illirico" fu proibita nel 1843 per le "Novine" e per la "Danica". Ciò nonostante il movimento nazionale continuò anche negli anni successivi: la dieta croata del 1847 approvò il croato quale lingua amministrativa; l'aristocrazia finì con lo schierarsi con gl'innovatori; e nel 1848 la coscienza nazionale dei Croati appare già vigorosa e sicura di sé. Ma le varie vicende di quell'anno burrascoso e il contegno ambiguo del Gaj negli anni successivi, posero fine a un movimento che aveva pienamente raggiunto soltanto uno degli scopi che si era proposto: l'unione linguistica e letteraria dei Croati. I Serbi, infatti, rimasero pressoché completamente estranei all'illirismo, e anzi in parte, fatta eccezione per quelli della Voivodina, lo avversarono; degli Sloveni uno solo, Stanko Vraz, vi aderì incondizionatamente, mentre gli altri preferirono conservare, e in buona parte creare, in quegli stessi anni, la propria autonomia culturale; alla Bulgaria infine non giunse neanche l'eco dell'illirismo. Certo è però che quell'attività, la cui apparenza modesta contrasta con le sue grandi ambizioni, contribui a determinare la futura costellazione culturale della Slavia balcanica.
Bibl.: Pl. Kulakovskij, Illirizm (in russo), Varsavia 1894; Gj. Šurmin, Hrvatski preporod (Il risorgimento croato), voll. 2, Zagabria 1903-04; H. Wendel, Aus dem südslavischen Risorgimento, Gotha 1921; J. Pogonowski, Ilirzm i Sùowianszczyzna (L'illirismo e il mondo slavo), Leopoli 1924; G. Miskolczy, A Horvát kérdés története és irománjai a rendi állam korában (La storia e i documenti della questione croata nell'epoca dello stato feudale), voll. 2, Budapest 1927-28.