ĪLKHĀN
. Dinastia mongola che regnò nei secoli VII-VIII dell'ègira (XIII-XIV d. C.) sulla Persia e la Mesopotamia, abbracciando anche parte dell'Asia Minore e delle regioni caucasiche. Fu fondata da Hūlāgū, nipote di Genghāz Khān, che, abbattuto nel 1258 l'ultimo vestigio del califfato ‛abbāside di Baghdād, stabilì incontrastato il suo dominio dall'Osso all'Oceano Indiano e dall'Indo sino alla Siria, dove però l'invasione mongola fu validamente ributtata dai sultani mamelucchi d'Egitto. Questo ramo persiano dei Gengiscanidi fondato da Hūlāgū s'intitolò degli Ilkhān (sovrani provinciali o tribali), in formale riconoscimento dell'alta sovranità del Gran Khan regnante in Mongolia e poi in Cina, come linea diretta discendente dal grande Genghīz. Il regno di Hūlāgūe dei suoi immediati successori (Abāqā, Arghūn, Gaikhātū, Bāidū, Ghāzān e Abū Sa‛īd), fu in complesso favorevole allo sviluppo economico e culturale (arte, letteratura, scienza) dei territorî assogettati, specie della Persia, essendosi i conquistatori gradatamente islamizzati. Con la morte di Abū Sa‛īd (736 èg., 1335) si estinse la linea diretta degli Īlkhān, che però continuarono a regnare con sovrani di linee collaterali, caduti ormai zimbello di ministri e generali, sino circa al 1350. Attorno a questi anni (le date sono oscillanti per non essere stati alcuni fra gli ultimi Īkhān riconosciuti), i loro dominî ricadono spezzettati nelle mani di piccole dinastie locali (Gialāiridi, Muẓaffaridi, Serbedāridi), sino a essere di nuovo unificati dalla grande invasione di Tamerlano.
Bibl.: J. v. Hammer-Purgstall, Gesch. der Ilkhane, Darmstadt 1842-43; E. de Zambaur, Manuel de généalogie et chronologie pour l'histoire de l'Islam, Hannover 1927, pp. 244-45.