ILIZIA
(Εειᾒϑυια, Ilithyia). − Dea protettrice dei parti, considerata come divinità singola e anche moltiplicata in più personificazioni dei dolori dei parti. Era figlia di Hera e di Zeus (Hom., Il., xi, 271) e, secondo il poeta licio Olen, generò Eros (Paus., viii, 21, 3).
Esistono numerose varianti del nome, la cui etimologia è incerta e discussa. Dagli antichi grammatici è fatto derivare dal verbo ε½λευᾒϑω (= venire), in quanto I. è invocata nei parti perché il bimbo venga alla luce. Sulla base anche di una documentazione epigrafica di Creta (Samm. gr. Dialekt-Inschr., 5075), si è pensato al verbo transitivo ε½λευᾒϑω (= portare), poiché la dea porta al mondo i bambini. Sarebbe invece una antica forma secondaria di origine pregreca, come è indicato dal suo collegarsi a Hera e a Delo.
Ebbe l'attributo di Bolosia, poiché portava le doglie; tuttavia si inneggiava a I. se il parto aveva esito felice. La dea infatti poteva accelerare o ritardare una nascita, che poteva avvenire solo alla sua presenza. Di questo potere si hanno esempî sia nel mito di Eracle, sia in quello di Apollo. In ambedue i casi Hera, allontanando o nascondendo I., fece ritardare il parto di Alcmena e di Latona. È associata talora con le Moirai, altre divinità dei parti e con Artemide, che, al pari di Hera, aveva l'attributo d'Ilizia.
Dato il suo particolare carattere, I. veniva venerata in numerosi luoghi e principalmente dalle donne.
Secondo la tradizione (Paus., i, 18, 5) I. sarebbe nata nella grotta di Amnisos presso Cnosso, dove è documentato il più antico culto ad I., venerata come dea della fecondità anche in epoca preellenica. Sempre a Creta era la divinità principale di Latò ed era venerata come Einatia a Inatos. L'Eileithyiaion sulle pendici del monte Cinto a Delo è costituito da una terrazza con un naòs e con un altare: vi si rinvennero rilievi votivi raffiguranti Artemide I. in peplo e con face in mano, a cui si dirigono delle supplici. Nel II sec. a. C. tuttavia le offerte vennero unite a quelle di un Artemision situato vicino al porto. Da questi due primitivi centri di culto provenivano i tre xòana del tempio di I. ad Atene, coperti fino ai piedi per non essere visti dai profani. Dal santuario di I. in Agrai provengono statuette votive di giovanette di età ellenistica. Un santuario dedicato a I. e a Sosipolis esisteva ad Olimpia: diviso in due parti di cui una, quella in onore di Sosipolis, era riservata alle sacerdotesse (Paus., vi, 21, 2). Numerose altre erano le sedi di culto: Megara, Corinto, Argo, Sparta, Messene, Taygetos, Aigion (dove l'immagine della dea era opera di Damophon di Messene), Bura, Pellene, Tegea (con una statua di I. inginocchiata per partorire), Tera, Paro, Sidyma, Hierapolis, Herakleopolis. A Pirgi il culto di I. è testimoniato da Strabone (v, 226, 6); il ricco santuario, di cui è stato messo in luce il tempio, fu depredato da Dionisio di Siracusa nel 384 a. C. A Roma la dea veniva onorata con sacrifici durante le feste secolari e aveva una variante nel culto di Giunone Lucina, un tempio della quale esisteva sul Cispio.
La tipologia di I. nelle rappresentazioni figurate non è fissa: talora reca in mano una face che è attributo anche di altre dee. I. compare nella scena della nascita di Atena; l'episodio mitico è molto ripetuto nella ceramica specie in quella a figure nere, dove si hanno anche due o tre Ilizie, per lo più ai lati di Zeus seduto, alzanti le mani in atto di scongiuro o per reggere il capo al divino partoriente; ma appare anche su bracciali bronzei di scudi da Olimpia, in uno specchio etrusco del British Museum e in un rilievo marmoreo di Istanbul della seconda metà del VI sec. a. C.; I. presta il suo aiuto anche nella nascita di Dioniso, come è visibile in un rilievo manieristico di una porta di Taso eseguito verso il 411 a. C., mentre su una pisside attica degli inizi del IV sec. due I. senza attributi aiutano Latona partoriente, aggrappata ad un albero. Associata ad Orthia è in un gruppo d'avorio di Sparta, ed è raffigurata in chitone e con pòlos in un bronzetto degli inizî del V sec. dedicato da Aristomache, secondo quanto è detto in una iscrizione incisa sul chitone.
Un tipo particolare è dato dalla terracotta dell'Heraion del Sele rappresentante la dea in ginocchio, completamente nuda, con un manto dietro le spalle retto da due genietti alati, ricordando palesemente il parto di Latona descritto nell'inno omerico ad Apollo (vv. 117-18). I. inginocchiata si ha pure nella statuetta di Stoccolma, nel balsamario fittile dalla Tomba del Figulo di Vetulonia e forse nel gruppo di Sparta.
I. come Giunone Lucina era considerata kourotròphos: oltre al passo di Pausania (vi, 25, 4) che ricorda la statua esistente nell'Elide raffigurante la dea con Sosipolis sulle braccia, esistono due statuette di I. con un bambino in braccio, una marmorea di Iraidion (di età adrianea, ma risalente ad un originale postfidiaco), l'altra fittile di Berlino; e infine il rilievo di C. Poppaeus Ianuarius del Vaticano, in cui I. reca nella destra l'attributo della face.
Il Trendall avanza l'ipotesi che di I. siano pure le teste femminili dipinte sul collo dei vasi àpuli.
Monumenti considerati. − Bracciali di scudo da Olimpia: E. Kunze, Olimpische Forschungen, ii, Archaische Schildbänder, Berlino 1950, pp. 77-82. Specchio etrusco del British Museum: E. Gerhard-G. Körte, Etruskische Spiegel, Berlino 1840-57, tav. vi, 12. Rilievo marmoreo di Costantinopoli: G. Mendel, Catalogue des Sculptures. Musées Impériaux Ottomans, ii, Costantinopoli 1914, p. 227, s. n. 524. Rilievo di Taso: Ch. Picard, Manuel, ii, 1939, p. 839, fig. 335. Nascita di Dioniso: H. Heydemann, Dionysios Geburt, in Hallisches Winckelmannsprogr., 1885, p. 13 ss. Pisside attica a figure rosse di Atene: Arch. Ephemeris, 1902, tavv. 5-6. Gruppo d'avorio di Sparta: F. Matz, Geschichte der griechischen Kunst, i, Francoforte s. M. 1950, tav. 142 b. Statuetta in bronzo del British Museum: H. B. Walters, Catalogue of the Bronzes in the British Museum, Londra 1899, p. 16, n. 188, tav. ii. Terracotta dell'Heraion del Sele: U. Zanotti-Bianco, in Heraion alla Foce del Sele, i, Roma 1951, p. 14, tav. vi. Statuetta di Stoccolma: E. Kjellberg, in Ann. Museo Stoccolma, 1926, pp. 58-59, fig. 30. Balsamario di tipo corinzio da Vetulonia: Not. Scavi, 1894, p. 348, fig. 20; ibid., 1913, p. 511, fig. 7. Gruppo di Sparta (n. 364) del VI sec. a. C.: Ch. Picard, in Revue de l'histoire des religions, xcviii, 1928, p. 69 ss., tav. ii. Altare di C. Poppaeus Ianuarius: W. Amelung, Die Skulpturen des Vaticanischen Museums, i, Berlino 1903, p. 809 s., 731 A., tav. 86.
Bibl.: Opere generali: L. von Sybel, in Roscher, I, 1884-86, cc. 1219-1221, s. v. Eileithyia; L. Preller-C. Robert, Theogonie und Götter4, Berlino 1894, p. 511 ss.; P. Baur, Eileithyia, in Philologus, Suppl. VIII, 1889-1901, pp. 451-512; id., in The Univ. of Missouri Studies, I, n. 4, 102, pp. 1-90; F. Durrbach, in Dict. Ant., III, 1900, p. 383 ss., s. v. Ilithyia; C. Jessen, in Pauly-Wissowa, V, 1905, cc. 2101-2110, s. v. Eileithyia; B. Schweitzer, Eileithyia Kourotrophos, in Leipziger Winckelmanns Blätter, 1933, fasc. 3; R. Carpenter, in Memoirs Am. Acad., XVIII, 1941, p. 55 ss.; U. Zanotti-Bianco, in Heraion alla Foce del Sele, I, Roma 1951, p. 14; A. D. Trendall, Vasi antichi dipinti del Vaticano, II, Città del Vaticano 1955, p. 104. Sull'etimologia: Wackernagel, in M. P. Nilsson, The Minoan-Mycenaean Religion, Lund-Parigi 1927, pp. 449 ss.; C. Theander, Zwei griech. Wortsippen, in Yearbook of the New Society of Letters at Lund, 1931, p. 69 ss.; M. P. Nilsson, Geschichte der griechischen Religion, I, Monaco 1950, p. 313. Sui culti: L. R. Farnell, Cults of the Greek States, II, Oxford 1896, pp. 608-617. Amnisos: S. Marinatos, in Πρακτικαᾒ 1929, pp. 94-104; 1930, pp. 91-99; M. Guarducci, Inscriptiones Creticae, I, Roma 1935, p. 2, II; M. P. Nilsson, op. cit., p. 312 ss.; Ch. Zervos, L'art de la Crète, Parigi 1956, pp. 29, 39, figg. 74-77, 81, 90. Latò: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 470 s.; M. Guarducci, op. cit., I, p. 108, XVI. Inatos: M. Guarducci, op. cit., I, p. 98, XIII. Delo: A. Plassart, Les sanctuaires et les cultes du Mont Cynthe, in Exploration Archéologique de Délos, XI, Parigi 1928, p. 293 ss. Atene: W. Judeich, Topographie von Athen, Monaco 1931, p. 380; M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic Age, New York 1955, pp. 137, fig. 542. Olimpia: Olympia, III, p. 242, tav. LIX, 10; W. Dörpfeld, Alt-Olympia, I, Berlino 1935, pp. 39, 173, 263. Pirgi: M. Renard, Iuno Historia, in Latomus, XII, 1953, pp. 137-154; M. Pallottino, Scavi nel santuario etrusco di Pyrgi. Relazione della prima campagna, 1957, in Arch. Class., IX, 1957, p. 206 ss.; id., in Arch. Class., X, 1958, p. 315 ss. Roma: G. Lugli, Monumenti antichi, III, Roma 1938, p. 394 ss.