ILIZIA (Εἰλείϑυια, Ilithçâa)
Dea invocata dagli antichi Greci come protettrice del parto o, più precisamente, delle doglie del parto: il suo nome derivavano infatti gli antichi παρὰ τὸ εἰς ϕῶς ἐλεύϑειν τὰ ἔμβρυα ("dal venire i feti alla luce"); in realtà, l'etimologia e il vero significato del nome ci rimangono incerti. Essa compare, ma al plurale, già nell'Iliade (XI, 270), ove le I. personificanti appunto le doglie del parto, sono dette figlie di Era, che a suo piacere le manda o le trattiene, così come si narrava avesse fatto nell'occasione della nascita di Apollo e di Eracle. Con Era, anch'essa dea del parto e della maternità, si trovava pertanto I. in stretto rapp0rto; e per la stessa ragione, anche con altre dee, e specialmente con Artemide, la quale veniva essa stessa invocata con l'epiteto di Ilizia. S'intende pertanto come la genealogia di I., e le leggende a essa relative abbiano preso forme assai differenti secondo i tempi e i luoghi. Delle numerose sedi del suo culto, le più antiche e venerate furono quelle di Creta (presso la città di Cnosso) e di Delo, dove I. era legata al mito della nascita di Apollo e di Artemide (v.). Ebbe culto anche in Atene, e santuarî della dea esistettero a Tegea, ad Argo, a Sparta e in altre città del Peloponneso.
Le immagini del culto (come anche alcune monete, p. es. quelle di Egio) rappresentavano generalmente la dea coperta di una leggiera veste che le scendeva fino ai piedi con una mano tesa e con nell'altra la fiaccola A Tegea pare invece la si rappresentasse in ginocchio.
Bibl.: L. Preller e C. Robert, Griechische Mythologie, 4ª ed., Berlino 1877, p. 511 segg.; L. von Sybel, in Roscher, Lexicon d. gr. u. röm. Mythol., I, coll. 1219-1221; O. Jessen, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., V, coll. 2101-2110.