BARONTINI, Ilio
Nato a Cecina (Livorno) il 28 sett. 1890 da Giuseppe e da Emilia Marucci, di famiglia contadina dalle tradizioni socialiste, iscritto al partito socialista dal 1905, fu dapprima operaio metallurgico, poi ferroviere, e si dedicò all'organizzazione sindacale della sua categoria, diventando ben presto segretario provinciale (motivo per cui fu poi allontanato dall'impiego).
Tra le correnti che allora dividevano il partito socialista, il B. aderì a quella torinese dell'Ordine nuovo e, dopo il XVII congresso socialista del 1921, seguì la sorte del gruppo torinese, entrando a far parte del costituito partito comunista italiano. Lo stesso anno fu candidato nelle elezìoni politiche per la circoscrizione di Livorno.
Con la conquista fascista del potere l'attività politica del B. si svolse nella clandestinità. Arrestato una prima volta nel 1923, fu coinvolto, nel giugno del 1927, nel cosiddetto "processo dei due corrieri"; rinviato davanti al Tribunale speciale, di recentissima costituzione, e processato assieme a C. Negarville e ad altri dirigenti comunisti il 28 luglio 1928, fu assolto per mancanza di prove. Ripresa l'attività clandestina, nel 1931, per ordine del suo partito, si trasferiva a Parigi dove assieme ad A. Colombi, facendosi passare per un commerciante svizzero, organizzava il collegamento tra l'emigrazione antifascìsta e il movimento clandestino in Italia. Nel 1933 il B. si recò a Mosca, dove lavorò come tecnico specializzato in una officina e frequentò la Scuola leninista internazionale (istituto d'istruzione politica per la preparazione di dirigenti comunisti, alle dipendenze dell'Internazionale comunista). Durante i quattro anni di permanenza nell'unione Sovietica il B. continuava la propaganda contro il fascismo, avvicinando ad Odessa, presso il "club dei marinai", i marinai italiani che sostavano.
Scoppiata la guerra civile di Spagna, il B. fu tra i primi volontari delle brigate internazionali. Ufficiale di Stato Maggiore della 20 brigata intemazionale, partecipò alla difesa di Madrid, e il 5 febbr. 1937 sostituiva A. Roasio come commissario politico del battaglione Garibaldi, allora comandato da R. Pacciardi. In assenza del comandante - che, in congedo per una ferita, si era recato a Parigi in missione politica, sembra per esaminare l'opportunità di una continuazione della collaborazione italiana alla guerra che portava alla decimazione delle forze antifasciste emigrate - fu il B. ad assumere il comando del battaglione durante quasi tutta la battaglia di Guadalaiara (7-19 marzo 1937), vittoriosa per l'esercito repubblicano e nel corso della quale, per la prima volta, truppe fasciste italiane si scontrarono cm i combattenti antifascisti italiani. Fu nominato commissario politico di brigata e più tardi, sul campo di battaglia di Huesca, commissario politico di divisione.
Alla fine del 1938 il B., rientrato in Francia, partiva per l'Etiopia, dove, in contatto con gruppi di partigiani in lotta contro l'occupante italiano, organizzava un governo provvisorio dei patrioti etiopici - più tardi riconosciuto dal negus - e stampava un giornale bilingue La voce degli Abissini.
Ritornato in Francia ai primi del 1940, con l'occupazione tedesca venne internato nel campo di concentramento del Vemet, dal quale venne liberatonel '41 per intervento del governo sovietico, che lo rivendicò come suo cittadino. Dopo essersi occupato per qualche tempo del "Soccorso Rosso", assunse l'iniziativa di organizzare, nel territorio non occupato dai Tedeschi, gli antifascisti italiani e stranieri nei gruppi dei F.T.P.F. (Franc Tireurs et Partisans Frangais) che confluirono in seguito nella resistenza francese * Caduto il regime fascista, il B. ritornò in Italia. Dopo l'8 settembre si dedicò alla organizzazione delle prime formazioni partigiane, che allora si andavano costituendo nell'Italia settentrionale, in Toscana e in Emilia-Rornagna. Dal 1944 in poi la zona stabile della sua attività fu l'Emilia-Romagna: con il nome di battaglia di "Dario" assunse il comando delle brigate d'assalto Garibaldi e divenne membro del triurnvirato insurrezionale del partito comunista in Emilia. Quando, nell'estate del 1944, in vista di una rapida avanzata alleata, si costituì il Comando Militare Unico Emilia Romagna (C.M.U.E.R.), la cui giurisdizione si allargava da Ravenna a Parma, fu preposto alla sua direzione. Fra gli scontri cui partecipò è* la battaglia di Porta Lame a Bologna (7 nov. '44). Il 19 apr. 1945 il B., alla testa dei suoi uomini, liberava Bologna e la consegnava alle sopraggiunte truppe alleate; dagli alleati, per i suoi meriti di guerra, gli veniva conferita la Cross Star.
Il C.M.U.E.R., sorto nell'aprile 1944 in appoggio alla preannunciata offensiva alleata, si trasformò a poco a poco in un vero comando permanente. Alla sua testa, accanto al B., erano G. Alberganti, B. Cosuchi e A. Bentini; commissario politico era G. Borghese (Ferrero). Il comando controllava le formazioni partigiane della regione nord Emilia, divisa in tre zone (Piacenza, Parma, Reggio) e della regione sud Emilia comprendente le zone di Bologna e di Modena, assicurando efficacemente il collegamento tra brigate di montagna e di pianura: in tutto quarantamila uomini riuniti in tredici divisioni (corrispondenti a un numero complessivo di ottanta brigate fra quelle in montagna, SAP e GAP).
Decisivo, per la sopravvivenza della resistenza emiliano-romagnola, fu il movimento di "pianurizzazione" organizzato dal C.M.U.E.R., che si estese in seguito a tutta l'Itala settentrionale e che portò le formazioni di montagna a cercare in pianura rifugio e rifornimenti per resistere alle difficoltà dell'invemo e ai rastrellamenti dei tedeschi. Inoltre il C.M.U.E.R., all'indomani del rinvio dell'offensiva angloamericana, ordinò alle formazioni più provate di sconfinare oltre le linee alleate. Solo gli uomini più efficenti e preparati dovevano rimanere per continuare la guerriglia; gli altri avrebbero combattuto a fianco dell'esercito alle to. Così fu possibile superare l'invemo del 44 e lo sbandamento seguito al proclama del generale Alexander.
Con la restaurazione delle istituzioni democratiche il B. si inserì attivamente nella vita politica: membro del Cornitato centrale del partito comunista, del Comita,to nazionale dei ferrovieri, segretario della federazione comunista di Livomo, fu deputato alla Costituente e poi senatore (e, come tale, segretario della commissione della Difesa).
Morì il 22 genn. 1951, in un incidente automobilistico avvenuto presso la città di Livorno .
Bibl.: Commemorazioni in Rinascita, numero unico: Trent'anni di vita e di lotte del P.C.I., VIII (1951), pp. 2385.; Senza Soste, a cura della Feder. livornese del P.C.I., Livorno 1951. Per la partecip. alla guerra di Spagna, cfr. tra l'altro Garibaldini in Spagna, a cura di Estella [Teresa Noce], Madrid 1937, pp. 214, 221, 261, 280 s., 321 Ss., 363 (a pp. 255-59 un articolo del B., Le prime storiche battaglie di Guadalaiara); R. Pacciardi, Il battaglione Garibaldi, Lugano 1938, pp. 159, 173 ss., 191, 214 s., 230, 232; G. Pesce, Un garibaldino in Spagna, Roma 1955, pp. 82 ss., 89, 91 s., 98 s., 102, 104, 106, 110. 138, 148, 155 s., 165, 251 s.; L. Longo, Le brigate internaz. in Spagna, Roma 1956, pp. 238, 277 s., 280, 284, 297, 301, 309, NI, 391; Id., La disfatta del fascismo ital. cominciò in Spagna, in Il Contemporaneo, 1v (1961), nn. 38-39, p. 22. Per la partecipazione alla Resistenza italiana, si vedano tra l'altro due articoli del B. (Resistenza e vittoria di popolo, in Tempi Nuovi, n. spec ialei Bologna 1946; Le Staffette, in Epopea Partigiana, a cura di A. Meluschi, Bologna 1949); L. Longo, Un popolo alla macchia, Verona 1947, pp. 233, 299, 329, 430; R. Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino 1953, pp. 184, 206, 264, 376; A. Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari 1953, pp. 154,155, 198, 232, 296, 297; G. Galli, Storia del partito comunista italiano, Milano 1958, pp. 132, 195, 196, 210, 230; C. Delzell, Mussolini's enemies, Princeton 1961, pp. 1,53, 190, 304, 444, 515; M. Cesarini, Modena M. Modena P., Roma 1955, pp. 76, 174, 395; numerosi riferimenti al B. negli articoli, in Tempi Nuovi cit., di G. Dozza (p. 16), G. Fanti (p. 25), A. Cucchi (p. 32) e, in Epopea partigiana cit., di E. Frazzoni, L. Cavazzuti, A. Cucchi, G. Verenine, B. Casarini (pp. 11, 13 ss., 21 ss., 32 ss., 50 s., 53, 71. 213, 261). Per l'attività del C.M.U.E.R. si veda in partic. Ministero dell'Italia occupata, Un mese di lotta armata in Emilia Romagna (novembre 1944) Roma 1945, e Un mese di lotta armata in Emilia Romagna (dicembre 1944), Roma 1945; P. Alatri, Ferrara, Reggio Emilia, Ravenna, triangolo della morte, Roma 1948; F. Cipriani, Guerra Partigiana. Operazioni nelle Provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Parma 1947; C.M.U.E.R., Due mesi di attività partigiana in Emilia Romagna (giugno-luglio 19), Bologna 1944; si vedano anche i bollettini delle azioni partigiane editi dallo stesso Ministero.