VENÉZIS, Ilías (‛Ηλίας Βενεζης)
Narratore greco, nato ad Aivalì (Asia Minore) nel 1903.
La diretta esperienza della deportazione e delle angherie patite nel 1922 da parte dei Turchi è evocata nel romanzo autobiografico Τὸ νούμερο 31.328 (1931; trad. franc., La grande pitié, Parigi 1945; trad. it., Roma 1947) con un raccapricciante realismo di singolare potenza. Ma già in quest'opera giovanile, disuguale e qua e là incontrollata, e tuttavia non peritura, si coglie la tipica psicologia del V., che dal fondo dell'angoscia e da un fatalistico senso di nullità miracolosamente fa riaffiorare un amore di vita, a cui la consapevolezza dell'assurdità del reale vieta abbandoni dionisiaci, inducendo una patina di malinconica tenerezza. Dal linguaggio lirico del v., forse un po' gracile e castamente sussurrato, oltre che dall'affermazione tenace d'una umana bontà, nasce una segreta consolazione. E questa, più che l'occasionale produzione della "Resistenza", gli conciliò il caldo amore del pubblico greco negli anni dell'occupazione straniera, consacrandone una fama che ha del resto varcato i confini dell'Ellade.
Altre opere: ‛Ο Μανόλης Λέκας, (racconti, 1918); Γαλήνη, ("Quiete", 1939); Αἰγαῖο ("Egeo", racconti, 1941); Αἰολικὴ γῆ "Terra eolica" 1943; trad. fr., Parigi 1946); ῎Ανεμοι ("Venti", racconti, 1944); Μπλὸκ C (dramma, 1945); ῎Ωρα πολέμου ("ora di guerra", racconti, 1946).