ALDOBRANDESCHI, Ildebrandino (Ildebrandino Novello)
Figlio di Uguccione; sembra che nel 1155 desse ricetto nelle sue terre ad Arnaldo da Brescia, che fu accolto nel castello di un suo feudatario, il visconte di Campagnatico, ma che, a seguito dell'intervento armato di Federico I, dovette riconsegnare. Passato alla parte dell'imperatore, il 20 marzo 1160 nella dieta di S. Genesio giurò fedeltà al duca Guelfo, marchese di Toscana, forse ricevendone allora il titolo di conte palatino e la conferma dei possessi di famiglia; secondo il Davidsohn, invece, il titolo gli fu concesso nella primavera 1163 (p. 745).
Nel medesimo anno, minacciando Pisa la guerra ad Ildebrandino per atti di pirateria compiuti lungo la costa aldobrandesca contro alcune sue navi, il conte, anche dietro il consiglio della madre, contessa Gemma, accorse in città a discolparsi. Ne seguì un patto di alleanza, per cui Pisa aveva piena signoria sul Tirreno e gli Aldobrandeschi la sicurezza delle proprie coste. L'A. venne insignito del titolo di vessillifero. Nel maggio 1162 tale patto fu riconfermato, mentre il 9 luglio successivo sembra che il conte partecipasse alla dieta nuovamente convocata a S. Genesio per fare la pace tra Genova e Pisa.
Nella primavera del 1163 l'A. accompagnò Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia e cancelliere dell'Impero, in un giro attraverso la Toscana al fine di raccogliere tasse e rafforzare l'autorità dell'imperatore. Il 10 ag. 1164 Federico I gli rilasciò amplissimi privilegi, con i quali l'A. riceveva la protezione imperiale e la facoltà di coniare monete; il Davidsohn sostiene, per altro, che gli ampi privilegi alle famiglie nobili della Toscana furono rilasciati il 28 settembre e che l'A. fu un po' meno favorito per un riguardo verso i Pisani, dei quali Federico aveva bisogno (p. 757).
Nel 1169 combatté a fianco di Pisa contro Lucca, all'assedio di Agnano. Nel 1170, forse podestà e capitano di Viterbo, fu a capo di una parte dell'esercito pisano che, in guerra con Genova e Lucca, assediava il castello di Motrone, che poi cadde.
Il 4 luglio 1171, in occasione dell'alleanza stretta tra Firenze, Pisa, il vescovo di Volterra e il conte Alberto da Prato contro Genova, Lucca, Pistoia, Siena e il conte Guido Guerra, l'A. vide pronunciarsi a suo favore Pisa, che si riservò di non combattere per Firenze contro di lui e contro il vescovo di Volterra, impegnandosi anche a favorire l'alleanza fra l'A. e Firenze stessa.
Il 28 marzo 1172 fu presente in Siena alla dieta convocata da Cristiano di Magonza per mettere Pisa al bando dell'Impero: atto questo quasi inspiegabile nell'A., tradizionalmente alleato della città. Infatti, nel luglio successivo di nuovo combattevano insieme contro Cesarano in Garfagnana (o Ciriliano, nel Vai d'Arno pisano), che cadde in mano del conte; e gli stessi Pisani accorsero in suo aiuto allorché Cristiano di Magonza, volendolo punire, preparò contro di lui, con Guido Guerra e i Senesi, una spedizione riuscita però vana.
Nel febbraio del 1173, tolto il bando anche a Viterbo, Cristiano, che si preparava a combattere Ancona, riammise nel proprio favore l'A., forse nuovamente podestà di Viterbo.
Nello stesso anno l'A. insieme con i suoi alleati (Pisa, Firenze, i conti Ardenghesca) subì una lieve sconfitta presso un luogo collinoso detto Onzo, ad opera di Lucca, Siena, Pistoia e del conte Guido Guerra.
Forse prese parte alla battaglia del 7 luglio 1174, presso Asciano, in cui i Senesi furono sconfitti dai Fiorentini; il 16 agosto dell'anno successivo fu fatto prigioniero dai Senesi e costretto ad allearsi con Siena.
La morte dell'A. cade tra il 18 dic. 1193, quando compare come testimone ad un atto del vescovo di Volterra, e il 27 apr. 1195, quando, invece, in un diploma di Arrigo VI, i privilegi dati al conte Ildebrandino nel 1164 vengono confermati al figlio di lui, conte Ildebrandino. Forse aveva sposato Maria degli Alberti di Prato.
Fonti e Bibl.: Annales Pisani,in Rer. Italic. Script., 2 ediz., VI, 2, a cura di M. Lupo Gentile, pp. 19, 21, 25, 48, 51, 55, 58; R. Davidsohn, Storia di Firenze. Le Origini, II, Firenze 1909, pp. 727, 741, 745, 757,797, 798, 800, 801, 808, 809, 815, 820, 827, 832, 839; G. Ciacci, Gli Aldobrandeschi nella storia e nella Divina Commedia, I-II, Roma 1935, passim.