ALIBRANDI, Ilario
Visse in Roma dall'8 febbraio 1823 al 27 gennaio 1894: professore di diritto romano in quella università dal 1850 al 1871, poi - fino alla morte - nell'Accademia pontificia di conferenze storico-giuridiche.
Fu un solitario e un precursore. In un periodo nel quale gli studî romanistici erano scarsamente coltivati in Italia, e mentre altrove - specialmente in Germania - prevalevano criterî rigidamente dogmatici, l'A. formò la sua cultura sulle fonti, e per l'esegesi di queste parve continuare i metodi dei giuristi culti del secolo XVI. Ad essi lo avvicinava la salda preparazione umanistica, la padronanza degli scrittori non giuridici, la tendenza a considerare gl'istituti, piuttosto che nell'artificiosa immobilità del sistema giustinianeo, nello sviluppo storico. Ma i metodi degli umanisti furono da lui esplicati in nuove direzioni: non solo fu tra i più lucidi interpreti delle Istituzioni di Gaio e delle altre vestigia - spesso assai lacunose - della giurisprudenza classica, ma dallo studio di questi scritti trasse una così sicura coscienza del diritto classico, nelle sue norme e nel suo sistema, da venire elaborando i criterî per discernere entro il Corpus iuris gli elementi genuini dalle soprastrutture giustinianee. I risultati da lui raggiunti secondo questo metodo - massime nei temi del concorso delle azioni, della negotiorum gestio, della restituzione dei frutti nella rei vindicatio - furono insigni. Anche riconobbe la grande importanza che possono avere, per la scoperta di massime e di dottrine classiche, gli scolî più antichi dei Basilici, i cui autori ebbero talvolta presenti i testi genuini, o almeno rifacimenti che lasciano distinguere il dettato antico dalla glossa recente.
Gli scritti dell'Alibrandi furono raccolti a cura dell'Accademia di conferenze storico-giuridiche, con l'efficace concorso di V. Scialoia e di C. Longo, nel volume: Opere giuridiche e storiche del prof. I. A., Roma 1896, I. Un secondo volume di studî inediti non poté essere preparato per la scarsa fiducia che gli appunti, raccolti da studenti, parvero meritare: soltanto un breve studio Intorno alla obbligazione del pupillo contraente "sine tutoris auctoritate" vide la luce in Bull. ist. dir. rom., XXIV (1912), pp. 170-179. Fra gli scritti compresi nel volume cit. ricordiamo: De cognitoribus penes Romanos veteres disquisitio (1854); Dell'utilità che arrecano alla storia ed alle antichità del dir. rom. gli scritti de' greci interpreti e degli scoliasti de' Basilici (1865); De bonorum possessionibus commentarius (1869); Del concorso delle azioni (1870); Teoria del possesso secondo il dir. rom. (1871); Dell'azione che davasi secondo l'antico dir. rom. contro i curatori (1889).
Bibl.: V. Scialoja, I. A., in Bull. ist. dir. rom. VII (1895), p. 120 segg.