Il vendicatore solitario
Può il tuo vicino di casa, apparentemente tranquillo e inoffensivo, trasformarsi all’improvviso in un ‘mass murderer’? La strage in Colorado e l’attentato alla scuola di Brinidisi riaprono la questione. Ma i mostri non si cancellano con il telecomando.
Un giorno, nella tua città, un tizio sale su un tetto e si mette a sparare sulla folla. Segui la storia davanti alla tv. La telecamera stringe su una figura che si agita sul tetto di un edificio. Brandisce una lunga arma e un telefono cellulare. La sua voce distorta rimbalza in migliaia di case. Detta un proclama.
Il mondo è ingiusto, e lui gli ha dichiarato guerra. È il Vendicatore Solitario. Uccide. Si arrenderà, ma sarà lui a decidere quando.
Un giornalista gli chiede quale sia il suo nome. L’uomo non si fa problemi a rivelarlo. Vuole essere conosciuto, lo vuole con tutte le sue forze. È un nome come tanti, il nome di un signor nessuno come tanti. Si mette in posa, per un istante. L’obbiettivo fissa un volto ordinario. Non è possibile, ti dici, non può essere. L’hai riconosciuto. È il tuo vicino di casa.
Quello stesso che ieri sera hai educatamente salutato rientrando dopo una lunga giornata di lavoro. Non hai mai saputo come si chiama. Non sai che lavoro faccia. Tutto ciò che sai di lui è che è un uomo solo. Non l’hai mai visto insieme a una donna, un bambino, un amico, un cane. Hai vissuto per anni accanto a una bomba a orologeria e non te ne sei mai reso conto. D’altronde, come avresti potuto? Perché avresti dovuto far caso a un perfetto sconosciuto? Provi un improvviso sollievo. Potevi esserci tu, in mezzo a quella strada.
Il sollievo si fa rabbia quando pensi che quel disgraziato ha avuto finalmente quello che cercava, il suo quarto d’ora di celebrità.
E allora spegni il televisore.
Un gesto di sfida.
Se ti cancello dalla mia vista, cessi di esistere. Mostro. Apprenderai dopo che il tuo vicino si è arreso. Ha sorriso mentre lo catturavano. Ostenta serenità.
Si augura che molti altri seguiranno il suo esempio. Leggerai approfonditi commenti sui giornali. I criminologi spiegheranno che il vendicatore solitario è quello che definiscono un mass murderer, un ‘assassino di massa’. Da non confondersi né con il serial killer, quasi sempre animato da un movente sessuale, né con lo spree killer, l’assassino compulsivo che, in un contesto di eccitazione incontrollabile, elimina tutti quelli che incontra lungo la sua strada.
Il mass murderer è un killer freddo. Di solito è un frustrato che scarica su vittime innocenti la sua scarsa autostima, che si vendica di torti, reali o presunti, dando vita alla sua fantasia di morte. Altre volte, scoprirai, è un criminale ideologizzato, uno che si ritiene incaricato della missione di purificare il mondo liberandolo da coloro che lo inquinano: giovani, donne, ebrei, arabi, immigrati, banchieri o chiunque altro incarni il suo odio. Ti spiegheranno che simili figure non sono rare nei contesti ad alta industrializzazione. Che all’origine c’è spesso il ‘pensiero rimuginativo’, un rovello figlio della solitudine esistenziale che induce a considerare l’universo delle relazioni umane una terra desolata e irredimibile.
E ti squaderneranno statistiche sorprendenti. Ti dimostreranno che i mass murderers sono quasi tutti anglosassoni. Vengono da quei posti dove il concetto di famiglia è alquanto labile, nascono e si addestrano a odiare in quelle belle villette unifamiliari, col giardinetto e il barbecue, dove la proprietà privata e la privacy sono i pilastri di una religione inesorabile.
Ma, aggiungeranno, non mancano nemmeno in Italia: solo che, siccome laggiù la famiglia è una cosa seria, è contro la famiglia che si appunta la loro vendetta.
E tutti ti diranno anche: non usare la parola ‘mostro’. I mostri esistono solo al cinema, dove servono unicamente a rassicurare noi ‘normali’ che nella mostruosità ci specchiamo, per uscirne rafforzati, come nella più classica delle catarsi. I mostri non esistono. Nella realtà ogni delitto, anche il più atroce, è il frutto di una catena causale che siamo in grado di ricostruire perfettamente. Troppo spesso, però, quando è ormai tardi. I ‘mostri’ non si cancellano col telecomando.
Tocca a noi, a noi tutti, impedire che divengano tali.
Tre casi italiani
Il preoccupante fenomeno del vendicatore solitario che si fa giustizia da sé, ha fatto capolino anche nel ‘Belpaese’. Il caso più inquietante è stato certamente quello di Gianluca Casseri, l’estremista di destra che il 13 dicembre 2011, a Firenze, ha fatto strage di venditori ambulanti senegalesi prima di suicidarsi; la sua vicenda presentava infatti evidenti similitudini con quella del killer norvegese Anders Breivik, non solo per l’odio xenofobo nutrito da entrambi gli assassini, ma anche per la pretesa di giustificare il loro risentimento sul piano teorico, attraverso saggi e altri scritti. Una motivazione diversa stava invece alla base dell’azione compiuta il 3 maggio da Luigi Martinelli, l’imprenditore che ha fatto irruzione, armato di fucile, nell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate a Romano di Lombardia (Berga-mo); in questo caso (risoltosi fortunatamente senza morti e feriti) l’autore del gesto voleva attirare l’attenzione su quella che riteneva essere una multa ingiusta (per il mancato pagamento del canone RAI), probabilmente influenzato anche dal clima sociale di quei giorni, caratterizzato dai ripetuti attacchi a Equitalia. Infine, nell’attentato del 19 maggio presso la scuola Francesca Morvillo-Falcone di Mesagne (Brindisi), a provocare la morte di Melissa Bassi è stato, come ha ammesso l’autore, Giovanni Vantaggiato, un ‘movente’ del tutto personale, una sete di vendetta tanto cieca da colpire una ragazza completamente innocente.