Vedi Il sistema partitico israeliano dell'anno: 2012 - 2013
Nell’iniziare una breve analisi del sistema dei partiti israeliano bisogna tener presente che tale sistema è profondamente mutato rispetto sia a quello originario, sia a quello seguente la vittoria della destra nel 1977. Inoltre il panorama dei partiti israeliani è molto mutevole: alleanze, fusioni, scissioni e cambiamenti di nome si susseguono con una certa frequenza nell’ambito ebraico come in quello arabo. Il sistema dei partiti israeliano riflette da un lato la caratteristica di ‘stato fondato dai partiti’ che ha Israele, dall’altro le molteplici fratture presenti nella società.
La prima frattura è la divisione tra partiti che sono nati in ambito sionista, o comunque in ambito ebraico, e partiti che rappresentano la minoranza araba. Quest’ultimi, di nome e identità variabile, non riescono a raggiungere una rappresentanza neppur lontanamente paragonabile alla rilevanza demografica della minoranza araba stessa, e spesso sono un cartello elettorale di piccoli gruppi formatisi intorno a singole personalità. Sull’altro fronte, la principale frattura del movimento sionista si situa tra la corrente un tempo maggioritaria, di stampo socialista, e la corrente minoritaria o revisionista, caratterizzata da un nazionalismo radicale e da una posizione liberista in politica economica.
Tale frattura si rispecchia tuttora nella contrapposizione tra il Partito del lavoro e il Likud, per molte legislature, da soli o in coalizione, i due più consistenti partiti in Israele. Il primo, letteralmente Partito israeliano del lavoro (Mifleget ha-‘Avoda ha-Yisra’ elit) è detto usualmente Ha`Ávoda in Israele e all’estero Labour Party. È parte dell’internazionale socialista. Si è indebolito non solo per un lento ma inesorabile declino, ma anche a causa della defezione di esponenti di grande rilievo come gli ex primi ministri Shimon Peres, passato al gruppo centrista Kadima, e Ehud Barak, che ha fondato un suo nuovo gruppo detto Indipendenza (Si’at Ha’atzmaut).
La sinistra sionista socialista (in origine marxista), un tempo forte, si è assai ridotta ed è espressa dal Meretz-Yachad (‘energia-unione’ in ebraico, ma ‘Meretz’ è anche l’acronimo di Mapam e Ratz, i due partiti costituenti oltre allo Shinui), derivante dalla fusione del vecchio partito socialista di sinistra, il Mapam, con altri piccoli partiti e gruppi. Il partito comunista (Hadash dal 1977) è arabo-ebraico, ma con un elettorato prevalentemente arabo, e si colloca all’estrema sinistra non sionista.
I primi trenta anni di Israele hanno visto una prevalenza della sinistra (escludendo ovviamente i comunisti). Le elezioni del 1977 hanno visto il successo della destra, come quelle successive, e fino alle elezioni del 2001 si è avuto un certo grado di alternanza, con una prevalenza della destra del Likud e alcuni episodi di governi di unità nazionale. Il Likud (‘consolidamento’) si formò in vista delle elezioni del 1974 con la fusione dello Herut (‘libertà’), erede del revisionismo sionista, e di altri partiti di destra.
Con il processo di pace, la frattura destra-sinistra si è riconfermata sulla questione delle trattative con i palestinesi, con i laburisti come fulcro di una coalizione favorevole alla trattativa con i palestinesi basata sul principio ‘Land for peace’. I partiti religiosi si sono formati fin dall’inizio dello stato, ma all’inizio si preoccupavano soprattutto della conformità della legislazione israeliana alla religione in alcuni settori, come il diritto della famiglia o il rispetto delle feste, e di alcuni privilegi degli studenti delle scuole rabbiniche. La crescita e la trasformazione dei partiti religiosi e/o di appartenenza ‘etnica’ ha modificato il semplice orientamento destra-sinistra del sistema dei partiti israeliano.
A partire dal 1967 i partiti religiosi si sono infatti orientati alla rappresentanza degli ultraortodossi e dei coloni sui territori occupati. Per esempio il Partito nazionale religioso (Mafdal, acronimo di Miflaga Datit Le’umit) si alleava negli anni Cinquanta anche con i laburisti, ma successivamente la sua agenda di sostegno allo sviluppo degli insediamenti ‘in tutta la Terra di Israele in realizzazione del precetto divino’ lo ha portato a entrare in coalizioni di destra. Degel Hatorah/Degel HaTorah (‘Stendardo della Torah’) e Agudat Yisra’el (‘Unione di Israele’) sono partiti ortodossi che si interessano a temi religiosi, ma dall’inizio del processo di pace si sono posti sulla destra dello schieramento. Si è poi formato lo Shas (1984), un partito religioso/etnico derivato da una scissione in Agudat Yisra’el, che si è alleato sia a destra che a sinistra, e rappresenta gli ebrei ortodossi sefarditi-orientali.
A questo si sono poi aggiunti i partiti che rappresentano gli ebrei russi immigrati dagli anni Ottanta, come Yisra’el Beitenu, fondato dal discusso Avigdor Liebermann, che si colloca nettamente sulla destra dello spettro politico, rifiuta il principio ‘Land for peace’ e propone perfino scambi di territorio abitato da arabi con i palestinesi e una severa legge sulla cittadinanza. Il quadro è stato definitivamente frammentato dalla costituzione del partito centrista Kadima, fondato da Ariel Sharon, cui hanno aderito anche personalità del Partito del lavoro come Shimon Peres, con la prospettiva ¬ fallita ¬ di creare nel sistema politico israeliano una sorta di forza centripeta. La frammentazione del sistema dei partiti pone un problema di governabilità, ma la prospettiva di una riforma della politica e di una riaggregazione paiono allo stato attuale lontane.