Il rilievo storico e la narrazione visuale: raccontare con le immagini
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
In età neoassira, le residenze palatine dei sovrani sono decorate con lastre a rilievo a soggetto storico, religioso e venatorio. Riproducono il complesso apparato del cerimoniale di corte e dell’ideologia regale assira, mettendo in evidenza il ruolo e la funzione del re assiro in rapporto con il mondo divino e con le azioni che egli compie. Il rilievo storico, prettamente con raffigurazioni delle campagne militari dei re d’Assiria, esprime un racconto per immagini delle gesta di conquista dell’esercito assiro.
Sebbene opere figurate a contenuto narrativo (su lastre invetriate dipinte) siano testimoniate già in età più antica, la nascita del rilievo storico si ha nel periodo neoassiro, quando Assurnasirpal II (re dall’883 all’859 a.C.) decide di eleggere Nimrud a capitale dell’Impero e intraprende la costruzione della sua residenza palatina sulla collina principale della città.
Come questo palazzo costituisce il modello a cui i successivi sovrani assiri si ispireranno, pur rimodulandone lo schema planimetrico di base, così la creazione di ortostati scolpiti a rilievo nella sala del trono rappresenta l’inizio di una tradizione che si manterrà per almeno tre secoli. Gli ortostati del Palazzo di Assurnasirpal sono decorati con scene militari, relative alle conquiste del sovrano, scene di caccia al leone e al toro e immagini legate alla sfera religiosa. Queste riassumono così le funzioni del sovrano in tre diversi momenti: nel tempo storico dei rilievi a soggetto bellico, il re agisce per stabilire il controllo dell’Assiria su regioni lontane; nel tempo del rito dei rilievi a soggetto venatorio, egli ristabilisce, con un’azione che periodicamente si ripete, il controllo sulle forze del caos uccidendo il leone e il toro e libando, con opportuni riti, sui loro corpi; nel tempo del mito delle scene che lo vedono stante ai lati dell’albero sacro, affiancato da due geni alati, il re funge da tramite, in un tempo trascendentale, tra il mondo divino e il mondo terreno che egli ha il compito di governare.
Il settore privato del Palazzo di Assurnasirpal II, che si apre attorno alla corte interna del bitanu (letteralmente “il cortile della casa”, che si contrappone al babanu, il “cortile della porta”, antistante la sala del trono), è invece decorato con scene dove il sovrano, protetto da geni alati e accompagnato da inservienti, compie gesti rituali di purificazione. La funzione di queste immagini, spesso enigmatiche per la presenza di simboli (come l’albero sacro) e esseri mitologici compositi (geni alati a testa umana o di rapace), è diversa dalle scene a soggetto storico della sala del trono. Se queste ultime hanno una valenza performativa, ovvero riproducono in immagini quanto accaduto, rifacendo, nello spazio delle lastre e nel tempo del racconto, lo spazio ed il tempo dell’azione, le immagini delle sale interne del palazzo di Assurnasirpal II hanno invece un effetto agente: esse non rifanno e riproducono la realtà, bensì agiscono nella realtà, hic et nunc. Le immagini di geni alati ai lati dell’albero sacro, la figura del sovrano in un contesto rituale di libagione e purificazione hanno lo scopo di proteggere l’ala interna e privata del palazzo. La loro presenza agisce nella realtà quotidiana del palazzo facendo del re l’unico efficace tramite tra l’umano e il trascendente.
Quest’ultimo tipo di immagini scompare dai programmi figurativi delle residenze palatine dei sovrani successivi. Nell’VIII secolo a.C., il Palazzo di Sargon II (re dal 722 al 705 a.C.), fatto costruire (e non ultimato) a Dur Sharrukin, è decorato con rilievi a soggetto storico che registrano in immagini le conquiste militari del sovrano. Anche la caccia, così come è rappresentata ed intesa da Assurnasirpal II, scompare dal programma figurativo e viene sostituita da una caccia nei giardini della città a cui partecipano il sovrano e i nobili assiri: la caccia di Sargon II non ha più un valore cosmogonico, ma è la vivida raffigurazione di uno sport praticato dai fedelissimi del re e per questo trova spazio nel programma figurativo del Palazzo reale.
La residenza di Sargon II, che trasforma e rielabora il modello di Assurnasirpal II, con la duplicazione delle corti interne e la creazione di portali in asse, diviene essenzialmente il contenitore di immagini che ricordano e monumentalizzano le imprese belliche del sovrano. Mentre il progetto di Assurnasirpal II prevede che sia la sala del trono a riassumere le imprese compiute dal re, nel Palazzo di Sargon II a Dur Sharrukin sono molte le sale a illustrare le campagne del re in forma annalistica: le imprese sono raccontate, in parole ed immagini, anno per anno, in ordinata sequenza spaziale e temporale. Con Sargon II si raggiunge una quasi perfetta sovrapposizione tra il racconto di un anno di conquiste militari e lo spazio di una sala ad esso dedicato.
Anche nel Palazzo senza Rivali di Sennacherib (re dal 705 al 681 a.C.) a Ninive, il programma figurativo esclude i temi religiosi e mitologici. Gli architetti e gli scultori di Sennacherib risentono dell’esperienza artistica ed architettonica del Palazzo di Sargon II a Dur Sharrukin: anche a Ninive, la corte interna viene duplicata, con un potenziamento dell’effetto scenografico. Con il regno di Sennacherib l’arte assira subisce un notevole cambiamento rispetto alla tradizione precedente: le lastre decorate a rilievo non sono più suddivise in registri, ma l’intera sua altezza viene occupata da una fitta serie di figure umane e dal paesaggio, che viene minuziosamente raffigurato come parte integrante del significato della narrazione visiva. L’alto punto di osservazione applicato nella scultura e gli effetti prospettici dei portali delle sale in sequenza che si aprono sulle corti interne sono gli elementi di novità del programma figurativo di Sennacherib. L’intenso programma urbanistico di ricostruzione e ingrandimento di Ninive trova spazio nelle scene scolpite nel Palazzo senza Rivali: parte della Corte VI è decorata con le scene di estrazione, trasporto, abbozzo e entrata a Ninive delle gigantesche figure di tori androcefali che adornano gli ingressi principali della città e del palazzo. Anche nel Palazzo sud-ovest il tema della caccia è assente: le sale sono dedicate alle imprese militari e all’opera di costruzione del palazzo e trasformazione della città. Le immagini di alcuni rilievi esaltano proprio questa qualità del re costruttore che recupera, in regioni lontane, materiali preziosi, introduce nuove tecniche per la lavorazione dei metalli e applica queste conoscenze e tecnologie per il rifacimento di Ninive e la costruzione di un palazzo davvero senza rivali. Se con Sargon II esiste una quasi perfetta aderenza tra eventi di un anno di una campagna militare e una singola sala del palazzo, con Sennacherib si giunge ad una perfetta aderenza tra un singolo episodio di una campagna militare e una sala: le sale non sono più suddivise per anni – con i riassunti delle spedizioni militari e le raffigurazioni in sequenza di tanti eventi – ma ospitano la narrazione di un singolo episodio che si dipana lungo tutto il perimetro di una singola sala. Se, nel palazzo di Sargon II, il visitatore, percorrendo una sala, può avere percezione delle imprese e dei momenti salienti che hanno caratterizzato un anno di spedizioni militari, con Sennacherib il visitatore viene messo di fronte ai dettagli di un singolo evento. Nello stesso spazio di una sala, il tempo del racconto si dilata e la scena si arricchisce di particolari che nei rilievi di Sargon II erano sacrificati all’esigenza di raccontare più episodi.
Assurbanipal (re dal 668 al 631 a.C.) è l’ultimo sovrano assiro a far costruire un palazzo e a commissionare una serie di rilievi che decorano le sale della sua residenza. Rispetto alle innovazioni introdotte dagli scultori del nonno Sennacherib, la bottega di artisti di Assurbanipal preferisce ritornare alla suddivisione dell’altezza della lastra in registri, sovrapponendo nello stesso ortostato due episodi di una medesima campagna militare, che si sviluppano spesso in direzioni opposte, con un suggestivo effetto di schiere di uomini armati e prigionieri che avanzano in senso contrario.
Rispetto sia a Sargon II sia a Sennacherib, Assurbanipal dedica ampi spazi del suo palazzo alla raffigurazione della caccia al leone. La caccia di Assurbanipal si inserisce nella tradizione della pratica venatoria di Assurnasirpal II: non è un’attività sportiva del sovrano, ma un’azione rituale che il re compie al termine di ogni azione militare, a suggello della vittoria.
Le scene venatorie della Sala C del Palazzo nord di Assurbanipal a Ninive possono sicuramente essere considerate l’apice dell’arte assira. Esse combinano le tradizioni più antiche con le innovazioni introdotte da Sennacherib. Le lastre non sono suddivise in registri e lo spazio è suggestivamente raffigurato privo di ogni elemento paesaggistico proprio per rendere in maniera realistica la sabbia dell’arena all’interno della quale il re, sul carro, insegue ed uccide per tre volte i leoni che vengono rilasciati da gabbie lignee. Si tratta di un esempio di narrazione continua dove il racconto si dipana lungo tutto il perimetro della sala senza soluzione di continuità, in modo da rendere quasi impossibile definire l’inizio della battuta di caccia all’interno dell’arena. La ripetizione del carro del re sulle pareti, con il sovrano in atteggiamenti diversi e armato ogni volta di una diversa arma, esprimono la continuità dell’azione con un movimento circolare che riproduce il perimetro dell’arena.
I palazzi dei sovrani assiri, oltre a essere la dimora fisica del re, sono dunque una sorta di manifestazione cosmica delle sue funzioni: i rilievi che li decorano non sono elementi puramente esornativi, ma testimoniano e perpetuano l’agire del re sul piano storico e su quello del rito.