Il regno dei Franchi
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
I Franchi svolgono un ruolo unificante nella storia dell’Europa occidentale: approfittando della lenta ma continua decadenza dell’impero romano, ben presto allargano i loro territori originari dandosi una organizzazione politica sempre più definita. Saranno i regnanti della dinastia merovingia (dal V secolo fino al 751) e in particolare il re Clodoveo a unificare il regno, acquistando prestigio con le continue vittorie a danno degli Alemanni e dei Visigoti. Ai Merovingi seguono i Carolingi che, con Carlo Martello, incorporano l’ampio territorio tedesco orientale, che comprende la Turingia, l’Alamannia, la Baviera, la Sassonia, la Svevia settentrionale e le aree slave adiacenti.
Il regno dei Franchi germanici (latinizzato Franci, dall’antico tedesco Franchon), vale a dire delle popolazioni (Chamavi, Chattuari, Bructeri, Sugambri, Batavi, Amsivari, Usipi, Tencteri) stanziate a nord e a est del basso Reno, costituisce, a partire dalle prime menzioni, tra la fine del III e l’inizio del IV secolo, un fattore importante nella storia dell’Europa occidentale.
Presupposto fondamentale di quello che sarà il successo dei Franchi è l’inarrestabile decadenza dell’impero romano in Occidente dopo la metà del III secolo. L’imperatore Giuliano stanzia nell’odierno Brabante la tribù dei Salii, che ha compiuto già diverse incursioni e funge da avanguardia. Durante il V secolo, in periodi diversi, i Franchi attraversano il limes fluviale del basso Reno e i confini del territorio dei Salii, insediandosi verso sud e verso ovest e allargando gli originari territori della tribù, formalmente con l’intento di difendere il territorio di Roma, secondo le modalità dell’età tardo-antica.
La precoce consapevolezza del proprio valore da parte di queste popolazioni e il giudizio positivo generalmente diffuso su di loro negli stati occidentali si basa soprattutto sul predominio ottenuto dai Franchi, cristiani, sui loro vicini meridionali, gli Alemanni, pagani, che vengono considerati dai Romani ancora più pericolosi dei Franchi stessi. Di qui l’origine del nome che i Franchi attribuiscono a se stessi: il richiamo all’aggettivo “franco” allude al carattere di uomini sciolti, sfacciati, selvaggi e finisce con l’acquistare nella Gallia, sia presso i nuovi signori del territorio sia presso la maggioranza romana, il significato giuridico positivo che si è conservato ancora oggi nella sua accezione di “libero”. Questo significato corrisponde alla situazione effettiva di tale popolo, contrapposta a quella delle popolazioni che libere non sono, in quanto assoggettate dai Romani.
Riconoscibile è la discendenza storica dei Franchi e dei loro regnanti da due famiglie reali della tarda antichità e del primo Medioevo: quella dei Merovingi, inizialmente ancora pagani (dal V secolo fino al 751), e quella dei Carolingi, che emergono successivamente (dal VII secolo, o meglio dal 751).
Si ricordano i Francisci / Franzosen (cioè quelli che vivono alla maniera dei Franchi) quali eredi del dominio sia romano sia franco nella Gallia, che diventerà poi nella sua quasi totalità la futura Francia. Anche la regione tedesca della Franconia conserva il nome degli antichi conquistatori, mentre il loro capo, Carlo, battezzerà la capitale, ricca di tradizioni e luogo dell’elezione del re nella regione prima dei Franchi orientali e poi nel Sacro Romano Impero, Francoforte sul Meno (= “guado dei Franchi”). A ulteriore testimonianza di un valore positivo riconosciuto si può citare il fatto che nel territorio slavo occidentale il nome del potentissimo re dei Franchi, Carlo Magno che, sulla scia del nonno Carlo Martello, estende il regno al di là dell’Elba e probabilmente dell’Oder, passa a significare “re” per antonomasia (di ciò resta attuale traccia nel polacco król).
I Franchi Salii si insediano in un regno occidentale, dipendente da Roma, relativamente piccolo e inizialmente compatto, ma poi sempre più esteso verso sud e verso ovest, dal Brabante fino alla Somme. Attorno al 500, ai tempi del re Clodoveo, figlio del re Childerico I, il regno è composto ancora da vari stati merovingi; a essi si aggiunge, attraverso la conquista dei territori fino alla Loira e a sud-ovest, sotto Clodoveo, la Nuova Istria (= “nuovo regno occidentale”) per la maggior parte romana e cattolica. Grazie a queste acquisizioni Clodoveo sposta la sua capitale verso sud, da Soissons a Parigi.
I Franchi renani, infine, risiedono su entrambe le rive del Reno, costituendo dapprima un regno orientale (Austria/Austrasia), attorno a Colonia, che si amplia, poi, nel V secolo, non solo attraverso conquiste ma probabilmente anche grazie all’adesione volontaria degli abitanti di territori prevalentemente cattolici (come i Franchi sul Reno e sulla Mosella, attorno a Magonza e Treviri), forse atterriti da minacce vecchie e nuove provenienti dal sud, prima e dopo il 490.
La conversione ufficiale a Reims del re Clodoveo al cattolicesimo – fede della moglie borgognona e dei sudditi gallo-romani – e la condanna dell’arianesimo a cui aderisce invece il suo nuovo cognato, l’ostrogoto Teodorico il Grande, dominatore in Italia, costituisce, dopo la famosa vittoria sui pagani Alamanni attorno al 496-497, un nuovo segnale percepibile fino all’impero d’Oriente. Dopo ulteriori grandi successi e conquiste contro gli Alamanni e soprattutto contro i Visigoti ariani insediati nella Francia meridionale, nel 507 Clodoveo acquisisce nel mondo dei barbari la fama di re ispirato da Dio e di rappresentante della vera cristianità, nonostante i metodi discutibili con cui attua la sua espansione, dominando i Franchi e quasi tutta la Gallia, e nonostante il ricordo ancora vivo di conversioni precedenti nell’ambito della Francia Rhinensis.
Dopo la morte prematura di Clodoveo a 45 anni, nel 511, forse in seguito a una battaglia da lui stesso ingaggiata sul canale della Manica, l’impero viene diviso, secondo il diritto dei Franchi (legge Salica), tra i quattro figli: Teodorico, figlio di una principessa renana, e gli altri tre figli della cattolica borgognona Clotilde, Clodomiro, Childeberto e Clotario, non senza difficili conflitti.
In seguito alla morte precoce di Clodomiro, nel 524, le parti rimangono tre, mentre inizia una nuova espansione, soprattutto verso est e verso sud: entrano a far parte dell’impero Austrasia, Neustria e Borgogna (ora anche con accesso al mare Mediterraneo), con periodi di temporanea unificazione e nuove divisioni.
Tuttavia resiste ancora l’idea dell’unità del regno franco sotto l’autorità dei Merovingi. Quindi, quanto a unità del regno e ripartizione dell’eredità, i successivi usurpatori austrasi del potere regale, i cosiddetti maggiordomi (maiores domus) della famiglia dei Pipinidi (così chiamati da Pipino I il Vecchio), o degli Arnolfingi (dal nome del vescovo Arnolfo di Metz), possono rifarsi, per legittimare il proprio potere, a idee ereditate da una lunga tradizione, almeno dopo la vittoria decisiva di Pipino II il Giovane, detto d’Héristal sugli avversari neustrici, conseguita presso Testry nel 678. Dopo il re Carlo Martello, i Carolingi succedono ai Merovingi; Carlo ha il grande merito di aver respinto definitivamente, nel 732, presso Tours e Poitiers, gli invasori musulmani provenienti dalla Spagna e penetrati nel cuore della Francia. Ed è proprio in quanto difensore dei principi della cristianità che il figlio di Carlo, Pipino III il Breve, non solo è incoronato nel 751 a Soissons alla presenza del papa, usanza già istituita in precedenza tra i Franchi, ma addirittura viene unto imperatore secondo l’usanza del Vecchio Testamento, il che costituisce una novità assoluta e densa di significato.
Al papato e a Roma, assoggettati militarmente da Pipino, è poi concessa la protezione richiesta contro i Longobardi; la gratitudine dei Franchi al papa è espressa nella cosiddetta donazione pipiniana, che segna l’inizio dello Stato Pontificio.
Fin dalla prima età carolingia assistiamo a ulteriori ampliamenti territoriali, peraltro non definitivi. Già sotto i primi Merovingi austrasi, Teodorico II, Teodeberto I e Teodebaldo, vengono gettate le basi geopolitiche per la nascita di un regno franco orientale, che solo successivamente, dal IX secolo, non più sotto lo stretto dominio dai Franchi, sarà chiamato Germania. Ben presto i Carolingi, radicati in Austrasia a sinistra e a destra del confine linguistico che si sta a poco a poco formando, ricominciano a estendersi, incorporando l’ampio territorio tedesco orientale che comprende la Turingia, l’Alamannia, la Baviera, la Sassonia, la Svevia settentrionale e le aree slave adiacenti e che sarà nuovamente perduto sotto gli ultimi eredi della dinastia.
A partire dal 700 sono aiutati fattivamente da missionari anglosassoni, linguisticamente affini, come Willibrord e Wynfrith-Bonifacio. E quest’ultimo, per la sua opera di riforma e di organizzazione orientata verso Roma, ostacolata dall’aristocrazia indigena della vecchia Franconia e dal clero, subisce, con molti altri, il martirio proprio nel 754, quando il papa, arrivato nel regno dei Franchi, ripete l’unzione che legittima il potere del re a Saint-Denis. Là, nella tomba regale dei Merovingi presso Parigi, è sepolto anche Pipino, accanto al padre Carlo Martello.