Il Paleolitico medio
Il Paleolitico medio, come tradizionalmente inteso, corrisponde agli stadi isotopici 5e-5a, 4 e a parte dello stadio 3. Esso vide l'affermazione dei Neandertaliani classici in Europa, nel Vicino Oriente, nella Transcaucasia e nell'Asia Centrale; dal punto di vista culturale non è marcato, quanto all'età precedente, da modificazioni significative. L'Ultimo Interglaciale (chiamato Riss-Würm nelle Alpi, Eemiano nell'Europa centro-settentrionale e corrispondente allo stadio isotopico 5e) fu un periodo relativamente breve (130.000-110.000 anni fa), durante il quale la configurazione territoriale e i paesaggi dell'Europa erano simili a quelli attuali. Le coste dell'Oceano Atlantico, del Mediterraneo e del Mare Eemiano (che si estendeva sull'area oggi occupata dal Mare del Nord e dal Mar Baltico) avevano all'incirca l'andamento odierno; viceversa il Mare di Mgino collegava il Golfo di Finlandia con il Mar Bianco attraverso le regioni nord-occidentali della Pianura Russa, isolando l'attuale penisola finno-scandinava. Il Mare di Karangat, corrispondente al Mar Nero nella sua fase trasgressiva, comunicava con il Mar Caspio, ancora in fase regressiva, attraverso lo Stretto di Manych. L'area a nord dei Pirenei, delle Alpi e dei Carpazi presentava una zonazione longitudinale della vegetazione: le regioni planiziali occidentali erano dominate da foreste di querce, quelle centrali da foreste miste di abeti e querce, la Pianura Russa da foreste di carpini e abeti, che verso est passavano al querceto misto. Le catene montuose, con boschi di carpini, abeti e altre conifere, separavano queste zone dalle aree meridionali, occupate da tre aree vegetazionali (mediterranea, delle steppe-foreste e delle steppe pontiche). In questa età si ristabilirono le vie di comunicazione tra Europa e Asia, soprattutto attraverso la Transcaucasia. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il numero di siti di età interglaciale (eemiani) è piccolo, se confrontato con il numero dei siti dell'inizio del Glaciale di Würm. Ciò è dovuto probabilmente sia a problemi di conservazione delle evidenze archeologiche, sia alla difficoltà di discriminare i differenti suoli di occupazione a causa del modesto accumulo di sedimenti (soprattutto nelle regioni lœssiche e all'interno delle grotte) e alla forte erosione. Ciononostante i siti interglaciali mostrano nel continente europeo un'ampia distribuzione, con l'eccezione delle Isole Britanniche e della Scandinavia, allora separate dal continente a causa della trasgressione marina. L'inizio del Glaciale di Würm (stadi isotopici 5d-5a, 110.000-70.000 anni fa) è caratterizzato dal ritmo accelerato di oscillazioni climatiche che condussero al I Pleniglaciale (stadio isotopico 4, 70.000-56.000 anni fa). Alcuni glaciologi correlano il primo raffreddamento (stadio 5d, 100.000 anni fa ca.) con le morene di Toruń, nella bassa valle della Vistola; questa trasgressione dell'inlandsis corrisponde ad un abbassamento delle linee di costa fino a ‒50 m. Viceversa lo stadio 5b non pare correlato con una trasgressione dell'inlandsis, ma soltanto con un raffreddamento climatico. Le oscillazioni temperate (stadi 5c e 5a) furono abbastanza marcate da assicurare, anche nell'Europa settentrionale, la ricomparsa di foreste a conifere e a betulla; esse favorirono l'espansione degli insediamenti neandertaliani in varie regioni d'Europa. Durante lo stadio isotopico 4 l'inlandsis oltrepassò nuovamente il litorale meridionale del Mar Baltico, penetrando profondamente nella bassa valle della Vistola (stadio di Swiecie). Non conosciamo la sua estensione nella parte occidentale della grande pianura europea; viceversa ad oriente ne sono state riconosciute le morene nelle regioni del Golfo di Finlandia. Nel corso di questo stadio si ebbe la deposizione del Löss recente inferiore, datato a 70.000-55.000 anni fa, in un'ampia area periglaciale tra la Francia e la Pianura Russa. La trasgressione dell'inlandsis provocò lo spostamento delle zone vegetazionali verso sud; di conseguenza gran parte dell'Europa centrale fu occupata dalla tundra, con temperature medie annuali intorno a 11-12 °C e temperature medie del mese di gennaio tra ‒20 e ‒25 °C. Soltanto le regioni occidentali conservarono una copertura forestale a conifere. La regressione marina di questa età non è ancora ben nota; si ritiene probabile un abbassamento delle linee di costa dell'ordine di 50-70 m; in ogni caso le Isole Britanniche rimasero separate dal continente. Le condizioni ambientali del I Pleniglaciale würmiano contribuirono al riflusso delle popolazioni neandertaliane verso sud e alla loro concentrazione nelle regioni mediterranee, nei Balcani e lungo il litorale del Mar Nero. L'inizio dell'Interpleniglaciale würmiano (stadio isotopico 3) è marcato dalle oscillazioni di Oerel e di Glinde, che si collocano tra 56.000 e 45.000 anni fa e precedono l'interstadio di Moershoofd (45.000-42.000 anni fa). L'assetto paleogeografico durante queste oscillazioni è ancora poco conosciuto, soprattutto a causa delle difficoltà di ottenere datazioni per l'intervallo 60.000-40.000 anni.
Europa occidentale - I siti di età interglaciale sono poco conosciuti; a tale età venivano tradizionalmente attribuiti l'Acheuleano tardo, di tecnica levalloisiana, caratterizzato da bifacciali triangolari e ovali piatti, e il Micocchiano classico, di tecnica levalloisiana, caratterizzato da bifacciali piuttosto piccoli, allungati e con base spessa, associati a punte e raschiatoi. Oggi il Micocchiano viene ritenuto più antico, mentre è presumibile che durante l'Interglaciale si siano sviluppate le industrie musteriane di età rissiana. I siti di età würmiana sono invece particolarmente numerosi: in Dordogna alcuni ripari sotto roccia (Le Moustier, La Ferrassie, La Quina) e grotte (Combe Grenal, Pech de l'Azé, Caminade) hanno contribuito, fin dal XIX secolo, alla definizione del Musteriano e delle sue facies e alla loro periodizzazione. Nella classica suddivisione di F. Bordes (1950), basata su criteri tecnico-tipologici, nel Musteriano occidentale di età würmiana vengono distinti quattro complessi, ciascuno con industrie di scheggiatura levalloisiana (e di facies levalloisiana o non-levalloisiana) e di scheggiatura non-levalloisiana. Il Musteriano di tradizione acheuleana è caratterizzato nella fase antica (tipo A) da bifacciali triangolari e cordiformi, nella fase recente (tipo B) da bifacciali cordiformi di piccola taglia, coltelli a dorso e denticolati. La scheggiatura levalloisiana preferenziale è stata adottata soprattutto nelle regioni settentrionali, dove sono segnalate anche industrie nelle quali i prodotti levalloisiani sono stati scarsamente elaborati col ritocco (Musteriano di tradizione acheuleana di tecnica levalloisiana e di facies levalloisiana). Il Musteriano tipico (Riparo inferiore di Le Moustier, strato J) è caratterizzato dall'associazione di punte e raschiatoi e dall'assenza di bifacciali e di forme spesse. Ampiamente diffuso, anch'esso vide uno sviluppo della scheggiatura levalloisiana soprattutto nelle regioni settentrionali. Lo Charentiano è caratterizzato dall'elevata frequenza di raschiatoi e, tra questi, dei raschiatoi trasversali convessi, e dalle forme carenoidi (punte carenoidi doppie, o limaces; raschiatoi laterali e trasversali, raschiatoi a ritocco bifacciale); all'interno di questo complesso sono stati distinti il Musteriano Quina, di scheggiatura non-levalloisiana, e il Musteriano Ferrassie, di scheggiatura levalloisiana. Il Musteriano denticolato, caratterizzato dalla frequenza di incavi e raschiatoi denticolati (al quale fa riscontro la rarità delle forme proprie degli altri complessi), è noto con industrie di scheggiatura levalloisiana, diffuse soprattutto nelle regioni settentrionali, e industrie di scheggiatura non-levalloisiana. Nelle ampie serie della Dordogna (Combe Grenal, Le Moustier, Pech de l'Azé), attraverso le quali è stato possibile ricostruire la sequenza climatica würmiana, i cinque complessi si svilupparono parallelamente, con scarse interferenze, dal Würm antico all'Interpleniglaciale. Secondo l'interpretazione di F. Bordes, ogni complesso rappresenterebbe un gruppo culturalmente distinto; soltanto la differenziazione tra industrie di scheggiatura e di facies levalloisiana delle regioni settentrionali e industrie di facies non-levalloisiana dei ripari della Dordogna troverebbe una spiegazione nella diversità di risorse e di utilizzo dei siti. In accordo con l'interpretazione di F. Bordes, H. de Lumley nel 1976 ha sottolineato come i differenti complessi musteriani (Ferrassiefacies orientale, Quina, tipico-facies Aubesier, tipico-facies Hortus) nel Mezzogiorno mediterraneo della Francia siano diffusi ciascuno su un territorio ben definito e come, in ciascuna delle lunghe serie stratigrafiche delle principali grotte, lo stesso complesso occupi l'intera sequenza musteriana. I casi di interstratificazione osservati in Dordogna si riferirebbero a siti posti ai margini di territori controllati da gruppi di diversa tradizione culturale, che sarebbero stati occupati alternativamente da ciascuno di questi. Un diverso modello interpretativo è stato proposto da L.R. e S.R. Binford (1969), sulla base di osservazioni fatte sui popoli cacciatori-raccoglitori attuali: i gruppi che vivono per lunghi periodi in piccoli territori interagiscono reciprocamente, dando luogo a fenomeni di transculturazione, o si restringono in regioni distinte, dando luogo a fenomeni di segmentazione. Perciò l'idea che in Dordogna gruppi distinti culturalmente siano convissuti per decine di migliaia di anni, mantenendo ciascuno intatta la propria identità culturale, non sarebbe accettabile; in realtà ogni complesso distinto da F. Bordes su base tecnico-tipologica riflette un insieme di azioni umane (non una tradizione culturale) riconducibili a due categorie: attività di estrazione, relative all'approvvigionamento dei cibi e delle materie prime, e attività di sussistenza, relative alla preparazione e alla consumazione dei cibi e alla produzione di strumenti. Andrebbero perciò distinti campi residenziali, bivacchi di caccia, officine, ecc. Poiché gli strumenti musteriani sarebbero stati prevalentemente abbandonati nel luogo di utilizzo, gli insiemi litici rifletterebbero azioni pertinenti ai siti: il Musteriano tipico attività di sussistenza, soprattutto l'elaborazione di strumenti ricavati da materiali non litici; il Musteriano Ferrassie attività estrattive, in particolare abbattimento e depezzamento delle prede; il Musteriano di tradizione acheuleana attività di sussistenza, consistenti soprattutto nella preparazione di cibi; il Musteriano denticolato attività estrattive, soprattutto di taglioe di spezzettamento dei materiali vegetali. Lo stesso sito potrebbe essere stato occupato più volte in tempi diversi, anche dallo stesso gruppo, per svolgervi attività differenti: l'interstratificazione dei complessi rifletterebbe dunque una sequenza di occupazioni reiterate con finalità differenti. Questo modello interpretativo presenta, tuttavia, alcune difficoltà: la diversità di utilizzo dello stesso sito si dovrebbe riflettere non solo nell'industria litica, ma anche nelle altre evidenze archeologiche, che dovrebbero essere compatibili con il supposto utilizzo. Invece dove è possibile riconoscere, sulla base delle evidenze archeologiche, siti deputati ad attività specializzate, come officine litiche o luoghi di abbattimento e depezzamento delle prede, gli insiemi litici si caratterizzano per l'anomala incidenza percentuale di determinate forme, non per una generale diversità di carattere tecnico-tipologico. Anche l'ipotesi di diverse attività svolte stagionalmente non è sostenibile: in molti siti l'occupazione antropica è persistita per tutte le stagioni dell'anno, per più anni successivi, determinando la formazione dei cosiddetti "strati spessi" contenenti la medesima industria. Sono stati proposti anche altri modelli interpretativi. N. Rolland (1981) ha mostrato come vi sia una correlazione tra alcuni complessi e determinati ambienti: l'84% dei siti con Musteriano Quina si trova in ambienti freddi e aridi, mentre il 74% dei siti con Musteriano denticolato si trova in ambienti temperati e umidi. In questi casi la differenziazione tecnicotipologica potrebbe riflettere un processo di adattamento. H. Dibble (1987) ha sostenuto a sua volta che la tipologia di un insieme è fortemente influenzata dalla progressiva riduzione dei manufatti, che risponde alle esigenze del loro utilizzo e riutilizzo. In tal caso un raschiatoio spesso può derivare dal ravvivamento di un raschiatoio piatto; di conseguenza, certe diversità tipologiche potrebbero trovare spiegazione nelle modalità di frequentazione. Quest'ultima spiegazione può essere applicata a qualche singolo manufatto, o a più manufatti, ma non può certo dare ragione della diversità tecnico-tipologica esistente, ad esempio, tra Musteriano Quina e Musteriano di tradizione acheuleana. In conclusione, non pare che si possa invocare un unico modello per spiegare la formazione e la differenziazione dei complessi. Nei casi in cui vi siano evidenti rapporti filetici tra alcuni complessi musteriani di età rissiana e corrispondenti complessi di età würmiana (ad es., tra Tayaziano proto-Quina e Musteriano Quina), la tradizione culturale sembra effettivamente l'elemento determinante della caratterizzazione tecnico- tipologica: ciò non contrasta con la tesi secondo cui il gruppo Quina si sarebbe adattato, in età würmiana, agli ambienti periglaciali. In altri casi l'elemento determinante potrebbe essere dato proprio dalle attività svolte nei siti (Musteriano denticolato, Musteriano tipico di tecnica e di facies levalloisiane), attività peraltro condizionate dalle risorse ambientali. Ma a parte i casi del Musteriano denticolato e delle facies levalloisiane, sembra difficile sostenere un'interpretazione funzionale per spiegare l'insieme dei caratteri tecnico-tipologici e strutturali che differenziano i vari complessi. Il loro adattamento ad ambienti differenti e i legami con determinati territori potrebbero spiegare il loro sviluppo parallelo per un lungo periodo, nel quale le modificazioni del clima hanno determinato significativi cambiamenti degli ambienti e conseguentemente anche dei territori di caccia. I casi di interstratificazione di complessi diversi, dei quali si conoscono vari esempi anche per età più recenti, potrebbero effettivamente riflettere oscillazioni dei confini tra territori gestiti da gruppi diversi.
Europa centro-orientale - Contrariamente a quanto si è visto per le regioni occidentali atlantiche, la distribuzione dei siti di alcuni complessi corrisponde a regioni geografiche ben definite: la differenziazione tecnico-tipologica sembra dunque riflettere differenti tradizioni culturali, la cui origine va ricercata in processi di adattamento ad ambienti diversi. Durante l'Interglaciale, in un'area settentrionale tra Renania (Rheindahlen), Germania centrale (Lehringen) e Polonia (Krakow-Zwierzyniec, strato 12) e forse fino alla parte centrale della Pianura Russa (Chotylevo I presso Briansk) si diffusero industrie mustero-levalloisiane (o Musteriano tipico di tecnica levalloisiana). I siti sono abbastanza differenziati dal punto di vista delle attività: campi-base che talora presentano strutture di combustione molto evolute (come il forno con camino, probabilmente per affumicare la carne, messo in luce nel livello interglaciale di Krakow- Zwierzyniec); campi specializzati nell'abbattimento e nella macellazione degli elefanti (come Lehringen in Germania, dove sono stati segnalati un giavellotto di legno e schegge Levallois utilizzate per tagliare le carcasse). Il bacino carpatico e la parte settentrionale dei Balcani nell'Interglaciale erano caratterizzati da industrie ricche di raschiatoi, che evocano lo Charentiano Quina occidentale, chiamate Quina orientale, caratterizzate dalla tecnica di scheggiatura discoide, con produzione di schegge a forma di spicchi. Tra i siti più conosciuti vanno ricordati il Riparo di Krapina (dai cui livelli interglaciali provengono resti scheletrici di Neandertaliani classici), Veternica, Vindja, altre grotte della Croazia e Tata nell'Ungheria settentrionale. Sempre all'Ultimo Interglaciale appartengono siti con industrie del Taubachiano, caratterizzate da numerosi denticolati, sia nel bacino medio del Danubio (strato 11 di Grotta Kůlna in Moravia) sia in Crimea (strato inferiore della Grotta Kiik Koba). Le regioni meridionali della Penisola Balcanica costituiscono un altro comparto, caratterizzato da industrie musteriane ricche di raschiatoi (strati di età interglaciale di Crvena Stijena e spiagge a Strombus del litorale egeo). Il Würm antico (stadi 5d-5a) segna una modificazione piuttosto brusca: nelle regioni settentrionali dell'Europa centro- orientale le industrie mustero-levalloisiane scomparvero o divennero più rare, rimpiazzate dal Micocchiano orientale. È possibile che questo fenomeno sia espressione di uno spostamento dei gruppi neandertaliani, come conseguenza del raffreddamento climatico dello stadio 5d. Infatti nell'Europa sudorientale, e soprattutto nei Balcani, comparvero industrie mustero- levalloisiane e/o il Musteriano tipico di tecnica levalloisiana. Questa divisione areale persistette fino allo stadio 4. L'origine del Micocchiano orientale, che nel Würm antico caratterizzò tutta l'Europa settentrionale (compresa anche la frangia meridionale della grande pianura europea), resta invece ancora oscura: una grande lacuna, territoriale e cronologica, separa il Micocchiano occidentale dal Micocchiano orientale. Il Micocchiano orientale è caratterizzato, oltre che dai bifacciali triangolari, da numerosi coltelli-raschiatoi asimmetrici a lavorazione bifacciale e da raschiatoi. I coltelli-raschiatoi presentano una notevole varietà di forme che consente di identificare facies territoriali: l'alto bacino del Danubio e la Renania, caratterizzati dal coltello a dorso tipo Bockstein; la parte centrale della grande pianura europea, caratterizzata dal coltelloraschiatoio di Pradnik (che presenta l'estremità assottigliata e il margine ravvivato da colpi di tranchet laterali); l'Europa orientale, caratterizzata da bifacciali asimmetrici, da raschiatoi a dorso assottigliato e da foliati che presentano varietà regionali (Žytomir o Antonovka in Ucraina, Akkaja o Zaskalnaja in Crimea, Sucha Mečetka o Stalingradskaja nel bacino del Volga). Industrie micocchiane orientali penetrarono nella grande pianura europea, come è documentato dai siti della regione di Radom nella pianura polacca e da Zwolen, dove è stato messo in luce un importante campo specializzato nell'abbattimento e nel depezzamento di grandi prede, soprattutto di cavalli, datato intorno a 80.000 anni fa. Il Micocchiano orientale penetrò anche nel bacino carpatico: i siti più importanti si trovano nella Grotta Kůlna (strato 7a) in Moravia e a Korolevo (strato II) nell'Ucraina transcarpatica. I resti scheletrici neandertaliani classici della Grotta Kůlna e di Zaskalnaja VI (Crimea) provano che intorno a 60.000-50.000 anni fa le industrie micocchiane furono prodotte dall'uomo di Neandertal. A sud dell'area micocchiana si delinea un'area caratterizzata dal Mustero-Levalloisiano (o Musteriano tipico di tecnica levalloisiana). La differenziazione tra le due aree è marcata dall'assenza (tranne rare eccezioni) della tecnica Levallois nel Micocchiano e dall'assenza della lavorazione bifacciale nel Mustero-Levalloisiano (tranne qualche caso in cui furono prodotte punte foliate). Il Mustero-Levalloisiano è noto nei Balcani (Croazia, Montenegro, Serbia orientale, Bulgaria, Tessaglia), nel bacino inferiore del Danubio (Dobrugia), nei bacini del Dnestr, del Prut e del Siret e in Crimea. Le industrie sono caratterizzate dalla scheggiatura Levallois; in alcune di esse la frequenza dei raschiatoi è maggiore del solito. Un elemento di distinzione, all'interno di queste industrie, è dato dalle punte foliate (chiamate "punte di Samuilitsa" in Bulgaria, "punte di Kokkinopilos" in Grecia), talora fabbricate in officine specializzate, come Musselievo nella Bulgaria settentrionale. Queste industrie si diffusero nell'ambiente aperto steppico dell'Europa sud-orientale, dove il legno e la pietra erano materiali rari; in questo ambiente, per la prima volta nei tempi preistorici, l'uomo si servì di ossa di animali per costruire strutture abitative (Molodova I in Ucraina e Ripiceni-Izvor in Romania).
Regioni mediterranee europee - Nelle regioni settentrionali della Penisola Iberica (versante meridionale dei Pirenei, Catalogna, Cantabria) penetrarono le industrie musteriane della Francia sud-occidentale, in particolare il Musteriano di tradizione acheuleana (caratterizzato dalla presenza di hachereaux), il Musteriano Charentiano-Quina, il Musteriano tipico e il Musteriano denticolato. Nelle regioni meridionali e orientali il Musteriano tipico, rappresentato da differenti facies, era ampiamente diffuso. Nella penisola italiana le industrie musteriane datate all'Interpleniglaciale o al Würm antico (Grotta del Principe in Liguria, torrente Conca in Emilia, Erbarella nelle Marche, ecc.) sono caratterizzate dalla frequenza dei prodotti Levallois preferenziali. Il Musteriano di età würmiana non ha dato sinora industrie a bifacciali e la differenziazione tipologica riscontrata nelle regioni occidentali atlantiche è molto più sfumata. Sono note industrie affini al Musteriano tipico, ma con un'elevata frequenza di raschiatoi, industrie charentiane-Quina classiche, industrie per le quali è stato proposto il termine di Charentiano orientale. Queste ultime, ricavate da supporti Levallois, presentano sempre un forte indice di raschiatoi (tra i quali molti raschiatoi latero-trasversali, spesso della forma di punta a tallone laterale, e raschiatoi con assottigliamento della faccia ventrale). Nell'evoluzione delle sequenze del Paleolitico medio pare possibile definire alcune tendenze. Nelle regioni settentrionali (Liguria, Veneto, Toscana) le industrie più antiche sono caratterizzate dalla tecnica levalloisiana, che progressivamente si attenua mentre si diffondono i denticolati; tuttavia sono note alcune sequenze che si scostano nettamente da questo modello, dal momento che verso la fine della sequenza si afferma una tecnica levalloisiana rivolta alla produzione di supporti laminari (San Francesco in Liguria, Fumane nel Veneto). La sequenza della Grotta di Fumane mostra anche un'intrusione charentiana-Quina. Nelle regioni meridionali (Lazio, Campania, Calabria, Puglia) la sequenza inizia con industrie riportabili al Musteriano Charentiano-Quina, mentre la scheggiatura levalloisiana si afferma successivamente. Lungo le coste della penisola italiana si svilupparono facies locali: il Pontiniano, caratterizzato dallo sfruttamento di piccoli ciottoli di selce spiaggiati che condizionarono il processo di scheggiatura, la morfologia dei prodotti ("calotte" e "spicchi") e conseguentemente lo strumentario, assimilato al Musteriano Charentiano-Quina (Grotta del Fossellone e Grotta Guattari al Circeo; in quest'ultima il Pontiniano è associato a resti scheletrici neandertaliani); industrie microlitiche tipologicamente affini al Musteriano Charentiano-Quina, associate a raschiatoi ricavati da valve di Callista chione, ritoccate alla stessa maniera delle schegge di selce (Grotta del Cavallo nel Salento, Grotta dei Moscerini nel Lazio).
Vicino Oriente - Si è visto come, intorno a 170.000 anni fa, nel Vicino Oriente comparve il Mustero-Levalloisiano, la cui seconda fase, chiamata Tabun C, persistette fino allo stadio isotopico 5. Da questo contesto, caratterizzato dalla produzione di schegge ovali, abbastanza larghe, da nuclei Levallois a preparazione radiale (ed eventualmente anche da nuclei a due piani di percussione opposti) provengono i resti scheletrici dei proto-Cromagnonoidi: si tratta dei reperti di Qafzeh, datati col metodo della termoluminescenza (TL) a 100.000- 90.000 anni B.P. e di quelli di poco più antichi (forse contemporanei dello stadio 5e) di Skhul. Subito dopo lo stadio 5e (secondo le datazioni TL) nelle regioni meridionali (Israele, Siria, Giordania) si sviluppò la terza fase del Mustero-Levalloisiano, che sulla base della sua posizione sommitale nella sequenza di et-Tabun viene chiamata Tabun B. L'industria è caratterizzata da supporti Levallois ricavati da nuclei ad un piano di percussione preparati mediante stacchi convergenti: punte a base larga, schegge abbastanza sottili, talora lame. Quest'industria è ben documentata soprattutto a Kebara, Amud, Bezez. Da questo contesto provengono i resti neandertaliani del Vicino Oriente (Kebara, Amud, probabilmente Tabun). Alcuni studiosi, come A. Ronen, considerano le industrie tipo Tabun C e Tabun B come facies di una stessa entità; altri, come O. Bar-Yosef, sottolineano invece le differenze tecnologiche e cronologiche. Anche le strategie di caccia erano differenti: nei siti all'aperto, all'industria Tabun C sono associati resti di mammiferi di grande taglia (secondo alcuni autori si tratterebbe di un'evidenza di pratiche di sciacallaggio "opportunistico"), mentre nei siti in grotta all'industria Tabun B sono associati abbondanti resti di gazzelle, di Cervidi e di altri mammiferi di taglia media, senza dubbio cacciati. Mentre nelle regioni meridionali del Vicino Oriente si sviluppò il Mustero-Levalloisiano, le regioni settentrionali furono caratterizzate dal Musteriano tipo Zagros. Questo Musteriano adottò sia la scheggiatura levalloisiana (metodo ricorrente), sia la scheggiatura discoide. I supporti, anche quelli Levallois, furono intensamente modificati dai ritocchi. Secondo alcuni si tratta di differenze dovute all'accessibilità alle materie prime e/o alla durata dell'occupazione dei siti; osserviamo però che il Musteriano tipo Zagros occupa un'area troppo vasta e troppo omogenea per essere interpretato in questa prospettiva e non come una facies culturale. In effetti, il suo areale si estende dalla Turchia (strati superiori di Grotta Karain E presso Antalya) fino all'Iraq (Shanidar) e all'Iran occidentale. Dal contesto tipo Zagros provengono resti scheletrici tipicamente neandertaliani (Karain E, Shanidar). Nello strato D della Grotta di Shanidar, datato tra 60.000 e 45.000 anni fa, furono trovati i resti di nove individui; di essi uno fu ucciso dalla caduta di un masso dalla volta della grotta, ma almeno quattro furono sepolti intenzionalmente. In questi siti la fauna è composta da elementi caratteristici delle aree pedemontane abbastanza arborate (Capra hircus aegagrus e Sus scrofa sono le specie più frequenti, seguite da Cervidi, Ovis orientalis, lupo, volpe, orso). La Transcaucasia costituisce un naturale prolungamento del Vicino Oriente. Secondo indicazioni di ordine cronostratigrafico, è possibile che durante l'Ultimo Interglaciale il versante meridionale del Caucaso fosse ancora caratterizzato dall'Acheuleano tardo. Soltanto nel Würm antico comparvero industrie musteriane associate probabilmente all'uomo di Neandertal, come suggerito dalle scoperte di Sakajia in Georgia. Il Musteriano più diffuso in quest'area è di tipo Zagros, segnalato in Armenia (Lusakert I e II), Azerbaigian (Taglar) e Georgia (gruppo di Tskhalsitalskaya, secondo M. Nioradze). Quest'industria poté anche oltrepassare il Caucaso ed estendersi verso il bacino del Kuban´ (Barakaevskaja). Il Mustero-Levalloisiano di tipo levantino è raro, tranne che nell'Ossezia meridionale. Conosciamo invece una facies particolare, caratterizzata da punte Levallois molto allungate, trasformate mediante ritocchi della faccia ventrale in punte a faccia piana o in punte foliate, descritte come punte di Djrutchula, segnalata oltre che nell'Ossezia meridionale anche in Georgia. Il problema della coesistenza di H. sapiens sapiens (proto- Cro-Magnon) e di H. sapiens neanderthalensis (Neandertaliani) è di grande rilievo per la preistoria del Vicino Oriente. Entrambi hanno prodotto industrie simili, che rientrano nel quadro tecnico- tipologico del Mustero-Levalloisiano. Se l'attitudine tecnologica e la produzione di strumenti non mostrano una differenziazione significativa, questa va probabilmente ricercata in altri settori: nella collocazione dei siti, nella stagionalità dell'occupazione, nell'utilizzazione differenziale di cibi vegetali e animali, nell'organizzazione sociale. Ma generalmente le differenze essenziali tra Neandertaliani e uomini moderni vengono individuate nelle evidenze archeologiche di comportamenti simbolici. I dati più interessanti a questo proposito si riferiscono alle grotte di Qafzeh e di Skhul, che hanno dato resti scheletrici protocromagnonoidi: da questi medesimi strati provengono valve di Glycymeris, Cardium, Pecten. Alcune valve di Glycymeris di Qafzeh sarebbero state utilizzate come recipienti appesi al corpo, per conservare l'ocra. Si tratta comunque del primo esempio di una pratica ampiamente diffusa nel Paleolitico superiore e nelle età successive: la selezione e la raccolta di conchiglie di determinata forma od ornamentazione per appenderle al corpo in modo che esse costituissero un messaggio della posizione sociale o economica del portatore oppure un amuleto. Non sono finora note altre evidenze di comportamenti simbolici: un manufatto di selce, decorato da sei semicerchi concentrici incisi sul cortice (Quneitra), proviene da un contesto mustero-levalloisiano tipo Tabun B datato intorno a 54.000 anni fa ed è quindi probabile che sia un prodotto dei Neandertaliani.
Asia Centrale - Il Paleolitico medio dell'Asia sud-occidentale si estende, attraverso l'Iran, agli altipiani dell'Asia Centrale. Quest'area comprende i deserti dell'Asia Centrale, le montagne del Pamir e dell'Altai ed è delimitata a nord dalle steppe del Kazakhstan e della Siberia, a sud e ad est dalla cosiddetta Movius Line, che persiste anche nel Paleolitico medio, separando i territori del Musteriano dell'Asia Centrale dai territori con industrie su ciottoli elaborati. Negli anni Settanta-Ottanta ricercatori come V. Ranov hanno cercato di suddividere il Musteriano dell'Asia Centrale in modo simile al Musteriano occidentale, distinguendo il Levalloisiano tipo Jar Kutan e Ob-i Rahmat, il Mustero-Levalloisiano tipo Kairak Kum e Tossor, il Musteriano tipico di Teshik Tash e di Ogzi Kichik e infine il Mustero-Soaniano di Kara Bura. I successivi studi di L. Vichniatskyi sono più cauti e riuniscono in un solo gruppo le industrie di tecnica levalloisiana associate a punte musteriane e a raschiatoi. In effetti il Musteriano dell'Asia Centrale pare ben più omogeneo del Musteriano europeo, nonostante la varietà di ambienti naturali. Le differenze più sensibili vanno colte a livello dell'incidenza della componente su ciottolo (che porta a distinguere l'antico Mustero-Soaniano, soprattutto di Kara Bura e di Ak Jar) e della comparsa dei foliati associati a denticolati (praticamente nel solo insieme di Kulbulak). I siti sono collocati in ambienti differenziati, dai deserti che circondano il Lago d'Aral fino a quote di 1100-1300 m s.l.m. nel Tianshan occidentale o Zerafshan, tanto in grotta come all'aperto. Le attività sono differenziate tra i campi-base all'interno delle grotte o all'aperto e le officine specializzate nella scheggiatura levalloisiana. I siti di montagna sono orientati verso la caccia allo stambecco siberiano e al muflone, i cui resti rappresentano dal 60 al 90% delle faune. La scarsità di datazioni radiometriche pone vari problemi. Dati recenti, che si riferiscono ai löss del Tajikistan meridionale, nella regione di Chovaling, confermano la presenza del Musteriano nei paleosuoli datati all'Ultimo Interglaciale (130.000-110.000 anni fa). Una buona sequenza è stata messa in luce da A. Derevjanko a Kara Bom, nei monti Altai; un insieme di datazioni con i metodi della risonanza di spin elettronico (ESR) e del radiocarbonio (¹⁴C) la collocano tra oltre 62.000 e 40.000 anni fa. I dati paleoclimatici mostrano al suo inizio una fase fredda, seguita da oscillazioni più umide e temperate. Il Musteriano di Kara Bom è caratterizzato dalla scheggiatura levalloisiana, con produzione di numerose punte, raramente ritoccate. Va sottolineato che questa facies potrebbe anche essersi evoluta sul posto, dando luogo alla formazione di industrie laminari intorno a 40.000 anni fa. Uno dei siti più interessanti è certamente rappresentato dalla Grotta di Teshik Tash, a 1800 m s.l.m. Il suo riempimento comprende cinque livelli musteriani; in uno di questi, datato intorno a 44.000 anni fa, è stata rinvenuta la sepoltura di un bambino neandertaliano. Il Musteriano dell'Asia Centrale potrebbe estendersi verso est fino agli altipiani della Mongolia (bacino di Orkhon).
La fase recente della Middle Stone Age in Africa - Il fondo tecnologico levalloisiano della fase antica della Middle Stone Age persistette fino allo stadio isotopico 5, contribuendo alla formazione di industrie tipologicamente vicine al Mustero-Levalloisiano con punte uni- e bifacciali e raschiatoi. L'ulteriore evoluzione di queste industrie durante gli stadi isotopici 5-3 nell'Africa meridionale è registrata nelle ampie sequenze di siti come Boomplaas e Klasies River Mouth, entrambi nella Provincia del Capo. Queste sequenze di industrie classiche della Middle Stone Age (chiamate anche "industria di Pietersburg") saranno interrotte soltanto dalla comparsa di industrie laminari o lamellari leptolitiche a numerosi microliti (segmenti e anche trapezi). La sequenza di Klasies River Mouth daterebbe la comparsa dell'industria leptolitica (chiamata anche "industria di Howieson's Poort", dal nome di un riparo sotto roccia presso Grahamstown) al primo raffreddamento posteemiano, corrispondente allo stadio 5d, intorno a 100.000-90.000 anni fa. L'episodio leptolitico di Howieson's Poort è oggetto di varie controversie: alcuni ricercatori lo collegano all'uomo moderno, già differenziatosi da H. sapiens arcaico. I resti scheletrici umani di Klasies River Mouth e di Border Cave (Namibia) sembrano in effetti documentare la presenza dell'uomo moderno in tale contesto: ciò spiegherebbe le grandi modificazioni tecnologiche e tipologiche che marcano l'industria di Howieson's Poort. Altri ricercatori restringono il significato dei cambiamenti ai soli problemi tecnici o contestano l'età dell'industria, che sarebbe più recente. In Africa centrale, soprattutto nel bacino del Congo, la Middle Stone Age fu caratterizzata da industrie più grossolane, con punte bifacciali allungate, chiamate "lupembiane" dal sito di Lupemba nella Repubblica Democratica del Congo. Esse si svilupparono fino all'inizio della Late Stone Age, intorno a 30.000 anni fa, quando comparvero lamelle a dorso e trancetti. L'Africa settentrionale durante gli stadi isotopici 5 e 4 fu caratterizzata da industrie musteriane che hanno vari caratteri comuni con le industrie musteriane d'Europa e del Vicino Oriente. Nelle regioni settentrionali del Maghreb si diffusero industrie confrontabili con lo Charentiano tipo Ferrassie (Ain Meterchem, El Guettar in Tunisia), associate a H. sapiens arcaico (Gebel Irhoud, presso Marrakesh in Marocco). Il Sahara orientale e la valle del Nilo furono invece caratterizzati da industrie mustero-levalloisiane confrontabili con quelle del Vicino Oriente e da una facies particolare di Musteriano denticolato. Varie particolarità tecnologiche differenziano le industrie delle oasi del Sahara egiziano, del Medio Egitto e della Nubia, ma il loro fondo tecnologico levalloisiano è ben caratteristico. Dopo lo stadio isotopico 4, che portò a un importante spopolamento del Sahara, notiamo l'evoluzione delle industrie mustero-levalloisiane verso l'Ateriano. L'industria ateriana, così chiamata dal sito di Bir el-Ater in Algeria, è caratterizzata da punte peduncolate e da punte foliate in un contesto musterolevalloisiano. Le datazioni radiometriche mostrano che l'Ateriano si sviluppò tra 40.000 e 20.000 anni fa. I resti scheletrici umani associati all'Ateriano (Dar es-Soltan, Grotte des Contrebandiers e El Herhoura in Marocco) vengono generalmente attribuiti all'uomo moderno, evoluto dalla varietà arcaica di Gebel Irhoud.
Nel dibattito sul significato della differenziazione tecnico-tipologica dei complessi musteriani sono stati sopravvalutati i dati relativi ai grandi giacimenti della Dordogna. Se consideriamo invece l'intero scenario europeo, osserviamo come il Musteriano si articoli in industrie che, pur presentando un fondo comune, si differenziano per caratteristiche tecnico-tipologiche e morfometriche che conferiscono a ciascuna di esse una propria individualità. Ogni industria ha una sua area di diffusione che corrisponde ad una regione o a una microregione, nella quale i casi di interstratificazione, come quelli segnalati in Dordogna, rappresentano delle eccezioni. Pare dunque giustificata l'ipotesi che vede riflesso in ciascuna entità un gruppo umano e che interpreta la sua area di diffusione come il territorio di caccia del gruppo stesso. Questo modello interpretativo è stato applicato da H. de Lumley al Mezzogiorno mediterraneo della Francia, dove si è ipotizzata la presenza di cinque gruppi che gestivano altrettanti territori, in ciascuno dei quali si trovavano una sede principale e più campi secondari. La reiterata frequentazione del medesimo sito da parte dello stesso gruppo per periodi molto lunghi è attestata da depositi di grotta che presentano lungo tutta la serie una sequenza di insiemi litici omogenei. Accanto a questo modello di nomadismo ciclico all'interno di un territorio definito dobbiamo ipotizzare anche situazioni ben diverse. Un nomadismo più accentuato è suggerito dai siti all'aperto delle regioni settentrionali dell'Europa occidentale e di altre aree, con industrie di scheggiatura levalloisiana con manufatti scarsamente elaborati. Una maggiore stabilità pare meglio spiegare gli "strati spessi" del Musteriano di alcune grotte della Dordogna, che rappresentano fasi di frequentazione antropica relativamente lunghe, con resti faunistici cacciati durante tutte le stagioni. Anche la consistenza delle strutture abitative, come quelle in ossa di mammut di Molodova I - strato IV (vallata del Dnestr), si accorda meglio con un insediamento stabile, forse reso possibile dall'abbondanza della selvaggina. A parte il caso di Molodova, le strutture abitative del Paleolitico medio sono abbastanza modeste. Si tratta di qualche focolare sul suolo d'abitato, talora infossato nel terreno, di qualche basso muricciolo e di qualche pavimentazione di pietre o di ciottoli. Raramente sono venuti in luce siti all'aperto estesi su ampie aree, ma la loro interpretazione non è univoca. I ritrovamenti di Trécassat (Vaucluse) interessano 60 ha, ma non si può certo stabilire se le sei concentrazioni di reperti messe in luce all'interno dell'area, interpretate come capanne, siano coeve. Se esse fossero contemporanee, potremmo ipotizzare una sorta di villaggio; ma è anche possibile che l'insieme rappresenti il risultato di addizioni successive, cioè che il sito sia stato frequentato a più riprese da un solo piccolo gruppo. La distribuzione dei reperti del sito all'aperto di Fontmaure (Vienne) suggerisce un'organizzazione dell'abitato, con una zona residenziale al centro circondata da officine litiche. L'economia era basata soprattutto sulla caccia ai mammiferi di media e grossa taglia; le usure dentarie dei Neandertaliani suggeriscono un'alimentazione prevalentemente carnea. In condizioni climatiche temperate, con associazioni faunistiche ricche, la caccia era rivolta a più specie; quando il clima divenne più rigido e la composizione delle faune limitata a poche specie (per effetto della selezione naturale), anche la caccia tese alla specializzazione: ai Bovidi nei siti della Pianura Russa, agli Equidi in Crimea, alla renna nella grande pianura europea, al mammut nelle steppe dell'Europa centrale. Nel sito di Erd, presso Budapest, in primavera venivano abbattuti orsi di giovane età, mentre in autunno la caccia era rivolta soprattutto ai cavalli; anche il sito dell'Hortus, nel Mezzogiorno francese, venne utilizzato in stagioni differenti per cacciare specie diverse.
Vari studiosi hanno contestato le sepolture del Paleolitico medio, in particolare quelle neandertaliane, che purtroppo in alcuni casi sono scarsamente documentate, provenendo da vecchi scavi. Va tuttavia considerato che, a parte il caso in cui crolli improvvisi abbiano determinato il seppellimento naturale di un corpo umano, è assai improbabile che uno scheletro conservi le ossa in connessione anatomica se non viene sepolto intenzionalmente. Sepolture sono state segnalate in Europa, nel Vicino e nel Medio Oriente. Un primo gruppo si trova in piccole grotte e ripari della Dordogna. Nella Chapelle-aux-Saints A. Bardon ed A. e J. Bouyssonie nel 1908 trovarono sotto un deposito caratterizzato da un'industria tipo Charentiano-Quina una fossa scavata nel fondo marnoso della grotticella, che conteneva uno scheletro con gli arti inferiori flessi: si tratta dello scheletro neandertaliano maschile descritto da M. Boule nel 1911 e sul quale si sono a lungo fondate le descrizioni dell'uomo di Neandertal. Tra il 1909 e il 1921 D. Peyrony scoprì alla base del deposito musteriano del Grande Riparo di La Ferrassie sei scheletri neandertaliani (due adulti, bambini e neonati). Infine nella Grotta del Régourdou E. Bonifay nel 1956 rinvenne uno scheletro privo del cranio, deposto sotto una sorta di tumulo. Meglio documentata è la sepoltura neandertaliana della Grotta di Kebara sul Monte Carmelo (Palestina): il cadavere fu deposto supino all'interno di una fossa; in seguito il cranio fu asportato. In Iraq la Grotta di Shanidar ha dato sette scheletri neandertaliani; uno di essi si trovava in una depressione, circondato da pietre. Nel terriccio prossimo alle ossa le analisi polliniche misero in evidenza delle tetradi polliniche, la cui presenza fu spiegata (Arl. Leroi-Gourhan 1975) con la deposizione di fiori gialli e azzurri sul cadavere al momento della sepoltura. Infine nella Grotta di Teshik Tash, nell'Uzbekistan, venne in luce la sepoltura di un fanciullo deposto in una fossa con il cranio circondato da corna di Ovis siberiensis. Il ritrovamento di un cranio neandertaliano col forame occipitale allargato e circondato da pietre, in superficie all'interno di Grotta Guattari nel Lazio, fu inizialmente interpretato come evidenza di una pratica funeraria; la sua revisione ha portato a ritenere che si tratti piuttosto di un cranio abbandonato all'interno della cavità da carnivori. Come evidenze di comportamenti simbolici sono state interpretate alcune ossa con incisioni non collegabili ad attività utilitarie, la più convincente delle quali è il frammento con un'incisione a zig-zag proveniente dal Musteriano della Grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria. A proposito del comportamento simbolico degli ultimi Neandertaliani europei, ricordiamo vari reperti del Castelperroniano di Arcy-sur-Cure (Yonne): ossa decorate, pendagli e altri oggetti ornamentali.
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