Il Novecento
L'età contemporanea è il periodo in cui viviamo e il tempo che sentiamo più vicino. Decidiamo allora di farla iniziare quando nascevano i nostri bisnonni, nel primo Novecento, e vediamo in quale tipo di mondo si viveva, cosa ci unisce a loro e cosa ci divide.
La lampadina è stata inventata nel 1879 da un americano che si chiamava Thomas Alva Edison. Le prime lampadine si accesero a New York, che è una delle grandi metropoli del nostro tempo. In Italia la luce elettrica nelle strade arriva più tardi, ed è a Milano che viene costruita la prima centrale in grado di inviare la corrente nelle fabbriche e nelle case. Agli inizi del Novecento l'illuminazione è ancora in gran parte a gas o si realizza per mezzo delle tradizionali lampade ad olio. La vita è più scomoda di quella attuale. Nelle case spesso non c'è acqua corrente e perciò vengono utilizzati i pozzi. Le abitazioni sono riscaldate soprattutto con stufe a legna: solo alla fine dell'Ottocento viene costruito nel palazzo del papa in Vaticano un impianto di riscaldamento centralizzato che funziona a vapore. Esistono già la fotografia e il cinema, inventato dai fratelli francesi Lumière. Al telefono ha pensato un italiano, Antonio Meucci, ma un americano gli ruba il merito della scoperta. L'invenzione del motore a scoppio, che utilizza petrolio trasformato in benzina, porta alla costruzione di automobili (la FIAT viene fondata nel 1899) e di aerei. Il primo volo di una macchina volante è del 1903 e lo si deve all'inventiva e al coraggio dei fratelli americani Wright.
Molte di queste invenzioni vengono presentate e ammirate nella grandiosa Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Oggi un aereo ci consente di andare ovunque in poche ore, ma già ai primi del Novecento il mondo sembrava più piccolo: piroscafi a vapore solcavano velocemente gli oceani, la rete ferroviaria si allargava sempre più, sostituendosi a cavalli e carrozze. Era possibile inviare comunicazioni semplicemente applicando un francobollo su una busta sulla quale era scritto un indirizzo. L'invenzione del telegrafo consentiva di far comunicare in tempo reale due posti lontani collegati semplicemente con un filo elettrico, ma già a fine Ottocento Guglielmo Marconi si dedicava con successo allo studio di quelle onde radio che avrebbero messo in rapporto diretto, senza bisogno di fili, chiunque in ogni parte della Terra.
Le città in Europa e negli Stati Uniti sono sempre più popolose. Le classi borghesi, imprenditori e commercianti, hanno un ruolo fondamentale, ma anche i lavoratori delle fabbriche, più consapevoli dei propri diritti, partecipano attivamente alla vita pubblica. Trovano sostegno nei partiti socialisti, che si contrappongono ai partiti conservatori nei quali si riconosce la borghesia. Nascono e s'affermano le organizzazioni sindacali che difendono i diritti di chi lavora. La stampa quotidiana conosce un grande sviluppo. Tutto questo spinge a una maggiore partecipazione politica e già nel primo Novecento, in più paesi, ha diritto al voto un numero sempre più grande di cittadini, mentre prima votava solo chi sapeva leggere e scrivere e aveva un reddito (cioè i più ricchi). Si giungerà così, nei primi decenni del Novecento, al suffragio universale maschile. Per molti anni ancora, invece, le donne saranno escluse da questo diritto: anche per questo si affermano, soprattutto in Gran Bretagna, i primi movimenti per l'emancipazione femminile.
Lo sviluppo del commercio e delle comunicazioni dà grande spazio alla pubblicità. Si diffondono nuove mode; si arredano le case all'insegna dello stile floreale, o liberty, o di stili più esotici, ispirati all'Oriente.
Lo sviluppo sociale porta a una crescente diffusione dell'attività sportiva. Un grande impulso viene dalla Gran Bretagna dove sono stati inventati sport che si diffondono dappertutto: sport di squadra come il rugby e il calcio, sport individuali come il tennis. Da questa rinnovata passione per lo sport nascono le prime Olimpiadi moderne, che si svolgono ad Atene nel 1896.
La Prima guerra mondiale infiamma l'Europa. Milioni di uomini si combattono duramente, con nuovi strumenti distruttivi: gas asfissianti, carri armati, bombardamenti aerei. Alla fine della guerra, nel 1918, la situazione è più difficile e complicata di prima. Sulla scena europea si affacciano per la prima volta come protagonisti gli Stati Uniti e compare d'improvviso l'Unione Sovietica.
Tra alcuni Stati europei esistono antichi contrasti, che hanno spesso già portato alla guerra. Tra Francia e Germania, anzitutto, che nell'Ottocento si erano scontrate sanguinosamente per il controllo di regioni di confine. L'Impero austriaco, che già aveva perso tanti pezzi, anche a vantaggio dell'Italia, cerca di resistere ad altre minacce di smembramento. Nel 1914, l'assassinio a Sarajevo dell'erede al trono d'Austria segna l'inizio della Grande guerra, come è anche chiamata la Prima guerra mondiale. L'Austria dichiara guerra alla Serbia; a sua volta la Germania dichiara guerra alla Francia e alla Russia che si erano schierate con la Serbia. La Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania mentre la Turchia affianca gli Austriaci. Il 24 maggio 1915 il Regno d'Italia entra in guerra dalla parte di Francia e Gran Bretagna. A fianco di queste nazioni si schierano anche gli Stati Uniti, che entrano nel conflitto nel 1917.
Nel novembre 1918 la guerra si chiude con la sconfitta degli Austriaci e dei Tedeschi. È stata una guerra mondiale perché vi hanno partecipato paesi di tutti i continenti e combattuto sessantasei milioni di soldati.
Nella Prima guerra mondiale muoiono nove milioni di soldati, di cui 680.000 italiani. Nel conflitto vengono utilizzate per la prima volta armi chimiche: per mettere fuori combattimento il nemico rintanato nelle trincee i Tedeschi usano i gas asfissianti per la prima volta ad Ypres, in Belgio, e iprite verrà chiamato il gas tossico lì usato. Vengono costruiti i carri armati e hanno luogo i primi duelli aerei. Alcuni aviatori entrano nella leggenda: il Barone rosso combatte per la Germania, Francesco Baracca per l'Italia. La guerra è però soprattutto combattuta dai fanti, mandati, come già nell'Ottocento, all'assalto alla baionetta; ma di fronte hanno nuove e potenti armi, cannoni e mitragliatrici, ed è un'inaudita carneficina.
Con la fine della guerra l'Impero austriaco cessa d'esistere. Vienna resterà capitale della sola Austria, che diventa repubblica. La Germania viene gravata da trattati di pace durissimi e umilianti: di questo approfitterà il nazionalismo tedesco che soffierà sul fuoco della protesta contro le sanzioni di guerra, provocando una situazione confusa e instabile. L'Italia completa il suo processo unitario e annette le città di Trento e Trieste, ma ottiene anche l'Alto Adige con le sue popolazioni di lingua tedesca.
A est compare nel corso della guerra un nuovo importante protagonista: in Russia, infatti, nel 1917 una rivoluzione fa andare al potere i comunisti. Un evento questo che influenzerà la storia europea per tutto il secolo.
La Prima guerra mondiale è un conflitto che si svolge soprattutto nelle trincee. Le trincee sono lunghi fossati larghi poco più di un metro, dove, tra il fango e la neve, i soldati combattono e si riparano dalle bombe e dagli attacchi nemici. Nella trincea si vive, o almeno si cerca di sopravvivere. Dalla trincea si esce solo quando ci si deve lanciare all'assalto di quella nemica. I soldati corrono bersagliati dalle raffiche delle mitragliatrici, impugnando il fucile con la baionetta inastata. Dopo ogni attacco, il terreno tra le opposte trincee si ricopre di morti e feriti.
La deposizione dello zar russo, nel 1917, è uno dei principali eventi del Novecento. La vittoria dei rivoluzionari comunisti scuote il mondo intero per tutto il secolo. Se l'età moderna era stata segnata dalla lotta della borghesia contro l'aristocrazia, ora allo Stato sovietico si richiamano i partiti comunisti e molti partiti socialisti in lotta contro la borghesia
Sull'impero russo regnano dal 16° secolo gli zar, sovrani assoluti che concentrano nelle loro mani ogni potere e controllano anche la Chiesa ortodossa. L'aristocrazia ribelle viene duramente combattuta, e lo stato viene organizzato come una caserma. I contadini, fino al 1861, vivono nella condizione di schiavi, appartenendo corpo e anima al proprietario terriero. Le riforme che gli zar promuovono per rendere moderno l'impero partono con molto ritardo e sono insufficienti.
La partecipazione alla guerra contro la Germania e l'Impero austriaco indebolisce la Russia e peggiora la situazione economica e sociale. Nell'ottobre 1917, i rivoluzionari comunisti si impadroniscono del potere e nel 1918 si sbarazzarono dello zar e della sua famiglia, che vengono giustiziati. Tra i primi atti compiuti dal nuovo governo c'è la firma di un trattato di pace con Tedeschi e Austriaci. Nasce l'Unione Sovietica: così chiamata perché governata, all'inizio, per mezzo dei Soviet, organismi di rappresentanza di operai e contadini. La situazione è però difficilissima. Il potere è stato preso con un colpo di mano, ma sono in moltissimi, nell'immenso paese, ad opporsi al nuovo assetto politico. I bolscevichi, la frazione più importante e più rivoluzionaria del Partito socialdemocratico russo, capeggiati da Lenin, applicano il pugno di ferro contro i sostenitori dello zar, ma anche contro le altre componenti più moderate della rivoluzione.
La rivoluzione accende gli animi delle classi oppresse che sognano un mondo di uguali, senza sfruttamento, senza violenza dell'uomo sull'uomo. La speranza però non viene esaudita. L'Unione Sovietica non riesce a realizzare i grandi ideali rivoluzionari di giustizia sociale. Le condizioni di vita delle popolazioni stentano a migliorare e soprattutto non c'è libertà. Chi critica il governo rivoluzionario viene perseguitato e spesso ucciso. La repressione raggiunge il suo culmine negli anni Trenta e Quaranta del Novecento, nel tempo in cui governa Stalin. Milioni e milioni di cittadini vengono rinchiusi nei campi di prigionia, i gulag, molti dei quali si trovano in Siberia. Dai gulag pochi faranno ritorno: la gran massa dei prigionieri viene eliminata.
La Rivoluzione di ottobre continua però a essere considerata un modello rivoluzionario fuori dai confini dell'Unione Sovietica e i partiti operai, socialisti e comunisti vi si ispirano.
Il comunismo si fonda sull'idea che tutti gli uomini siano uguali e possano vivere felici, nel rispetto reciproco, in una situazione in cui non esiste proprietà privata e dove tutto è proprietà comune. Questa idea viene sviluppata nell'Ottocento soprattutto da due pensatori tedeschi, Karl Marx e Friedrich Engels. Secondo i due filosofi tutte le società passate si dividevano in oppressori e oppressi, e anche la società borghese moderna è caratterizzata dall'oppressione sociale: la proprietà e la ricchezza sono concentrate nelle mani dei capitalisti, che sfruttano il lavoro degli operai dell'industria. Ma lo sviluppo capitalistico, mentre incrementa sempre più la grande industria e comprime le classi intermedie (artigiani, contadini, piccoli industriali, ecc.), accresce enormemente il numero degli operai, il cui livello di vita è sempre più insidiato dalle crisi economiche, dalla povertà e dall'insicurezza. Di qui l'inevitabilità di una rivoluzione comunista, che realizzerà, in un primo tempo, una "dittatura del proletariato", e poi, in un secondo tempo, una società di "liberi ed eguali", cioè una società comunista. Tutte le esperienze storiche che si sono richiamate alle idee di Marx ed Engels non sono mai riuscite però a superare la fase della dittatura.
La Prima guerra mondiale è stata combattuta da milioni di soldati. Una volta conclusa gli ex combattenti faticano a reinserirsi nella società e sorgono così forti tensioni sociali, intrecciate a rivendicazioni nazionaliste. Questo avviene tra l'altro in Italia e a maggior ragione in Germania, nazione che si sente umiliata dalle condizioni della pace e dove finiranno col prevalere i nazionalsocialisti guidati da Adolf Hitler.
Iniziano anni difficili per le democrazie europee. Le masse di ex soldati turbano gli equilibri negli Stati europei. Questi uomini vogliono che il loro sacrificio nei duri anni di guerra sia premiato. Vogliono un lavoro, desiderano partecipare alla vita politica, contare di più.
Da un lato, il successo della Rivoluzione russa rafforza i movimenti socialisti e comunisti, che operano per realizzare la rivoluzione; dall'altro lato, crescono anche i movimenti nazionalisti. In Italia e in Germania lo scontro tra questi opposti movimenti si risolverà con la nascita di due dittature.
Benito Mussolini, prima socialista rivoluzionario e poi convertitosi alla partecipazione dell'Italia alla guerra, dopo il conflitto fonda il Partito nazionale fascista che raccoglie ex combattenti e quanti intendono contrastare con durezza gli attivissimi socialisti che proclamano di "voler fare come in Russia".
Mussolini prende il potere nel 1922 con un colpo di mano, e non trova praticamente opposizione nel re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia. Dopo qualche anno Mussolini scioglie tutti i partiti politici tranne quello fascista, e instaura un sistema fondato sul Partito unico di cui è egli il capo supremo. Si fa chiamare infatti Duce, dalla parola latina dux che significa "condottiero". Gli oppositori sono considerati fuorilegge: alcuni partono per l'esilio, altri vengono perseguitati e imprigionati in patria, molti vengono ridotti al silenzio. Nel 1936 Mussolini conquista l'Etiopia e crea l'impero italiano. Raggiunge in quel momento il massimo del suo successo. Alleato del nazionalsocialismo tedesco, applica nel 1938 le vergognose leggi razziali che danno il via alla persecuzione contro gli Ebrei anche nel nostro paese.
Adolf Hitler va al governo in Germania grazie a libere elezioni. Però poco dopo scioglie il Parlamento e instaura una dittatura: si fa acclamare col nome di Führer, che in tedesco ha lo stesso significato di dux. La sua ideologia si fonda sul nazionalismo estremo. Nella sua visione, i Tedeschi rappresentano la razza superiore dell'umanità e la Germania deve garantirsi con la guerra le migliori condizioni di sicurezza e la supremazia nel continente europeo. Hitler progetta la distruzione totale degli Ebrei, considerati di razza inferiore, che inizia a deportare e a sopprimere nei campi di sterminio, i Lager, assieme agli oppositori politici, agli zingari e agli omosessuali. Nessuno aveva mai architettato in precedenza un simile orrore con tanta ampiezza e sistematicità.
È la Germania di Adolf Hitler a far scoppiare la guerra. Al sogno di costituire un grande impero tedesco s'affianca il disegno di eliminare dalla faccia della Terra le razze umane 'inferiori'. Il nazismo cerca di portare a termine il folle disegno di sterminio degli Ebrei.
Hitler vuole riunire le popolazioni tedesche disseminate in diversi paesi europei. Nel 1938 annette l'Austria e invade la Cecoslovacchia. Le altre potenze europee lo lasciano fare, sperando ancora in una soluzione pacifica. Quando però Hitler, dopo aver firmato con l'Unione Sovietica un patto di non aggressione, invade la Polonia nel settembre 1939, Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania. L'avanzata tedesca sembra inarrestabile: vengono invase Norvegia, Danimarca, Olanda e la stessa Francia.
La Germania è alleata del Giappone, che cerca di costruirsi un impero in Asia. Anche l'Italia è sua alleata. Mussolini decide però di entrare in guerra solo nel giugno del 1940, quando la Francia sta per essere sconfitta e c'è chi pensa che la vittoria stia rapidamente per arridere ai Tedeschi. Ma la Gran Bretagna, duramente bombardata, resiste a tutti gli assalti.
Nel giugno 1941 Hitler attacca l'Unione Sovietica, ma il suo esercito viene bloccato alle porte di Mosca. Alla fine di quell'anno il Giappone bombarda a sorpresa la flotta statunitense, a Pearl Harbor. La guerra è ora veramente mondiale. Come già per la Grande guerra, l'intervento degli Stati Uniti è determinante nel decidere le sorti del conflitto.
L'avanzata tedesca è seguita da orrende persecuzioni, soprattutto contro gli Ebrei. Nel quartiere ebraico di Varsavia vivevano prima dell'invasione 500.000 Ebrei. Tutti, vecchi, donne e bambini, verranno inviati nei campi di sterminio, dove il trattamento è disumano: chi può lavorare viene sfruttato duramente, gli altri vengono uccisi subito. Della comunità ebraica di Varsavia sopravvissero in pochissimi. I nazisti uccidono in tutto sei milioni di Ebrei, un milione dei quali sono bambini. Lo sterminio viene ricordato con la parola ebraica Shoah. Ogni 27 gennaio si celebra in Italia, in ricordo di questi tragici eventi, la Giornata della memoria.
Anche il fascismo partecipa alla persecuzione con le leggi razziali del 1938 e con le deportazioni degli ebrei italiani nei campi di sterminio durante la guerra. Finita la guerra, degli ottomila deportati solo un centinaio di sopravvissuti torna in Italia.
Gli Alleati anglo-americani sbarcano in Sicilia nel giugno 1943. Nel luglio Mussolini, messo in minoranza all'interno del Gran Consiglio del fascismo, viene deposto dal re e messo agli arresti. Il nuovo capo del governo, il maresciallo Badoglio, firma l'armistizio con gli Alleati. Subito dopo Mussolini viene liberato dai Tedeschi e si rifugia nell'Italia del nord dove crea la Repubblica di Salò, che continua la guerra al fianco della Germania. Inizia intanto la guerra partigiana: molti Italiani prendono le armi contro i fascisti e i nazisti. Questi ultimi puniscono il voltafaccia italiano con una serie di stragi: terribili quelle di Marzabotto e di Sant'Anna di Stazzema. Nel resto d'Europa, mentre i Sovietici riescono a cacciare le forze nemiche dal loro grande territorio, le truppe anglo-americane, nel giugno 1944, attaccano i Tedeschi in Normandia, dove riescono a sbarcare malgrado enormi perdite di soldati.
Nel 1945 la guerra finisce. In Italia l'esercito anglo-americano, con l'aiuto delle forze partigiane, ha la meglio sui Tedeschi e sui fascisti. Mussolini, catturato dai partigiani, viene ucciso. Hitler invece si suicida a Berlino mentre la città viene conquistata dai Sovietici.
Per costringere il Giappone a cessare le ostilità, gli Stati Uniti lanciano sulle città di Hiroshima e Nagasaki una nuova terribile arma, la bomba atomica, provocando centinaia di migliaia di vittime. Nelle zone colpite ogni forma di vita animale e vegetale subirà a lungo i pesantissimi danni della radioattività. È l'ultimo, terribile atto della Seconda guerra mondiale.
Quando la Seconda guerra mondiale finisce si creano due diverse situazioni in Europa. Nella parte occidentale del continente gli Stati democratici iniziano un periodo di sviluppo nel quale prende corpo il progetto di unificazione europea. Quelli della parte orientale finiscono invece sotto il controllo sovietico. Le nazioni sconfitte ricevono ora grandi aiuti economici dal principale vincitore, gli Stati Uniti d'America.
Il nostro paese è distrutto. Le città sono piene di rovine, la gente ha difficoltà a trovare da mangiare. Gli Stati Uniti vengono in soccorso. Un grande piano di aiuti economici, chiamato Piano Marshall dal nome dell'uomo politico che l'aveva progettato, sostiene gli Italiani in questo difficile momento. A poco a poco e con grande fatica tutto si rimette in movimento.
La monarchia Savoia paga l'appoggio dato al fascismo. Chiamati a scegliere attraverso un referendum fra monarchia e repubblica, gli Italiani, il 2 giugno 1946, scelgono la repubblica; ed è per questo che il 2 giugno ne celebriamo la festa.
Anche la Germania e il Giappone ricevono aiuti economici dagli Stati Uniti. Le due nazioni s'impegnano a fondo nel lavoro di ricostruzione e diventano protagoniste dello sviluppo economico mondiale.
I vincitori hanno imparato la lezione impartita dalla Prima guerra mondiale: ora sanno che è molto più conveniente aiutare lo sconfitto anziché umiliarlo.
Dal conflitto escono due grandi potenze mondiali. Gli Stati Uniti, con la loro forza militare ed economica, e l'Unione Sovietica, il cui esercito ha raggiunto per primo la capitale nemica, Berlino, e ha cacciato i Tedeschi da tutte le regioni dell'Europa orientale. Stati Uniti e Unione Sovietica si fronteggiano, all'inizio soprattutto nel continente europeo, cercando di attirare nella loro area d'influenza quei paesi che le loro truppe hanno liberato dai nazisti e dai loro alleati. L'Europa si spacca in due: quella occidentale vive sotto regimi democratici, mentre quella orientale, controllata dai Sovietici, sotto dittature comuniste.
Tra le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, incomincia la guerra fredda, un conflitto non combattuto con le armi, ma con la politica e con la minaccia di utilizzare contro l'avversario armi atomiche sempre più potenti. Si crea un equilibrio fondato sulla minaccia della distruzione totale dell'avversario e però, con esso, dell'intero pianeta.
Diversamente che in Europa, in Asia la guerra fredda si trasforma in guerra con le armi fra forze che si ispirano all'Occidente e forze che si ispirano al socialismo e al comunismo. Molti di questi conflitti coinvolgono gli Stati Uniti. Questo avviene negli anni Cinquanta in Corea, che alla fine verrà divisa in due diverse nazioni, una democratica e l'altra socialista. E in Vietnam, da dove alla fine gli Stati Uniti si ritireranno e il Paese verrà conquistato dai vietcong comunisti.
Nel dopoguerra la Germania è divisa in due: da una parte, la Repubblica Federale Tedesca a regime democratico di tipo occidentale, dall'altra la Repubblica Democratica Tedesca, a regime socialista. Nella città di Berlino, che è posta nella Germania controllata dai Sovietici, si crea una situazione paradossale. L'area urbana è divisa in settori, controllati da un lato dalle forze anglo-franco-americane e dall'altro da quelle sovietiche. Già dal 1948 le vie d'accesso tra i due settori sono sbarrate. Nel 1961 la Germania comunista costruisce tra le due zone di Berlino un muro invalicabile, per impedire che i Tedeschi della Berlino orientale fuggano nella Germania occidentale. L'abbattimento di questa barriera, nel 1989, è il simbolo della fine dei regimi socialisti nell'Europa orientale e della guerra fredda.
In Asia il dopoguerra è il tempo dei grandi cambiamenti. Una delle più grandi personalità del Novecento, l'indiano Gandhi, guida l'India all'indipendenza dai Britannici. Altre potenze europee perdono le loro colonie in Asia e in Africa. Dopo un lungo conflitto civile nasce la Cina comunista.
Dalla fine del 18° secolo l'India è la più importante delle colonie della Gran Bretagna. I Britannici controllano direttamente parte di quel grande territorio e governano l'altra attraverso accordi con poteri locali. I sovrani indiani, i maharaja, celebri per la loro ricchezza e per i costumi stravaganti, dichiarano obbedienza alla corona britannica. I Britannici creano in India un sistema di governo basato su una solida burocrazia, impiantano una estesa rete ferroviaria, diffondono tra la moltitudine di popoli dell'India uno strumento fondamentale per intendersi: una lingua comune, quella inglese. Per il resto governano con il pugno di ferro, e condizionano fortemente l'economia della colonia.
Con i primi decenni del Novecento diventa sempre più forte il movimento che reclama l'indipendenza dell'India. I soldati britannici reprimono con decisione e talvolta con spietatezza la contestazione. Alla guida del movimento si impone Gandhi che sceglie di condurre la lotta per l'indipendenza in modo del tutto originale, basandosi sulla non violenza, che si traduceva, per esempio, nel boicottaggio delle merci, nel rifiuto passivo delle leggi coloniali inglesi, nel resistere alla violenza dei soldati senza rispondere ai colpi ricevuti. Di fronte alla determinazione pacifica dei patrioti indiani i Britannici si trovano in difficoltà sempre maggiori. La fama di Gandhi e degli altri capi del movimento si diffonde per tutto il continente indiano, finché nel 1947 la Gran Bretagna si ritira dalla colonia. I contrasti tra gli Indiani di religione indù e quelli di religione musulmana portano però, contro la volontà di Gandhi, alla costituzione di due diverse nazioni: l'India, a maggioranza induista, e il Pakistan, a maggioranza musulmana.
Lo stesso Gandhi, il padre dell'indipendenza, fu ucciso nel 1948 da un fanatico indù che lo incolpava di eccessiva disponibilità verso i musulmani.
Dopo la Seconda guerra mondiale, a una a una le colonie africane, anche a prezzo di dure e sanguinose lotte, ottengono l'indipendenza. Il ritiro di Francesi, Britannici, Olandesi, Tedeschi, Belgi, Portoghesi porta alla nascita di nuove nazioni. Ma le particolari condizioni di povertà del continente africano, unite alle rivalità tra etnie locali, rendono particolarmente difficile la situazione. Resistono a lungo in Africa due Stati razzisti, Rhodesia e Sudafrica. Qui il potere è in mano alle minoranze bianche mentre le popolazioni nere sono escluse da tutto. Campione del movimento di libertà in Sudafrica è Nelson Mandela, che dopo una lunga prigionia diventa nel 1994 il primo presidente del Sudafrica non razzista.
Nel Sud-Est asiatico l'Indonesia conquista nel 1950 la propria indipendenza dall'Olanda dopo una lotta cruenta.
Agli inizi del Novecento la Cina è in parte controllata dalle potenze occidentali: tra queste c'è la Gran Bretagna; perfino l'Italia governa laggiù un piccolo territorio. Un movimento nazionalista si impegna per costituire una grande Cina, ma alla lotta contro le potenze occidentali si sostituisce dopo un po' quella contro un nuovo aggressivo nemico, il vicino Giappone. Qualche anno dopo la fine della Seconda guerra mondiale in Cina prevarranno i comunisti, guidati da Mao Zedong. La nazione è povera e arretrata ma enorme per dimensioni, ed è la più popolata del mondo. Attivissima sul piano politico, la Cina non esita a opporsi alla politica delle potenze occidentali nonché a quella della confinante Unione Sovietica. Il mondo diventa ancora più complicato.
Alla fine della Seconda guerra mondiale la grande novità è costituita dalla pace in Europa occidentale. Nazioni che si erano combattute per secoli creano un nuovo equilibrio che diventa anche il progetto per l'unificazione economica e politica del continente. Sulla sponda orientale del Mediterraneo, invece, cresce la tensione tra Israele e i Paesi arabi.
Mai in Europa si era pensato, prima della conclusione della Seconda guerra mondiale, che si potesse fare a meno della guerra per risolvere i problemi. Il peso delle devastazioni e delle stragi che avevano insanguinato il continente e il nuovo equilibrio fondato sulla guerra fredda suggeriscono finalmente la possibilità di stabilire i rapporti tra gli Stati in un modo nuovo. I paesi europei iniziano a intrecciare rapporti economici e politici sempre più stretti. Nel 1951 sei paesi, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda si riuniscono e formano la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA). L'alleanza, prima solo commerciale, diventa politica. Nasce la Comunità europea, oggi chiamata Unione europea, con una Commissione che la governa e un Parlamento. I paesi che vi si riconoscono sono oggi venticinque.
Una crisi economica e politica investe i paesi comunisti dell'Est europeo negli anni Ottanta. I regimi politici imposti dall'Unione Sovietica crollano a uno a uno. La Polonia, la Cecoslovacchia (che poi si divide in Repubblica Ceca e Slovacchia), l'Ungheria, la Bulgaria, la Romania scelgono di governarsi con sistemi politici democratici. Poi è la stessa Unione Sovietica che crolla dividendosi in molti Stati, il maggiore dei quali è la Russia.
Eventi drammatici accadono nella penisola balcanica, in Jugoslavia. L'indebolimento del potere dei comunisti dà il via alla disgregazione di quella nazione dove convivevano diverse etnie. Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia proclamano la propria indipendenza. La Bosnia e la Croazia affrontano un conflitto molto sanguinoso con la Serbia, che si oppone alla suddivisione della Jugoslavia in tanti Stati. Un'altra guerra in quell'area vede coinvolte anche le potenze occidentali nella regione del Kosovo, che si vuole rendere autonoma dalla Serbia.
Nel 1947 le Nazioni Unite decidono che è giusto riconoscere agli Ebrei che si sono salvati dallo sterminio nazista il diritto ad avere un territorio e uno Stato. Così l'ONU vota perché la Palestina, dove gli Ebrei avevano avuto nell'antichità un loro regno e dove all'inizio del Novecento avevano cominciato a creare i kibbutz (fattorie collettive), venga divisa in due Stati: uno per gli Ebrei e uno per gli Arabi. Ma gli Stati arabi confinanti non vogliono uno Stato ebraico in mezzo a loro. Così nel 1948 aggrediscono la nazione appena nata che ha preso il nome di Israele. Lo Stato ebraico ha la meglio. Da allora ci sono state altre guerre con i Paesi arabi, ma Israele è sempre riuscito a prevalere. In uno dei tanti conflitti che si sono succeduti, Israele occupa nel 1967 la Cisgiordania, che faceva parte della Giordania, e altri territori in precedenza appartenuti agli Arabi. Politici di molte nazioni e persone di buona volontà pensano che sia giusto far sorgere proprio su quelle terre uno Stato per gli Arabi palestinesi, il cui diritto in tal senso è stato riconosciuto anche dall'ONU, e mettere così fine al lungo conflitto.
Dopo la guerra fredda, che vedeva contrapposto l'Ovest all'Est, si profila la minaccia di un contrasto tra il Nord e Sud del mondo, vale a dire tra le aree ricche e sviluppate e quelle che sono rimaste economicamente arretrate. Solo una più equa distribuzione della ricchezza, tale da ridurre la distanza tra paesi ricchi e paesi poveri, riuscirà a evitare che tale contrasto possa degenerare.
Il continente africano è il grande malato del nostro tempo. In Africa si muore per fame, per malattie e per guerre più che in ogni altro luogo della terra. La maggior parte dei paesi che vi si trovano sono caratterizzati dall'estrema debolezza dei regimi politici, democratici o dittatoriali che siano, e dalla cronica debolezza economica. Il mondo ricco considera spesso l'Africa solo dal punto di vista degli interessi economici: troppo elevati i rischi per gli investimenti e troppo deboli le speranze di un mutamento. Preferisce perciò far poco o nulla e molte imprese occidentali pensano anzi all'Africa solo per i guadagni che si possono ricavare sfruttandone le risorse, come accadeva ai tempi del colonialismo.
Nella seconda metà del Novecento il Giappone è diventato una delle maggiori potenze economiche mondiali: le sue imprese hanno investito capitali per creare nuovi mercati, produrre a prezzi competitivi e distribuire ricchezza. Il suo esempio è stato seguito in diverse regioni del Sud-Est asiatico (Thailandia, Malaysia, Corea del Sud). I due colossi del continente, Cina e India, conoscono una crescita economica impressionante e hanno ormai un ruolo di rilievo tra i paesi più industrializzati.
Non tutta l'Asia però vive questo sviluppo: persistono aree gravemente sottosviluppate e politicamente molto instabili.
Enormi quantità di individui lasciano i paesi poveri dell'America Centrale, dell'Africa e dell'Asia per trovare migliori prospettive di vita in quelli ricchi. Anche gli Italiani erano emigrati in massa, alla fine dell'Ottocento e agli inizi del Novecento, con le stesse motivazioni. Oggi il problema dell'emigrazione è sempre più importante per le dimensioni assunte dal fenomeno, che riguarda milioni di esseri umani. Grande è la determinazione di chi emigra, disposto a viaggi rischiosissimi e spesso gestiti da organizzazioni criminali, pur di raggiungere lo scopo e vivere in migliori condizioni.
L'emigrazione è solo un aspetto del confronto Nord-Sud. Il ricco Nord offre opportunità di ricchezza e di lavoro, ma consuma gran parte delle risorse del Pianeta. I paesi sottosviluppati chiedono ai paesi ricchi, anzitutto a Stati Uniti ed Europa, un maggior equilibrio economico per uscire dalla povertà. Questo confronto può diventare conflitto. Per di più, il risentimento contro il mondo occidentale alimenta la minaccia terroristica e tra le masse di disperati possono anche trovare terreno fertile le idee dell'estremismo fanatico. Per evitare lo scontro occorre una corretta politica dei rapporti internazionali, anche attraverso l'azione dell'ONU e delle altre organizzazioni sovranazionali, per garantire un adeguato sviluppo a tutte le aree della Terra, favorire una maggiore distribuzione della ricchezza, evitare che si accresca il divario tra i paesi super ricchi e quelli più poveri. Uno sviluppo generalizzato e la disponibilità al confronto sono la principale garanzia della pace. E la pace, che dipende anche dal venir meno delle ragioni della guerra , è il bene più prezioso di cui può disporre l'umanità.
"A terra! A terra! Ma chi è codesto temerario?
È un nano! esclamò un fantoccio ridendo.
È un bambino! esclamò un altro soldato. Macché, tu sogni!
Giacomino, in piedi, precedeva il plotone stringendo in pugno la sua grossa rivoltella da sottufficiale. Aveva bensì la rivoltella, ma manco una cartuccia".
A tutti almeno una volta è capitato di fare una bella passeggiata fuori città con papà e mamma. Possono sempre succedere molte avventure, ma certo non come quelle capitate a Giacomino che, durante una tranquilla gita in montagna, si è ritrovato nientemeno che in mezzo alla Grande Guerra. Era la prima metà del secolo scorso e in Europa troppi uomini sembravano nervosi e litigavano continuamente. Tutti volevano avere ragione e convincere gli altri.
Qualcuno ha deciso che per risolvere i problemi bisognava combattere, e la guerra è scoppiata proprio mentre Giacomino se ne stava spensierato tra i monti. In mezzo alla bufera di neve Giacomino ha perso i genitori, e ha chiesto aiuto ai soldati delle Alpi, che gli hanno regalato una vera divisa da piccolo alpino. Il piccolo alpino ha tirato fuori tutto il suo coraggio: prima di ritrovare la famiglia voleva essere utile a quegli uomini valorosi. Una notte ha persino attaccato un gigante dell'esercito austriaco. Lo ha catturato al buio e ha fatto la vociona da uomo, perché se l'austriaco si accorgeva di avere addosso un bambino di dieci anni… chissà cosa sarebbe potuto succedere! Grazie al suo coraggio, Giacomino è diventato un vero eroe, e ha ricevuto una medaglia dal re in persona.
La Seconda guerra mondiale ha portato la distruzione in tutto il mondo. Setsuko era una bambina giapponese di quattro anni, che abitava col fratellone Seita e con i genitori in una bella casa di legno. Durante un bombardamento, gli aerei nemici hanno colpito la casa di Setsuko e Seita e l'hanno distrutta completamente. Per fortuna i due fratelli si erano nascosti molto bene, e sono rimasti sani e salvi. Ma quando sono andati a cercare la mamma, non l'hanno trovata. Seita ha saputo che la mamma era rimasta colpita da una bomba, ma non lo ha detto alla sorellina per non impaurirla. A quel punto Seita e Setsuko si sono ritrovati senza mamma e con il papà lontano, a combattere chissà dove. Il bombardamento li aveva lasciati soli e senza casa, e così hanno deciso di andare ad abitare in una piccola grotta. Per mangiare dovevano catturare le ranocchie, perché nessuno aveva abbastanza cibo da poterne regalare. Che tristezza non ricevere aiuto da nessuno!
La guerra è così strana che a volte, all'improvviso, anche gli amici possono diventare nemici. È difficile capire perché, forse le persone sono così spaventate che non riescono più a ragionare con calma. Una bambina di nome Rosa Bianca si è accorta che nella sua città, in Germania, la gente non si voleva più bene come prima. Ha persino visto il capo del villaggio inseguire un bimbo che correva piangendo, per consegnarlo ai soldati.
I soldati, invece di consolare il bambino, lo hanno rinchiuso in un camion e sono partiti. Rosa Bianca ha seguito il camion per sapere dove era diretto e ha fatto una scoperta incredibile. Fuori città la strada era interrotta dal filo spinato, e dietro c'erano moltissimi bambini, vestiti tutti uguali, infreddoliti e tristi.
Rosa Bianca non aveva mai visto nulla di simile. "Dietro il filo spinato, dentro le baracche, i bambini erano sempre più numerosi. Avevano i volti scavati dalla fame. Molti di loro portavano una stella gialla sulla divisa". Rosa Bianca ha subito lasciato ai bambini la sua merenda, ma loro erano troppi e non potevano assolutamente uscire.
Erano stati rinchiusi lì, al freddo e senza cibo, controllati dai soldati. Forse a causa di quella stella gialla sul vestito, che indicava la loro religione. Come Rosa Bianca sapeva, qualcuno di molto potente aveva deciso che chi credeva nella religione degli Ebrei era un nemico. Ma se fino a poco tempo prima si abbracciavano come fratelli! Che diavolo stava succedendo? Avevano forse perso la ragione tutti insieme?
Passano gli anni, ma la guerra rimane sempre uguale: anche poco tempo fa, in una terra che si chiamava Jugoslavia, amici e fratelli combattevano tra loro. Dragan, un bambino di nove anni, non sapeva cosa pensare. Aveva giocato alla guerra tante volte con i suoi compagni. Però non sapeva cosa fosse la guerra vera, fino a quando non è scoppiata anche nella sua città. Un giorno è successa una cosa terribile: la mamma di Dragan è andata a comprare la farina per fargli una torta di mele, e non è più tornata. Una bomba è caduta sul mercato, proprio dove lei si trovava. Il suo papà, che non capiva la guerra, ha pianto a lungo; poi, distrutto dal dolore, ha imbracciato il fucile ed è andato a combattere anche lui. Purtroppo nessuno l'ha mai visto tornare a casa: Dragan è rimasto solo ed è stato portato in Italia dove ha trovato una nuova famiglia. Col tempo Dragan è riuscito a ricostruirsi una vita, e ora ha tanti amici a cui può raccontare la sua terribile esperienza.
Gli uomini hanno sempre pagato molto caro i propri errori. Certamente sarebbe molto più bello avere un mondo senza guerre. Di sicuro è preferibile fare amicizia piuttosto che litigare. Ma se qualcuno volesse distruggere tutte le nostre cose sarebbe molto difficile rimanere calmi. Si dice che un giorno siano arrivati in una piccola città alieni giganteschi, che volevano conquistare la Terra.
Erano grandi come palazzi, ma a forma di ragno, e fatti di ferro. Appena arrivati in questa città hanno iniziato a sparare ovunque potenti raggi infuocati e hanno calpestato alberi e case con le loro zampe gigantesche. Se un uomo si avvicinava per cercare di parlare con loro, lo schiacciavano senza neanche guardarlo, come fanno le persone con le formiche.
"Questa non è una guerra, come non c'è mai stata guerra tra gli uomini e le formiche", dicevano le persone più coraggiose che avevano deciso di affrontare il nemico. Ma gli alieni erano troppo forti, e nemmeno si accorgevano quando venivano colpiti dagli uomini. Un giorno, però, i giganti di ferro hanno cominciato a barcollare, e sono caduti a terra morti. Era successa una cosa incredibile: la guerra aveva fatto indebolire gli uomini, e molti di loro si erano ammalati. Gli alieni hanno continuato a schiacciarli, così si sono presi anche loro una bella febbre. Però non erano abituati ai microbi e sono morti. Anche l'esercito che sembra più invincibile ha i suoi punti deboli e può essere sconfitto da avversari minuscoli che la sua arroganza gli ha impedito di considerare.
Anche nello spazio qualcuno ha lottato per la libertà. Un crudele Imperatore voleva comandare su tutte le galassie senza pietà, e ci stava riuscendo. Un giorno però il giovane Luke, con l'aiuto di alcuni eccezionali maestri, ha cominciato ad allenarsi per diventare un grande guerriero. Con la sua spada laser è partito su una piccola astronave e ha affrontato una serie di spaventose guerre stellari per liberare l'umanità dalla dominazione dell'Imperatore. Luke ha combattuto nemici terribili, ma la cosa che lo ha spaventato di più è stato scoprire un segreto: Darth Vader, il malvagio capo avversario, un tempo era un uomo buonissimo, un vero paladino della giustizia. Se è diventato perfido lui, forse tutti noi dobbiamo stare attenti e allenare i buoni sentimenti. (Nicola Galli Laforest).
Christophe Gallaz, Roberto Innocenti, Rosa Bianca, Edizioni C'era una volta…, Pordenone 1990 [Ill.]
Salvator Gotta, Il Piccolo alpino, Mondadori, Milano 1951
Salvator Gotta, Il Piccolo alpino, Mondadori, Milano 1988 [Ill.]
George Lucas, Guerre stellari, USA 1977 [Ill.]
Emanuela Nava, Ciliegie e bombe, Giunti, Firenze 1998 [Ill.]
Isao Takahata, Una tomba per le lucciole, Giappone 1988 [Ill.]
Herbert G. Wells, Avventure del tempo e dello spazio, Mursia, Milano 1973 [Ill.]
Herbert G. Wells, La guerra dei mondi, Mursia, Milano 1973