Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La storia del protestantesimo nel XVIII secolo si caratterizza per tre diversi aspetti: diffusione dello spirito di tolleranza nei Paesi a maggioranza protestante, aridità spirituale della teologia ortodossa e rinascita religiosa grazie ai movimenti del pietismo e del metodismo – questi portano il protestantesimo ad accentuare il soggettivismo sentimentale dell’esperienza religiosa.
Il protestantesimo
Durante il Settecento nei Paesi protestanti si afferma progressivamente una certa tolleranza verso le altre confessioni religiose. Da questo punto di vista è esemplare il caso dell’Inghilterra. Già nel 1689 Guglielmo III promulga l’Atto per esentare dalle pene previste dalla legge i sudditi protestanti di Sua Maestà che professano convinzioni diverse da quelle difese dalla Chiesa d’Inghilterra. Con tale provvedimento vengono a cadere le discriminazioni nei confronti di quei protestanti che non seguono il magistero della Chiesa anglicana; i cattolici continuano comunque a non godere della libertà di culto. Nel 1788, tuttavia, viene abolito il Test Act e i cattolici possono intraprendere le professioni liberali e assistere alla messa in cappelle private. Tra il 1790 e il 1795 altri provvedimenti favoriscono la libertà di culto. Si deve sottolineare comunque che nell’America del Nord molti dei provvedimenti anticattolici inglesi di fatto non vengono applicati.
Nei Paesi germanici l’affermarsi dell’Illuminismo favorisce la diffusione della tolleranza religiosa. Durante il regno di Federico II convivono in Prussia le varie espressioni del protestantesimo dell’epoca e, anche senza un esplicito riconoscimento della libertà di coscienza, protestanti e cattolici possono professare la loro fede fianco a fianco.
Più problematica è la situazione dei protestanti nei territori a maggioranza cattolica. In Francia la revoca dell’editto di Nantes (1685) costringe alla fuga migliaia di riformati che rifiutano la conversione al cattolicesimo. Solo nel 1787 viene emanato l’editto di tolleranza, che concede loro la libera professione di culto e il libero accesso alle cariche e agli impieghi pubblici.
L’intolleranza in Francia favorisce la nascita di un filone del pensiero protestante caratterizzato da posizioni politiche antiassolutistiche. Gli esponenti di queste correnti cercano collegamenti internazionali con pensatori olandesi, svizzeri, tedeschi e inglesi.
L’Olanda diventa il luogo di incontro tra i liberi pensatori inglesi e gli ugonotti francesi in esilio. Un circolo particolarmente attivo è quello di Rotterdam, che sorge intorno alla figura del quacchero Benjamin Furly, fautore del libero pensiero e della lotta alla superstizione e al fanatismo religioso. Al circolo di Furly sono da collegare le opere più importanti della cultura del razionalismo, del primo Illuminismo e del deismo: i Due trattati e il Saggio sulla tolleranza di John Locke, e il Cristianesimo senza misteri di John Toland.
La stessa teologia protestante “ortodossa” di matrice tedesca riflette l’affermarsi del razionalismo e dell’Illuminismo. In una prima fase – l’epoca dell’“ortodossia liberale” – i teologi cercano di adeguare gli articoli di fede protestanti al pensiero razionalista, formulando i dogmi tradizionali in modo che essi non siano in contrasto con la ragione. Con la seconda fase – la “neologia” – influenzata dal deismo, i teologi non rinnegano la rivelazione, ma vogliono dimostrare come questa si accordi con la ragione.
Il pietismo
All’aridità e al dogmatismo della teologia ortodossa protestante reagiscono alcuni movimenti religiosi che prestano maggiore attenzione a una spiritualità e a una vita religiosa incentrata sugli aspetti mistico-sentimentali.
Nel 1675 escono a stampa i Pia desideria di Philipp Jakob Spener che segnano l’inizio del movimento del pietismo, destinato nel corso del Settecento ad avere all’interno del protestantesimo grande fortuna. L’opera nasce come reazione all’aridità cui è giunta l’ortodossia protestante, aridità che Spener vuole superare facendo appello a una religione del cuore. Il pietismo nasce infatti dall’esigenza di una pratica religiosa che alimenti una pietà visibile: l’amore deve occupare il primo posto nella vita del fedele. Mentre l’ortodossia protestante continua a concentrare la sua attenzione sul problema della giustificazione per fede, il pietismo è dominato dall’esigenza della santificazione personale. Il programma di Spener è contenuto in sei “pii desideri”: 1) istituzione di cenacoli per la divulgazione della Parola; 2) ripristino del sacerdozio universale; 3) superiorità della vita cristiana rispetto alla teologia; 4) importanza della carità nella vita cristiana; 5) restaurazione della teologia; 6) riforma della predicazione in senso catechistico. La conoscenza della dottrina deve dunque essere accompagnata da una continua pratica delle virtù cristiane.
Il pietismo, nelle intenzioni di Spener, deve essere un movimento di fede, privo di un’organizzazione e di precise formulazioni che delimitino confini confessionali.
Spener, sostenuto dalla politica interconfessionale di Federico di Prussia, organizza a Halle una facoltà di teologia destinata a divenire, nel corso del Settecento, il centro di irradiazione del pietismo. Il primo vero organizzatore del movimento è August Hermann Francke, che nel 1691 ottiene una cattedra all’università di Halle, dove forma numerosi pastori. Molto attento ai problemi sociali, Francke organizza scuole per bambini poveri e fonda inoltre il Paedagogium per i figli della nobiltà. Grazie alle due scuole, il pietismo si diffonde sia nelle classi povere, sia tra l’aristocrazia tedesca. Il favore del re di Prussia fa sì che la Germania a metà secolo sia ampiamente coinvolta dal movimento pietista.
Ad Halle si forma un’intera generazione di pastori, che diffondono il pietismo, oltre che nell’intera Germania, anche in Inghilterra, nei Paesi Bassi e in Scandinavia. Questa generazione di pastori si caratterizza per una spiccata attenzione al problema delle missioni, fino ad allora ignorato dal protestantesimo. In Danimarca Federico IV di Oldenburg incarica di attività missionarie proprio pastori pietisti.
Nelle famiglie pietiste la Bibbia, spesso letta dal padre, occupa un posto rilevante. Nel XVIII secolo in Germania si verifica un’esorbitante crescita della vendita di Bibbie, parallelamente all’abbassamento del loro costo. A metà secolo quasi tutte le famiglie della Germania protestante ne posseggono un esemplare in casa. Proprio ad Halle nel corso del secolo si pubblicano circa due milioni di esemplari del Vecchio Testamento e un milione del Nuovo. Cresce anche la circolazione dei libri di devozione e le raccolte di cantici.
La terza generazione dei pietisti può essere ben rappresentata da Nikolaus Ludwig von Zinzendorf, che rivitalizza il movimento. Nato nel 1700, viene allevato dalla nonna pietista ed educato nel Paedagogium di Francke. Per anni si limita ad animare la parrocchia del suo possesso di Berhelsdorf, fino all’incontro con gli hussiti di lingua tedesca che, in fuga dalla Moravia, si insediano nei suoi possedimenti. Grazie alla sua autorità i moravi vengono inseriti nella Chiesa luterana. Ma il progetto di Zinzendorf è di costituire con i moravi una vera e propria comunità religiosa e civile. Per questo motivo a Herrenhut, in Sassonia, elimina la servitù e instaura una sorta di regime comunistico, volto soprattutto alla protezione degli anziani e dei poveri.
La comunità ben presto si organizza e si struttura in modo avanzato, ma attira l’opposizione sia dei luterani ortodossi, sia dei pietisti guidati all’epoca dal figlio di Francke. Nel 1747 Zinzendorf, disapprovando la tendenza all’autonomia dei fratelli moravi, fa loro approvare la Confessio Augustana integrandoli nella Chiesa luterana. Successivamente alla sua morte, tuttavia, frange di fratelli moravi danno vita a una Chiesa autonoma.
Il mondo anglosassone e il metodismo
Nell’Inghilterra protestante il metodismo rappresenta la corrente religiosa di maggior rilievo e vitalità del secolo. Il fondatore del movimento religioso è John Wesley, nato nel 1703, di formazione puritana e appartenente fino al 1737 alla High Church.
Tra il 1731 e il 1736 Wesley attraversa una intensa crisi interiore che lo porta a mettere in discussione il suo modo di partecipare alla vita religiosa della Chiesa anglicana. Cerca di uscire da tale crisi leggendo numerosi testi di mistici cattolici, partecipando ad alcune missioni in Georgia ed entrando in contatto con i circoli moravi.
Wesley assume poi posizioni sempre più critiche verso i dogmi protestanti; in particolare egli è ostile all’idea di Calvino della predestinazione e non condivide pienamente la tesi luterana della giustificazione della fede senza opere.
Wesley elabora la posizione metodista, in virtù della quale la giustificazione deve essere accompagnata dalla santificazione personale del fedele, conseguibile sia per mezzo della Grazia divina sia attraverso una crescita morale individuale. L’amore cristiano si manifesta quindi attraverso l’azione. Egli, in pratica, giunge a una sintesi tra la dottrina protestante della grazia e quella cattolica della santificazione personale. Per questo motivo viene fortemente contestato sia dai calvinisti, sia dalla Chiesa anglicana, che lo accusano di un eccessivo “entusiasmo” e di un irragionevole Illuminismo. Wesley, tuttavia, non vuole assolutamente giungere a una rottura con la Chiesa anglicana e rifiuta l’etichetta di dissidente. Egli diffonde le sue idee religiose attraverso un’infaticabile opera di predicazione popolare che lo impegnerà fino alla morte.
Il metodismo si diffonde ampiamente e rapidamente grazie alle capacità di organizzatore di Wesley, che fonda numerose associazioni di fedeli. Alle società metodiste partecipano gli affiliati, dopo aver rilasciato una dichiarazione di conversione. Ciascuno riceve una tessera trimestrale di partecipazione alle attività religiose e si tassa secondo le proprie possibilità. Le singole società sono affidate a rettori e divise in classi raggruppate secondo la condizione spirituale dei partecipanti. Proprio per l’accurata organizzazione del movimento, i suoi denigratori lo chiamano ironicamente “metodismo”.
Le idee di Wesley hanno particolare fortuna negli Stati Uniti, dove, a Baltimora, nel 1784, viene ordinato il primo vescovo metodista e nasce la Chiesa metodista episcopale.
Alla morte di Wesley (1791) il metodismo conta oltre 70 mila adepti in Europa e poco meno di 60 mila negli Stati Uniti. Dopo la morte del suo fondatore il movimento si allontana dalla Chiesa anglicana, dando vita a un corpo separato.
Ispirato al metodismo, anche se non direttamente derivato da esso, l’evangelismo nasce e si sviluppa nell’Inghilterra di fine secolo. Numerosi ecclesiastici della Chiesa anglicana sentono l’esigenza di un ritorno allo studio delle Sacre Scritture e della dottrina cristiana, nonché di esaltare il ruolo dell’esperienza della conversione. Nell’Inghilterra ormai industrializzata, l’impegno degli evangelici in campo sociale è molteplice: opere filantropiche, lotta all’alcolismo e tentativi di miglioramento del sistema penitenziario.