MENABÒ, Il
Rivista letteraria edita a Torino da Einaudi, diretta da E. Vittorini e I. Calvino. Il programma di Il Menabò consisteva in un'opera di messa a punto e di chiarificazione dei problemi relativi all'attività artistica quali erano stati posti dall'acceso dibattito letterario degli anni Cinquanta, e in un'azione di ricerca, di esplorazione e di verifica di nuovi terreni di sperimentazione espressiva.
Il primo fascicolo della rivista (1959) comprendeva infatti, accanto a una prima impostazione del problema dei rapporti lingua-dialetto (M. Rago, La ragione dialettale), un importante scritto di E. Vittorini (Parlato e metafora) in cui lo scrittore contrapponeva la "metafora", cioè il "linguaggio di parole 'liberamente' associate" che produce autonomamente i suoi significati, al "linguaggio di frasi fatte" nel quale è insita una morale precostituita, assegnando al primo la possibilità di ristabilire la funzione comunicativa della letteratura. In armonia con queste premesse apparivano alcuni dei testi pubblicati sul fascicolo I (Il calzolaio di Vigevano, di L. Mastronardi) e sul fascicolo II (La ragazza Carla, di E. Pagliarani). Sulla stessa linea si svolgeva anche l'intervento di Vittorini nel IV fascicolo, dedicato al tema Industria e letteratura, in cui lo scrittore sottolinea il ritardo con cui i testi presentati affrontano al livello espressivo, rimasto sostanzialmente naturalistico, la nuova realtà della fabbrica colta solo al livello di contenuto, in un rapporto mediato attraverso l'ideologia. Nel V fascicolo (1962) veniva avviata in interventi di Vittorini e di Calvino una discussione aperta e problematica sulla teoria e sulla pratica letteraria della futura neo-avanguardia, di cui venivano pubblicati anche alcuni testi, che proseguiva nel VI fascicolo (1963) in particolare con la risposta di A. Guglielmi (Una "sfida" senza avversari) all'ipotesi avanzata da I. Calvino (La sfida al labirinto) sull'esistenza, nell'ambito dell'avanguardia, di due linee, una razionalista e una viscerale. Nel fascicolo VII (1964), nato inizialmente come esperimento di confronto e provocazione al livello internazionale (col nome di Gulliver), venivano pubblicati testi di R. Barthes, M. Blanchot,H. M. Enzensberger, J. Genet, U. Johnson, J. Starobinski, G. Grass, H. D. Heissenbüttel, ecc. I fascicoli successivi ebbero un prevalente carattere monografico. Il fascicolo VIII (1965) era dedicato a testi di avanguardia (E. Sanguineti, E. Pagliarani, G. Manganelli, ecc.); il IX (1956), progettato da Vittorini ma curato, per la malattia e la morte di questo, da Enzensberger e da R. Crovi, era dedicato alla letteratura tedesca contemporanea; il fascicolo X (1967), dopo il quale la rivista cessò le pubblicazioni, pubblicò scritti di Vittorini e su Vittorini.
Bibl.: Il Menabò, a cura di D. Fiaccarini Marchi, presentazione di I. Calvino, Roma 1973; F. Leonetti, Appunti di lavoro di Vittorini nella preaprazione redazionale della rivista "Gulliver" (1961-63), in Il Ponte, XXIX, 1973, nn. 7-8, pp. 1172-78).