Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La grande fioritura delle cattedrali gotiche in Francia accompagna la crescita delle città e il rafforzamento della monarchia, che contribuisce a diffondere il gusto per architetture raffinate e preziose. In Inghilterra il modello francese si fonde con tradizioni e peculiarità che portano a costruire edifici di grande originalità. Al verticalismo e al rigore compositivo francesi rispondono edifici bassi e allungati in cui prevale un effetto decorativo di superficie.
Nel corso del Duecento gli architetti del Nord della Francia sviluppano alcune caratteristiche centrali dell’architettura gotica, così come si era presentata nella ricostruzione del coro di Saint-Denis, l’abbazia alle porte di Parigi, e nei maggiori edifici successivi. Insieme all’accentuato verticalismo e alla rigorosa suddivisione degli spazi interni è la luce a dominare gli edifici. Secondo la concezione neoplatonica la luce è il principio unificante del creato, è il segno della manifestazione divina, e per suo tramite è possibile ripercorrere la distanza tra il fedele e la divinità. È proprio da questa concezione che partono i progettisti delle grandi cattedrali dell’Îlede-France, l’area al centro della Francia che fu la culla del gotico.
Il XIII secolo si apre, nei domini della corona francese, con due importanti cantieri: Chartres e Bourges, la cui ricostruzione viene avviata quasi contemporaneamente nel 1195. I due edifici presentano alcune caratteristiche comuni come l’adozione di proporzioni colossali, con la navata centrale che raggiunge i 38 metri di altezza, la rigorosa articolazione delle campate scandite da colonnette e l’alzato a tre livelli. Allo stesso tempo proprio la suddivisione della parete interna (arcate longitudinali, galleria cieca e poco profonda detta triforio, grandi finestre in alto) permette di cogliere le differenze che presiedono alla composizione spaziale delle due cattedrali. Chartres è una chiesa di pellegrinaggio con un transetto e profonde cappelle nel coro; le navate laterali sono molto più basse della principale, che risulta quindi nettamente separata.
Bourges fornisce immediatamente allo spettatore l’impressione di un grande spazio unitario: manca il transetto e le cappelle sono di modesta profondità, ma è soprattutto la luce l’elemento unificante. Infatti l’incredibile elevazione delle arcate, che giungono a 18 metri di altezza, permette alla luce proveniente dalle navate minori di attraversare indisturbata tutto lo spazio interno. Le differenze sono altrettanto visibili all’esterno, con la foresta di contrafforti e archi rampanti di Bourges che contrastano con la pesantezza dei pilastri di Chartres.
Negli anni successivi, il prototipo che si afferma è quello di Chartres che si ritrova perfezionato a Reims, Amiens e Beauvais.
Nella prima di queste cattedrali, sede dell’incoronazione dei sovrani di Francia, il modello è ripreso in pianta, nel sistema scalare delle navate e nell’accentuazione del verticalismo, dovuto alle proporzioni interne e alle sette torri sommitali progettate, delle quali saranno realizzate solo le due in facciata. I quattro architetti che si succedono nel cantiere durante il secolo apportano, rispetto a Chartres, due fondamentali novità: per la prima volta compare la finestra a traforo, dove lo spazio sotto l’arcata viene riempito da vetrate colorate rette da un’intelaiatura di giunti in pietra, con un sorprendente effetto di leggerezza e trasparenza. Anche all’esterno si segue la stessa logica: i sostegni raddoppiano, riducendosi di spessore e rendendo possibile l’inserimento di statue di angeli e santi, che danno corpo alla Gerusalemme Celeste con la quale si vuol identificare la Chiesa stessa. Contemporaneamente la navata centrale si innalza a 40 metri, dando inizio a quella che verrà definita “la corsa al primato mondiale” tra le principali cattedrali francesi. Un’ulteriore tappa di questa sfida è rappresentata da Amiens, iniziata attorno al 1221, che aggiunge un accentuato effetto di smaterializzazione della facciata, mentre all’interno le vetrate delle finestre raddoppiano nell’evidente tentativo di ridurre l’edificio a uno scheletro trasparente. La corsa tuttavia si interrompe bruscamente a Beauvais quando le gracili strutture, iniziate nel 1225, collassano sotto la spinta delle volte in pietra, poste a oltre 44 metri dal suolo e lanciate su una navata troppo vasta. Nel 1284 un ampio crollo pone i costruttori di fronte a un limite tecnologico invalicabile e li costringe a raddoppiare i supporti interni dimezzando l’ampiezza delle campate. Quando avviene il disastro il clima culturale è molto cambiato e nuovi fattori ideologici rendono obsoleta questa ascesa vertiginosa.
A partire dal 1230 un nuovo stile si accompagna al rafforzamento della monarchia capetingia. Nei raffinati ambienti di corte si afferma il gusto per edifici preziosi, caratterizzati dalla profusione di decorazioni scolpite, pitture e luci colorate. Per assicurare un effetto di scintillante trasparenza gli architetti sostituiscono con vetrate dipinte le murature esterne.
La notevole riduzione della dimensione degli edifici si rende necessaria per garantire la stabilità delle pareti, ma contribuisce al contempo ad aumentare l’effetto di preziosità. Il nuovo stile, detto gotico radiante, fa la sua comparsa per la prima volta nel 1231, in occasione della ricostruzione della navata e del transetto dell’abbazia reale di Saint-Denis, luogo di sepoltura dei sovrani. L’interno delle navate assume un rigore mai visto precedentemente grazie al sistematico impiego di pilastri a losanga rivestiti di fasci di colonnette, ma è l’importanza delle aperture a balzare agli occhi con la moltiplicazione delle finestre e dei rosoni, i cui interstizi si fanno “vetrificati”.
Scelte analoghe sono alla base delle facciate dei transetti di Notre-Dame a Parigi, realizzati intorno alla metà del secolo da Jean de Chelles, a nord, e dal successore Pierre de Montreuil in quella meridionale. Oltre alla sistematica vetrificazione delle murature siamo di fronte al trionfo di un’architettura “disegnata”, fatta di pinnacoli e ghimberghe con lo scopo di creare un finto portico davanti al portale.
Ma il vero capolavoro di questo stile è senza dubbio la Sainte-Chapelle, cappella di palazzo costruita negli anni Quaranta nell’Île de la Cité di Parigi per contenere le reliquie di Cristo, acquistate a Costantinopoli, e per celebrare così il re di Francia come successore dei sovrani biblici. La cappella superiore appare caratterizzata dalla completa trasformazione delle pareti in una successione di vetrate, intercalate da fasci di colonne dipinte in oro. La profusione di dorature, sculture e dipinti suscita nell’osservatore l’impressione di trovarsi all’interno di un vasto e prezioso reliquiario. Nel secolo seguente la diffusione del nuovo stile si arresta, a causa della guerra dei Cent’anni e della peste, che bloccano numerosi cantieri.
In Inghilterra il gotico arriva nella seconda metà del XII secolo, a Canterbury, la cui ricostruzione si deve al francese Guillaume de Sens, e nelle abbazie cistercensi. Come accade per la Francia meridionale e per gli altri paesi europei, il nuovo stile viene a fondersi con tradizioni costruttive locali dando vita a nuove originali soluzioni. Dopo la sconfitta di Bouvines nel 1214, e la perdita di quasi tutti i possedimenti francesi dei Plantageneti, l’architettura inglese segue un percorso autonomo. Oltre agli aspetti ideologici, legati al potere, si devono considerare le peculiarità della Chiesa inglese: dalla diversa organizzazione dei Capitoli, alcuni dei quali seguono regole monastiche, all’importanza liturgica delle processioni, al culto delle reliquie. Questi elementi spiegano la persistenza del doppio transetto, il coro rettilineo allungato e la presenza di una sola grande cappella dietro al coro, in asse con la navata. Altre caratteristiche del gotico inglese risiedono nei muri massicci e nell’accentuato decorativismo degli interni, per l’effetto di bicromia dato dal marmo nero di Purbeck.
Nella cattedrale di Lincoln, il cui coro piatto viene ricostruito a partire dal 1192, compaiono altri elementi di novità che caratterizzeranno gli edifici inglesi per tutto il XIII secolo. L’interno è articolato su tre livelli: grandi arcate longitudinali sono sormontate da una profonda galleria che affaccia sui colmi, in sostituzione del triforio francese, mentre le finestre alte appaiono di dimensioni contenute. Le volte presentano nervature supplementari di natura decorativa, una delle quali, il tierceron, corre longitudinalmente lungo la navata annullando in questo modo la scansione in campate, cara al gotico francese. Il ricorso a muri spessi e le proporzioni dell’edificio, largo e relativamente basso, rendono superflua l’adozione degli archi rampanti. A Lincoln compare anche la prima sala capitolare gotica, una costruzione a pianta centrale, circolare o poligonale, staccata dal resto della costruzione; all’interno un unico pilastro centrale riceve la ricaduta delle volte. Infine un’ultima peculiarità delle cattedrali inglesi è la facciata-schermo, come quelle di Wells e Peterborough note per il forte sviluppo orizzontale. Le dimensioni dei portali sono ridotte e lo spostamento delle torri oltre il corpo delle navate mostra la distanza con la tradizione francese delle facciate armoniche, nelle quali la scansione interna dell’edificio è perfettamente leggibile in facciata.
Opera di maestranze francesi è invece l’abbazia londinese di Westminster, la cui ricostruzione viene avviata da Enrico III nel 1245. La pianta rompe con la tradizione inglese per rifarsi chiaramente a chiese francesi. I modelli di riferimento sono la cattedrale di Reims e la Sainte-Chapelle parigina come mostrano, tra le altre cose, il ritmo, le proporzioni slanciate, i muri sottili e le volte piatte. La ripresa così forte di una tradizione estranea va attribuita certamente a motivazioni ideologiche, ovvero alla volontà del sovrano di celebrare il culto del re sassone Edoardo il Confessore (1005 ca. - 1066), sottolineando la continuità dinastica con gli antichi sovrani e trasformando la chiesa abbaziale in mausoleo reale. Non è casuale quindi che per una tale celebrazione si recuperino proprio Reims, da sempre sede delle solenni incoronazioni dei re di Francia, e la cappella palatina, simbolo del prestigio dei Capetingi. L’adozione di modelli radianti dal continente è evidente in special modo nella sala capitolare dell’abbazia (1253) le cui pareti sono sostituite da grandi vetrate a traforo.
A partire dagli anni Novanta anche in Inghilterra si diffonde uno stile maggiormente attento agli aspetti ornamentali, diffuso probabilmente dagli architetti reali che operano anche nella vecchia cattedrale londinese di San Paolo, distrutta nel XVIII secolo. Questo nuovo stile, denominato gotico ornato, è caratterizzato dall’esuberanza dei decori fogliacei, dal forte aggetto delle volte e dai profondi chiaroscuri delle modanature. Se ne possono vedere due begli esempi negli interni delle cattedrali di Exeter e di York, edificate quasi contemporaneamente alla fine del XIII secolo.
Alla prima metà del secolo seguente risalgono molte delle coperture lignee a falsa volta, che imitano cioè le coperture in pietra. Questo elemento è caratteristico di un territorio, come quello inglese, povero di pietra ma dalla forte disponibilità di legname e di carpentieri formatisi nei cantieri navali. All’esterno di questi edifici si diffondono torri sulla crociera e in facciata che modificano il profilo longilineo, tipico delle precedenti cattedrali inglesi. Negli anni successivi sono i motivi decorativi a prendere il sopravvento sulle pareti interne delle chiese e dei chiostri annessi, creando fitte trame di nervature senza più nessuna funzione statica.